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Ab InBev costretta a vendere marchi di Sab Miller

Quale sarà il volto definitivo di AB InBev Sab? Il processo con cui si va modellando la fisionomia della nuova gigante rossa del cosmo birrario – nata dall’assorbimento, ad opera del gruppo belga-brasiliano Inbev, dell’ex concorrente anglo-sudafricana SabMiller – è ancora lungo; ma i primi passi sono stati mossi e, come previsto, consistono in un alleggerimento del patrimonio del colosso acquisito, inevitabile affinché la super-concentrazione formatasi nell’autunno scorso non incorra nello stop da parte dell’Autorità Antitrust e del Dipartimento della giustizia americani, a causa di un eccesso di posizione dominante (in teoria, il raggio d’azione dei due cartelli costituenti assommerebbe al 31% del consumo mondiale).

E allora, per evitare grane, occorre cedere pezzi della compagnia inglobata. Il cui percorso di spacchettamento – dopo la già avvenuta alienazione, per circa 12 miliardi di dollari, della quota di maggioranza in MillerCoors (la joint venture tra la SabMiller e la Molson Coors) – è proseguito ufficialmente in Oriente. Per l’esattezza in Cina, con il trasferimento della quota finora detenuta da Sab Miller (il 49%) in Snow Breweries (principale produttore del Celeste Impero: con 98 impianti, copre il 24% del mercato interno del Paese), al partner locale, China Resources Enterprises; valore della transazione, qualcosa come 1,6 miliardi di dollari.

Stesso destino – lo si è saputo da subito – avranno ineluttabilmente diversi altri brand attualmente ancora di proprietà della stessa Sab Miller: e tra questi (anche questa è notizia conosciuta da tempo) figura, insieme ad esempio all’olandese Grolsch, il marchio nostrano Peroni. Il quale (con tutti i suoi sotto-satelliti, come la Raffo di Taranto e la Wührer di Brescia) è addirittura, da mesi, al centro di un toto-acquirente che ha visto indiziato più di un papabile nuovo padrone. In una certa fase, sembrava praticamente certo il passaggio nelle mani del trust giapponese Asahi; ma a mettere i bastoni tra le ruote dei piani nipponici è arrivata di recente San Miguel (società filippina, anche se il nome è quello della birra nata in Spagna), da parte della quale sembra essere stata avanzata un’offerta assai interessante.

Peroni

Peraltro, lo smaltimento di feudi sacrificabili del sistema SabMiller non è l’unico tavolo al quale i vertici di AB Inbev devono concentrarsi, in questo Risiko birrario. In parallelo, si trovano intensamente impegnati a raccogliere le liquidità necessarie per ultimare l’incorporazione dell’ex sigla rivale (una scalata che, ricordiamo, ha dato vita alla terza più grande manovra di concentrazione industriale di sempre; la prima in ambito birrario). E su questo fronte han dato il via a un’altra iniziativa da Guinness dei Primati: il lancio di un bond da 46 miliardi di dollari che rappresenta la seconda maggior emissione obbligazionaria corporate di ogni tempo e che ha raccolto ordini per 110 miliardi di dollari, valore con cui si è stabilito – in questo caso – un record assoluto.