AbbinamentiBirra in tavola

Dolci tentazioni: la crostata di noci e marmellata di fichi incontra il Barley Wine

crostata noci

Pensate come fine pasto o come intermezzo pomeridiano (sorta di Ora del Tè versione ghiotta), con l’autunno le intramontabili crostate tornano a far capolino nei nostri pensieri. E’ un inevitabile pendolo mentale: tanto sotto il sole d’agosto si bramano ghiaccioli e bibite fresche, quanto – nelle settimane in cui, via via, le giornate si fan più corte e il termometro saluta la calura estiva – il moto dei desideri è spinto a dirigersi verso questo sempreverde dessert.

La crostata, in Italia, ha una tradizione solida ed esiste in innumerevoli interpretazioni; qui portiamo la lente su un’esecuzione particolarmente potente, sia nel gusto, sia nel rilascio energetico. Parliamo della crostata noci e marmellata di fichi: un’ondata di dolcezza e intensità gustativa ad alto livello di concentrazione. Per prepararla servono i mattoncini costruttivi della pastafrolla che farà da canestrino: cioè farina, zucchero, uova e burro. Insomma, carboidrati, zuccheri, proteine e grassi, lanciati a piene mani. Logico che – nel cercare l’incontro perfetto – si debba puntare su alcune caratteristiche ben delineate. Ovvero un proporzionale grado di dolcezza; effervescenza e acidità o in alternativa alcol per disinnescare le sensazioni grasse; una struttura adeguatamente muscolare per tenere testa alle consistenze proteiche e amidacee della ricetta; e infine – cornice generale quasi superflua da ricordare – una vigoria organolettica complessiva tale da poter giocare il proverbiale match alla pari con quella del piatto che ci accingiamo a consumare.

barleywineTra i diversi pesi massimi brassicoli ai quali poter in linea di principio attingere (fan parte della categoria ad esempio Belgian Strong Ale, Malt Liquor, Imperial Stout e Imperial Ipa), la scelta che proponiamo è quella del Barley Wine, preferibilmente in declinazione britannica. Un’area tipologica cui non fa difetto il volume etilico né lo spessore alla beva; non certo l’impatto gustolfattivo né la successiva persistenza (l’uno e l’altra ancorati a una robusta dorsale zuccherina); e infine uno stile che, in media, sviluppa aromi assai consonanti con quelli della nostra crostata: caramello bruno, biscotto, frutta secca (noci e mandorle in specie) e gli stessi fichi, il portato classico delle positive dinamiche ossidativo-liquorose su una base alcolica di rilievo.

Nomi e cognomi? Molti potremmo farne; eccone alcuni: le etichette italiane Malalingua (12% in alcol) di Retorto, Dudes (12%) di Toccalmatto e Sedicigradi (16%, appunto) di Birra del Borgo; e come straniera la Anglomania (10.3%) targata Buxton & Evil Twin.