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Orange beer, la nuova onda birraria in Olanda

olanda_tulipaniIl Paese dei tulipani e dei mulini a vento, dove l’orizzonte è a 360 gradi, senza una montagna o almeno una collina a fermare la monotonia dello sguardo, mi ha sempre dato un senso di vertigine, così come la consapevolezza di essere, talvolta, sotto il livello del mare o sopra qualche diga. Dal punto di vista birrario l’Olanda è famosa in tutto il mondo soprattutto grazie ad Heineken che, partita da un minuscolo laboratorio, è oggi uno dei colossi mondiali tra le birre industriali. In realtà è da sempre un paese fortemente legato alle produzioni artigianali, dove i piccoli birrifici eseguivano repliche di stili belgi o tedeschi. Per molti appassionati, e non solo, un birrificio rinomato che ricorda come qui si producano ancora birre particolari e di qualità è La Trappe, o meglio De Koningshoeven, uno dei sette birrifici che si possono fregiare del marchio trappista e, per ora, l’unico al di fuori del Belgio. Ma non solo.

La prima “presa di coscienza” risale ad una visita a De Molen in quel di Bodegraven, non lontano da Gouda, paese che dà il nome ad un famoso formaggio, e Utrecht. Il birrificio, anzi il brewpub, fondato dal birraio Menno Olivier, è famoso per l’incredibile numero di birre prodotte ogni anno, tra stabili, “one shot”, stagionali, particolari, speciali e chi più ne ha più ne metta. Trae ispirazione dal mondo belga e anglosassone, senza disdegnare luppoli americani ed esotici. Le collaboration brew con vari birrifici europei e statunitensi non si contano più, e continuano a lasciare il segno sulla produzione, con nuovi ingredienti che talvolta vengono utilizzati. All’ultimo Salone del Gusto di Torino ho tenuto un laboratorio con birre olandesi, tra cui hanno spiccato una Flemish Red e una Extra Special Bitter Single Hop Chinook proprio di De Molen. Due generi ben distinti, ma decisamente intriganti. La prima con una elegantissima spinta acetica, ben contenuta, su una base di malto intrigante, senza punte estreme, bilanciata. La seconda caratterizzata dalla facilità di beva, una session beer dissetante quanto intrigante, anche in questo caso ben equilibrata. Ovviamente i birrifici olandesi non si limitano al solo De Molen.

emelisseMeritano ad esempio segnalazione le birre di Emelisse, birrificio di Kamperland, nello Zeeland, una regione caratterizzata dalle grandi dighe verso il mare e dal vento. Ricordo, un inverno, la neve che cadeva orizzontale, colpendomi la faccia come spilli. Anche d’estate il vento la fa da padrone. Nel ristorante annesso al birrificio vengono proposte le birre, legate alla tradizione belga con molti spunti innovativi. Il birraio, Kees Bubberman, esegue interessanti ricette tra tradizione e sperimentazione, che sposa con piatti proposti nel locale. Spostandoci ad Amsterdam va ricordato il piccolo brew pub ‘t IJ (in Funenkade 7), a nord est della stazione centrale: il locale è molto caratteristico e sempre pieno di gente, per bersi una birra nelle ore di punta occorre sgomitare al bancone e conquistarsi il bicchiere. Il livello è decisamente in crescita e ora la produzione è anche esterna, in un altro opificio. Alla linea iniziale, che replicava stili tedeschi, cechi e belgi, si stanno affiancando nuove birre ispirate a stili tradizionali, ma decisamente innovative, con un occhio anche a Gran Bretagna e USA.

Adam+proeflokaal+de+praelPoco lontano, sempre ad Amsterdam in Oudezijds Voorburgwal, ha invece sede il birrificio De Prael, con tap room nella stessa via. Birre magari non indimenticabili, ma qui ha lavorato anche Menno Olivier, poi fondatore e mastro birraio di De Molen, e oggi qualcosa sta cambiando. Altro birrificio facilmente rintracciabile in Italia, e comunque al di fuori dei confini olandesi, è Texelse a Oudeschild, che produce birre sicuramente corrette ma legate alla vecchia concezione del mondo brassicolo dei Paesi Bassi: prodotti canonici, per nulla coraggiosi. Così come Maximus, un brew pub nei dintorni di Utrecht: il locale è molto bello, di sicuro impatto, anche se un po’ freddo, e le birre sono in maggioranza pulite, senza difetti, ma un po’ anonime. Anche se, ad onor del vero, qualche piccola concessione al presente, lentamente, inizia ad entrare in linea. Oggi l’Olanda presenta un panorama di birrifici interessanti, che hanno rotto con la tradizione o si stanno affrancando da essa. In molti hanno affiancato delle birre “pazze”, come le definisce Menno di De Molen, alla propria produzione classica. In generale sempre più birrifici si stanno imponendo con i propri gusti sul mercato, e anche i nuovi nati (come Oersoep) propongono birre coraggiose, che escono dai canoni, con poche concessioni alle leggi del mercato interno ed una grande attenzione per l’export. Insomma, la Nouvelle Vague delle birre olandesi è una realtà concreta, e oggi l’orizzonte dei paesaggi olandesi, il mio orizzonte quanto meno, è spesso rotto da un birrificio.