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Microbee(r), il progetto per una birra sarda al 100%

Nuova iniziativa in Sardegna, nel cantiere dei lavori in corso, per una birra propriamente italiana, anzi, isolana. Nella nostra Penisola, dopo aver concentrato inizialmente l’attenzione sule tipicità alimentari (castagne, farro, miele, uva) e, poi, sulle contaminazioni con prodotti e processi vitivinicoli, i riflettori si sono già da tempo accesi anche sul ruolo di fermenti e fermentazioni.

microbeer

Proprio in questo solco si colloca il nuovo progetto sardo dal titolo, in tal senso, decisamente esplicito: Microbee(r). Una denominazione suggestiva a riassumere il programma di lavoro che si sono dati l’Università di Sassari –attraverso il Dipartimento di Agraria – e un pool di imprese comprendente, oltre all’azienda agricola Michele Piras (Pozzo San Nicola, Stintino), ben sei marchi microbrassicoli regionali: Costa Ovest (Sant’Antioco), Luppolo & Birra (Guspini), Nora (Oliena), Lara (Tertenia), P3 (Sassari), La Volpe e il Luppolo (Simaxis).

La meta del cammino intrapreso è arrivare a produrre innovazioni microbiologiche da trasferire direttamente in sala cottura; in altri termini, incrementare i volumi di brassato legati all’impiego di materie prime e – soprattutto – lieviti locali. «L’obiettivo – ha spiegato Marilena Budroni, che con i colleghi Zara a Balmas coordina la ricerca – è quello di riuscire a confezionare una birra tutta sarda impiegando orzo, luppolo, lieviti prodotti nell’isola e in questa direzione deve andare anche l’attività di trasferimento tecnologico verso i produttori».

orzo campo

I primi risultati dell’università di Sassari, hanno rilevato che i cereali prodotti in Sardegna non solo sono di ottima qualità, ma sono esenti anche da microorganismi responsabili della produzione di tossine. L’università di Sassari sosterrà con forza il progetto come dimostra la campagna di comunicazione appena avviata e l’investimento di centomila euro che si spera possa dare frutti, o meglio, birre sarde al 100%.