Russian River ha annunciato che imbottiglierà la Pliny the Younger
Durante la Vigilia di Natale, il mondo della craft beer è stato scosso da una delle più scoppiettanti breaking news dell’anno: il birrificio californiano Russian River ha annunciato che, per la prima volta nella storia, la Pliny the Younger verrà rilasciata anche in bottiglia nel loro tipico formato da 510 ml. Per chi non sa di cosa si sta parlando, ovvero chi avesse passato almeno gli ultimi dieci anni credendo di conoscere la birra artigianale, facciamo un riassunto: la PtY è la sorella maggiore della celeberrima Pliny the Elder, epocale birra luppolata congegnata dal birraio Vinnie Cilurzo, che ha gettato, letteralmente, le fondamenta dello stile Double IPA. Rilasciata per la prima volta nel 2004, la PtY altro non è che una Triple IPA da 10.25% alc. Stiamo parlando di una produzione molto limitata, la cui uscita si colloca di solito a cavallo tra gennaio e febbraio, che può essere bevuta solo recandosi al birrificio di Santa Rosa, con la prospettiva di file anche da centinaia di persone. Da un paio d’anni la sua reperibilità ha avuto un aumento, anche grazie al raddoppio delle dimensioni del batch. Oltre che alla nuovissima location di Russian River a Windsor, fresca di apertura e sempre situata in piena Sonoma County, l’unico altro posto sulla terra dove trovarla è il Monk’s Cafe di Philadelphia, forte di un rapporto solido e decennale tra Tom Peters (proprietario del bar) e Cilurzo.
Comunque stessero i fatti, il confezionamento esclusivo della birra in fusto è sempre stato accompagnato anche da una rigorosissima politica di servizio che ne proibisce tassativamente la vendita in growler/crowler. Un particolare che ha reso la PtY l’artefice del termine DONG, termine americano molto singolare e capace di risvegliare gli interessi più sordidi e reconditi del geek. È, manco a dirlo, un acronimo, che significa: Draft Only No Growlers. E vien da sé che una DONG è bersaglio di ricerche che scatenano le fantasie più creative. Si narra di leggende che vedono geek recarsi in bagno col proprio bicchiere di PtY, per poi versare la propria pinta in un growler nascosto sotto la giacca e portarlo fuori immediatamente, riponendolo in un frigorifero refrigerato in macchina, per poi inviarlo il giorno seguente a qualcuno che lo avrà pagato a caro prezzo (in termini di birre o dollari). Realtà o invenzione che sia, dal 2020 il DONG più ambito del mondo brassicolo smetterà di essere tale. Si potranno acquistare infatti ben DUE bottiglie di PtY per persona.
Cosa c’è dietro questa mossa di Russian River?
Le ipotesi si sprecano. La più accreditata è che, nel clima di espansione che sta vivendo il birrificio (l’investimento di Windsor è stato di circa cinquanta milioni di dollari), si è pensato di voler permettere finalmente a un po’ più di gente di godere della PtY senza doversi sobbarcare il viaggio diretto alla fonte o ricorrere a bizzarri tentativi di asporto clandestino. Per chi ama accodarsi invece all’interpretazione più maliziosa, vede nell’iniziativa la paura di assistere al lento inizio di una fine, visto che gli ampliamenti enormi non hanno, nel lungo periodo, mai portato a qualcosa di buono, e la storia amaramente ce lo insegna. Chissà. In realtà mi piace pensare che Russian River abbia semplicemente pensato che, in questi tempi di cambiamenti di rotta nel mercato, fosse magari necessario ricordare alla gente che alcune cose non invecchiano mai, e che il fascino prorompente e netto di una West Coast IPA è irresistibile, se si ama il luppolo. Le nuove generazioni di bevitori, compresi i più incalliti hazyboyz, devono avere l’opportunità di confrontare il proprio palato con un Sacro Graal come la PtY, mettendogliela a disposizione in bottiglia per raggiungerla in modo meno arduo. Una specie di viatico per evitare leggerezze e revisionismi, riconciliarsi con ciò che è Storia e apprezzarlo come merita.