Brew in a Bag: il Grainfather (test)

Produrre birra in casa non è poi così difficile: per iniziare è sufficiente dotarsi di una pentola abbastanza capiente per ammostamento e bollitura e di un secchio di plastica per la fermentazione. Da qui in poi, è possibile complicarsi la vita a piacere. Il mio percorso ha passato diverse fasi, ma alla fine ho ceduto e mi sono costruito un sistema elettrico su misura. Di impianti automatizzati per l’utilizzo amatoriale ne esistono diversi, ma il loro costo è abbastanza proibitivo per chi è agli inizi. Da poco è arrivato dall’Australia un nuovo mini impianto, nato dall’idea di una piccola startup. La differenza tra questo e gli altri in commercio è balzata subito all’occhio di tutti: il prezzo. Il Grainfather, questo il curioso nome del sistema, viene venduto in Italia intorno ai 700€ (più o meno la metà rispetto agli altri impianti simili). Il setup prevede una pentola unica alimentata elettricamente, e un cestello in inox per il filtraggio delle trebbie. Ha in dotazione un sistema automatico per il controllo della temperatura di mash e un controflusso per il raffreddamento del mosto. Per una volta ho messo da parte il mio impiantino BIAB autocostruito, ho chiamato l’amico homebrewer Claudio Neri e insieme abbiamo provato a fare una cotta su questo sistema con la ricetta di un Barley Wine da circa 9 gradi. Abbiamo deciso di saltare lo sparge e di seguire i classici passaggi del BIAB, come faccio in genere con il mio impianto autocostruito.

ASSEMBLAMENTO
L’unità è piuttosto semplice da assemblare. Le istruzioni sono chiare e immediate, i pezzi da mettere insieme non sono molti. L’alimentazione è a 240V e l’unità, alla potenza massima, assorbe 2000W.

RISCALDAMENTO E AMMOSTAMENTO
Una volta assemblato il tutto, riempiamo il bollitore con i 20 litri di acqua previsti dalla ricetta e accendiamo la resistenza per portare l’acqua a 67°C. Grazie alle comode incisioni sulle pareti interne, è possibile misurare i litri immessi. Il Grainfather offre la possibilità di regolare la potenza della resistenza su due valori: 500W o 2000W. La prima impostazione è molto utile per il mash perché rende più semplice il controllo della temperatura. Durante le rampe di riscaldamento dell’acqua o del mosto, l’impostazione a 2000W velocizza la salita di temperatura. Nel nostro caso, 20 litri di acqua sono passati da 20°C a 67°C in poco meno di mezz’ora. La sonda del termostato è posizionata sul fondo del bollitore. Una volta portata l’acqua a temperatura, spegniamo pompa e resistenza e ci prepariamo al mashing. Il cestello inox ha le pareti laterali lisce e due grate forate sopra e sotto (entrambe rimovibili). Fissiamo la grata sul fondo del cestello e lo posizioniamo all’interno della caldaia; immettiamo quindi i grani, posizioniamo la grata superiore e avviamo pompa e resistenza. Il ricircolo distribuisce il mosto in maniera uniforme nel letto di grani mentre le grate impediscono ai cereali di ostruire il flusso nella pompa. Abbiamo usato 5.4 Kg. L’idea è di produrre 10 litri di Barley Wine con OG 1.085. Ci aspettiamo una efficienza bassa dato che non facciamo sparge: intorno al 50%. Il Grainfather può produrre tranquillamente 20/25 litri di birra con densità fino a 1.060 ed efficienza molto più alta, magari aiutato da un piccolo sparge per recuperare un po’ di zuccheri residui. Il nostro test è un caso un po’ estremo, lo terremo in considerazione. Una volta finito il mashing, impostiamo la temperatura per il mash sul controller (65°C) e la resistenza a 500W. La tenuta della temperatura ci sorprende per la sua stabilità. Il mosto che ricircola diventa in breve limpido.

FILTRAGGIO E BOLLITURA
Dopo un’ora di mash, spengiamo di nuovo la pompa e alziamo il cestello per separare i grani dal mosto. La comodità con cui si esegue questa operazione è incredibile: una volta alzato il cestello interno con i grani, è sufficiente una piccola rotazione per incastrarlo in sospensione sopra al mosto senza alcuna fatica. A questo punto si potrebbe fare sparge con acqua riscaldata in un’altra pentola. Noi invece strizziamo (poco) i grani facendo pressione sul filtro inox e recuperiamo un po’ di zuccheri. Nemmeno una goccia di mosto finisce sul pavimento. Impostiamo la resistenza a 2000W e attendiamo che parta la bollitura. Dopo un’altra ventina di minuti il mosto inizia a bollire. Nel pentolone troviamo 15 litri di mosto, un po’ meno del previsto: probabilmente abbiamo pressato troppo poco i grani. La densità è più bassa di qualche punto rispetto alle attese, il che ci fa intuire che l’efficienza a fine cotta sarà minore del 50%. Non imputerei questa scarsa efficienza al Grainfather, ma alla alta concentrazione zuccherina del mosto e probabilmente a una macinazione non abbastanza fine dei grani (abbiamo avuto dei problemi con il nostro mulino). La bollitura non è molto vigorosa, probabilmente con i canonici 20/25 litri lo sarebbe ancora meno. Forse una resistenza leggermente più potente sarebbe stata opportuna, ma siamo comunque a livelli accettabili. A fine bollitura calcoleremo un’evaporazione di circa 2 litri di acqua, comunque più che ragionevole.

RAFFREDDAMENTO
Verso la fine della bollitura misuriamo di nuovo la densità: è ancora troppo bassa, aggiungiamo quindi un po’ di estratto di malto per arrivare al valore che ci eravamo prefissati. Spegniamo di nuovo la resistenza e colleghiamo con estrema facilità la serpentina al controflusso in dotazione. Poiché l’acqua di rete è un po’ calda (siamo in piena estate), facciamo ricircolare il mosto per qualche minuto nella pentola. Iniziano i primi problemi: la pompa fatica, il mosto circola lento e a tratti si ferma del tutto. È molto sporco: residui di luppolo e coaguli di proteine circolano nella serpentina. Spegniamo e accendiamo la pompa diverse volte. Concludiamo quindi il ricircolo e iniziamo a convogliare il mosto nel fermentatore, dove arriva molto lento e piuttosto torbido. Raggiunti gli otto litri, il mosto inizia a uscire più pulito: ormai però nel fermentatore c’è di tutto e il risultato non è dei migliori. Riusciamo con una certa fatica ad arrivare a 10 litri, ossigeniamo per due minuti con ossigeno puro e inoculiamo il lievito. Scopriamo che sul fondo della pentola una coltre di residui di luppolo e coaguli di proteine si è cementata intorno al piccolo filtro bazooka (lungo non più di 15 centimetri). Considerando la quantità di pellet piuttosto esigua che abbiamo utilizzato (25 grammi in tutto), ci chiediamo cosa sarebbe successo se avessimo brassato una IPA. Probabilmente una parte della colpa è nostra: senza whirpool a fine bollitura e con ricircolo del mosto torbido nel pentolone sicuramente abbiamo peggiorato la situazione. C’è da dire però che il piccolo filtro sul fondo non ci sembra un sistema ottimale per il filtraggio: servirebbe un filtro bazooka circolare più lungo, un doppio fondo, o qualcosa di più avanzato. Direi che il raffreddamento del mosto non è il punto di forza di questa macchina. Nulla che non si possa risolvere con qualche piccola attenzione (utilizzo di un hop spider in bollitura e whirpool prima del ricircolo) o leggera modifica (cambio del filtro sul fondo del pentolone).

CONCLUSIONI
Nonostante qualche piccolo intoppo, definirei l’esperienza con il Grainfather piuttosto positiva. Se escludiamo la fase del raffreddamento, il sistema si è comportato molto bene. È abbastanza compatto, leggero, semplice da montare. La temperatura di mash è gestita bene, l’estrazione del cestello è una passeggiata. La pompa, magnetica e di buona qualità (seppure in materiale plastico), si può aprire e ispezionare con relativa semplicità. Tra gli aspetti migliorabili sicuramente il vigore della bollitura e il sistema di filtraggio durante la fase di raffreddamento. La serpentina all’interno del controflusso è in rame, quindi non il top (del resto, a questo prezzo, non poteva essere in acciaio inox). Il vero punto di forza del Grainfather rimane infatti il prezzo: imbattibile se confrontato con la concorrenza. Qualche difetto nell’usabilità in certi passaggi, ma nulla di drammatico. Consiglierei l’acquisto a chi non ha voglia di dedicarsi alla costruzione di un impianto automatizzato e non ha intenzione di spendere troppo per acquistarne uno al top di gamma. A breve uscirà una nuova versione del controller di temperatura, acquistabile anche separatamente, che implementerà un controllo in logica PID eliminando la necessità di switch della resistenza. Presente anche un collegamento Bluetooth.