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Coldiretti e Baladin presentano il Consorzio a tutela della birra artigianale da filiera agricola italiana

Giovedì 20 giugno 2019 è stato presentato a Roma il primo Consorzio a tutela della birra artigianale italiana da filiera agricola. L’evento è stato presenziato dal Presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, il Presidente del Consorzio Teo Musso, il ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio e il nutrizionista Prof. Giorgio Calabrese. Lo scopo di questo nuovo soggetto è quello di far fronte all’aumento delle così dette birre crafty, birre industriali che scimmiottano l’artigianale, e, in generale, al processo di omologazione delle grandi industrie. Come? La chiave del successo, secondo il nuovo consorzio, l’unico vero elemento distintivo è la filiera locale. Per questo è necessario cercare di stringere ancora di più il rapporto tra birrifici artigianali e produttori italiani di materie prime, come orzo e luppolo.

Tra i fondatori troviamo Teo Musso del birrificio agricolo Baladin, attuale Presidente, Marco Farchioni del birrificio Mastri Birrai Umbri, Giorgio Maso del birrificio dell’Altavia, Vito Pagnotta del birrificio agricolo Serro Croce e Giovanni Toffoli della Malteria Agroalimentare Sud. Il consorzio promette di aiutare i birrifici ad acquisire la materia prima da filiera locale tracciata e garantita in modo tale da mantenere sempre la massima qualità. Attraverso questa iniziativa sarà possibile recuperare terreni in disuso e utilizzarli per la produzione di orzo e luppolo.

Il disciplinare del Consorzio prevede che alla denominazione di “Birra Artigianale”, così come definita dal Parlamento italiano, venga aggiunta l’indicazione “da filiera agricola italiana”, laddove vengano rispettati determinati criteri: provenienza italiana della materia prima secca e che la sede legale di produzione si trovi su suolo nazionale. Il Consorzio sostiene i birrifici nel reperimento di materia prima italiana, da filiera tracciata e garantita con gli associati che si impegnano a utilizzare nelle loro produzioni almeno il 51% di materia prima italiana creando una filiera dal campo al boccale con una collaborazione sempre più stretta con i coltivatori italiani di orzo e luppolo.

Sul fronte dei consumi il Consorzio spingerà verso una maggiore trasparenza dei menù nei ristoranti, pizzerie, bar o pub, dove troppo spesso sotto la denominazione di birre artigianali vengono offerti marchi che sfruttano nomi o indicazioni geografiche che fanno pensare a bevande artigianali ma che in realtà – si legge nel comunicato ufficiale – sono prodotte da colossi del settore a livello mondiale.

Il movimento della birra artigianale italiana, nato attorno al 1996 – dichiara Teo Musso – ha prodotto, negli anni, un incredibile fermento che ha interessato più generazioni di imprenditori favorendone una crescita rilevante e concreta che ha coinvolto un importante indotto di aziende e forza lavoro. Stiamo vivendo oggi un momento molto delicato del suo sviluppo e consolidamento e mai più di oggi è necessario fare chiarezza sul concetto di birra artigianale e di birra artigianale da filiera agricola italiana. Rafforzare il concetto di italianità preferendo nella maggioranza degli ingredienti, le materie prime nazionali, ritengo sia la via concreta per sostenere la differenziazione del prodotto e per consolidare la tradizione di una bevanda che deve essere considerata, prima di tutto, un frutto della terra. L’Italia è riconosciuta come un’eccellenza nella produzione agricola e i suoi prodotti, frutto di trasformazione, un’unicità dal grande valore. Perché la birra, prodotto agricolo, non deve essere valorizzato allo stesso modo dei grandi prodotti agricoli italiani?