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Dagon del Birrificio degli Archi

In una gamma in perenne evoluzione e in permanente crescita numerica delle etichette come quella versiliese del Birrificio degli Archi (Viareggio), la Dagon segna l’approdo, da parte del marchio toscano, a cimentare le proprie inclinazioni produttive con un tema stilistico, quello delle Wee Heavy di ascendenza scozzese, ancora non accompagnato, in Italia, da un diffuso assortimento d’interpretazioni. Tanto più trattandosi di interpretazioni classiche, in linea (diversamente dalle varianti smoked: attestate dalla pratica ma non dal disciplinare) con i canoni consuetudinari della tipologia. Quanto al battesimo, s’ispira alla tetra narrativa di Howard Phillips Lovecraft, autore statunitense (1890-1937) di matrice gotica, il cui primo racconto s’intitolava appunto Dagon, divinità pagana di origina mesopotamica citata, ad esempio, anche dalla Bibbia, nel Primo Libro di Samuele.

Ma veniamo al presente: la birra, di colore ramato chiaro con riflessi ambrati, esibisce una fine velatura e una proporzionata copertura di schiuma beige, di buona tessitura e persistenza; una schiuma attraverso l’ordito della quale si fan largo tratti aromatici di riconoscibile tipicità: caramello, panificato dolce a media cottura, fichi disidratati, mela grattugiata e al forno, miele e frutta secca (nocciola, mandorla) anche glassata. Più atletica (nella corporatura come nelle persistenze zuccherine) rispetto alla media della categoria, la sorsata (in barba ai ben 7 gradi alcolici) cavalca con spedita baldanza attraverso le fasi di un imbocco morbido, di un centro corsa neutro-snello e di un finale asciutto: fasi che scandiscono un sorvegliato crescendo tostato-amaricante, il cui esito trae apporti anche dalla luppolatura d’impronta terroso-erboristica.

Dagon del Birrificio degli Archi

Nazione: Italia
Fermentazione: alta
Stile: Scotch Ale
Colore: ramato
Gradi alcolici: 7% vol.
Bicchiere: pinta, cardo
Servizio: 10-12 °C