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Kuaska intervista Ronald Mengerink di De Dochter van De Korenaar

La scena birraria belga sta vivendo un momento di buona vivacità grazie soprattutto alla nascita di piccole birrerie sia nelle Fiandre che in Vallonia. Una “new entry” molto interessante è rappresentata dall’impronunciabile “De Dochter van de Korenaar” (la figlia della spiga) fondata a Baarle-Hertog (enclave belga in territorio olandese) dall’olandese Ronald Mengerink, un birraio dalle idee chiarissime sull’impostazione che vuol dare al suo progetto e alle sue birre.

Sono andato a trovarlo a metà dicembre, rimanendo impressionato, oltre dal candore della sua minuscola birreria, anche dalla sua squisita ospitalità. Mi sono trovato a tavola seduto con la sua bella famiglia (moglie olandese e spilungona come lui e tre bellissimi bambini) dopo averlo conosciuto da pochi minuti. Le sue prime birre sono molto promettenti e il mio fiuto da talent scout mi dice che questa birreria va tenuta d’occhio con grande attenzione. Certo di  farvi cosa gradita, l’ho intervistato per farvelo conoscere in modo più approfondito.

Ciao Ronald, anzitutto vorrei ringraziarti per la calorosa accoglienza che mi hai riservato quando sono venuto a visitare la tua birreria nuova di zecca lo scorso dicembre. Puoi presentare te e la tua stupenda famiglia a tutti i lettori di Fermento birra?

Mi chiamo Ronald Mengerink, ho 45 anni e sono sposato con Monique de Baat, che ne ha invece 39. Ho tre bambini, un maschio e due femmine, rispettivamente di 9, 6 e 3 anni (e già tutti vogliono dare una mano nel birrificio..).

Come hai iniziato a fare birra e quali sono state le tue prime esperienze nel campo?
Ho iniziato a brassare quando avevo 16 anni. Preparai una birra usando farina d’avena, luppolo selvatico e i lieviti del fornaio. Il risultato fu abbastanza interessante, e mi venne voglia di riprovarci. A 20 anni abbandonai l’università con l’idea di mettere in piedi un birrificio, cosa che feci due anni dopo, quando inaugurai la mia prima creatura: il ‘De Noorderzon’.

So che sei olandese. Per quale motivo hai deciso di aprire un birrificio in territorio belga anziché nel tuo paese?
Sono di origine olandese ma vivo in Belgio da ormai più di 14 anni. Per me aprire un birrificio in Belgio o in Olanda era la stessa cosa, ma a ben guardare sono felice di averlo fatto qui in Belgio. Ai fini di marketing è infatti decisamente meglio quando, parlando della tua birra, puoi dire ‘prodotta in Belgio’. Inoltre in questo paese la legislazione relativa ai piccoli birrifici è leggermente meglio rispetto a quella olandese.

Nell’attuale panorama della birra belga cosa va e cosa non secondo te?
Dopo un lunghissimo periodo in cui i piccoli birrifici – soprattutto quelli produttori di gueuze – scomparivano e chiudevano, la cosa positiva è che adesso ci sono di nuovo, così come i giovani mastri birrai che si impegnano a produrre birre di qualità ponendo più attenzione alla qualità che non al guadagno. Il che è una buona cosa! La tendenza delle multinazionali a produrre birre più dolci e meno aromatizzate è anch’essa a parer mio un fatto promettente per i piccoli birrifici: l’azione dà sempre una reazione, e la reazione è che ai veri amanti della birra piacciono quelle più schiette, come la mia!

Io ritengo che una birra artigianale rappresenti l’ estensione della personalità di chi la produce. Sei d’accordo con me e, se sì, ritrovi la tua personalità nelle birre che produci?
Sono pienamente d’accordo con la tua affermazione.. una birra artigianale è, in effetti, una sorta di estensione della personalità del birraio. Nel caso delle mie birre posso dire che sono al tempo stesso di facile beva e piuttosto schiette al gusto…

La tua Noblesse è una session beer davvero interessante. Ti reputi già soddisfatto di lei o senti il bisogno di migliorarla?
A mio parere adesso, e dopo circa dieci tentativi, la Noblesse ha raggiunto la perfezione. Non ti resta che tornare a trovarmi ed assaggiare il risultato finale!

La Bravoure ha invece una maggiore complessità, ma è comunque una ale che si beve facilmente. Pensi di modificarla?
La Bravoure ha avuto effettivamente avuto un successo immediato. Sono pienamente soddisfatto del suo gusto, che è in buon contrasto con quello della Noblesse. L’unica cosa che mi piacerebbe migliorare è la persistenza della schiuma.

Prossime sfide o qualche nuova birra che hai in mente di fare?
Le prossime sfide sono anzitutto sopravvivere al primo anno di difficoltà, cercare di espandere gli affari fino a una misura vantaggiosa e far conoscere i miei prodotti agli amanti della birra di altri paesi. In cantiere poi ho già una terza birra: sarà una strong old-ale con una lunga rifermentazione in botti di cognac.