Birrovaghi: Il lato B(irrario) della costa toscana
Un week end sulla costa toscana. Ok: un bagno in Versilia, un bicchiere di vino a Bolgheri, un aperitivo a Castiglione della Pescaia, due passi nel parco della Maremma, oppure, scelgo i Birrifici Artigianali come bussola e, zaino in spalla, vado alla scoperta di borghi antichi, spiagge incontaminate, cammini remoti, pub suggestivi e osterie fuori schema. Voglio inventare un modo nuovo di viaggiare su un territorio ultrafamoso e raccontato in mille forme diverse. Quindi tanto per cominciare cambio mezzo di trasporto, una volta tanto lascio l’auto in garage e scelgo il treno. Il percorso si presta, le distanze non sono immense e la velocità ridotta è quel che ci vuole. E dove non arriva il treno… si cammina!
La Versilia
Parto un nuvoloso venerdì mattina da Pietrasanta, centro versiliese non lontano dalle blasonate Viareggio e Forte dei Marmi, prima tappa della giornata al Birrificio Del Forte. Non c’è un locale di mescita, quindi mi reco in produzione e incontro due dei quattro soci, Carlo detto “Zurgo” e Francesco (i birrai), approdati al mondo della birra dopo un passato da web designer il primo e commerciante nel marmo il secondo, coinciso per un periodo con la militanza in Ars Birraria. Aprire un birrificio, mi raccontano, è stato un passo naturale, perchè arriva il giorno in cui devi scegliere la strada che veramente vuoi percorrere e così, preso il coraggio a quattro mani, comincia il sogno Del Forte. Oggi la linea comprende quattro birre, tutte corrette e di ottima esecuzione, equamente divise tra la “belgiofilia” di Francesco e la passione per gli stili più anglosassoni di Carlo. Nel primo filone si annoverano la Blonde Ale Gassa d’Amante e la Belgian Ale Mancina da 7,5°, nel secondo la Stout 2 Cilindri e la Bitter Meridiano Zero. Purtroppo non posso portar con me troppi bagagli, quindi mi concedo una bottiglia e riparto per Viareggio, a soli 10 muniti di treno, peccato che la stazione sia dannatamente lontana se devi arrivarci a piedi, ma non importa, sono deciso a conquistare il secondo birrificio di giornata: Gli Archi. Si trova proprio in centro, in una piazzetta con un grande parcheggio. Neppure qui si fa mescita, se non per le degustazioni prenotate. Marco Ferro, uno degli otto soci, nonché Mastro Birraio è gentile come sempre: ci sediamo a parlare un po’ e rivivo come ogni volta il sincero piacere e l’umanità che si prova quando si condivide un’esperienza, una passione, anche resa spigolosa e talvolta dura dalle regole del mestiere. Le etichette prodotte ad oggi dal Birrificio degli Archi sono otto, compresa la stagionale natalizia (nel 2011 è stata la volta della Duman, una Rauch non “estrema” equilibrata e di buona struttura). Prima di tutto la bella novità: una gustosa e ben fatta Belgian Ale da 8° alcolici di nome Atman in onore dell’omonimo Ristorante di Pescia con cui gli amici degli Archi collaborano da tempo. Divertente e originale l’Elicrisia con aggiunta di “camucciolo”, ovvero l’Elicriso, decisamente fuori dal comune la saison Ericale aromatizzata con il mirtillo rosso dell’Appennino e sempre buona l’Ossessa, una stout molto irish sui sei gradi alcolici. Completano la gamma la 1701, la Regia, gustosa Red Ale da 5,5° e la Baccanale aromatizzata con miele di castagno. Ridendo e scherzando tuttavia comincia ad esser tardi ed io, naturalmente, sono a piedi! Telefono ad un amico che sta in zona e decidiamo di cenare assieme. Scelgo un indirizzo sicuro: l’Imbuto, ristorante dell’eclettico chef Cristiano Tomei, ricavato in un’ex falegnameria con arredi moderni ed ampi spazi. Cucina creativa, piatti originali e presentati a dovere, nonché una buona carta della birra. Dopo cena torniamo verso Pietrasanta per una sosta alla Birreria S. Marco, a mio avviso un ottimo locale rustico, curato, con ampia selezione di bottiglie e valide etichette alla spina (io ad esempio ho trovato l’Aventinus).
Livorno e la costa
Trascorro la notte in un’accogliente locanda in stile liberty a Marina di Pietrasanta e dopo colazione mi incammino verso la stazione: destinazione Livorno. Prima tappa del giorno è il Piccolo Birrificio Clandestino. Raggiungo Pierluigi Chiosi, il mastro birraio, nel loro bel locale in via Solferino, dove oltre a degustare le birre della casa è possibile cenare con un menù a base di piatti semplici ma gustosi e spesso a km0 (dolci e focaccia fatte con le trebbie). Come di consueto beviamo una birra assieme e parliamo dei mille progetti che “Piggiu”, questo il soprannome, e i suoi clandestini (9 soci in tutto) hanno sempre in cantiere. Come una birra con le erbe aromatiche dell’Isola di Capraia o l’ennesimo ritocco a questa o quella ricetta, senza contare la nuova Stout con cui hanno vinto la Medaglia d’Oro al concorso Birra dell’Anno 2012 di Unionbirrai, un’Imperial da manuale.
Comunque anche tra le creazioni, per così dire, più ortodosse c’è da sbizzarrirsi; La Santa Giulia ad esempio è una Belgian Ale di tutto rispetto, la Rotonda al farro (new version) mi ha stupito per pulizia, bevibilità e profumi, e la Villa Serena è un APA vivace e piacevole, con buona struttura, persistenza e un naso divertente. Per la precisione: il nome è preso a prestito dalla Casa di Riposo di Livorno! Completano la linea una Bitter di nome Rondeman (in vernacolo livornese significa che puoi berne quanta ne vuoi, anche per la sua modesta gradazione alcolica, solo 3,8°), la 5,5 e la corposa Ri’appala. Dal PBC mi sposto poi verso il centro della città, appena dieci minuti a piedi, dove mi aspetta Claudio Cerullo, patron assieme al fratello Gennaro e mastro birraio di Birra Amiata, produzione ormai affermata con sede ad Arcidosso, ma labronica di adozione da quando alcuni anni fa i soci hanno deciso di aprire il loro locale Chestnut, in via della Madonna: una sorta di “laboratorio” con il preciso obiettivo di promuovere la birra artigianale italiana partendo ovviamente dalla loro, ma “aprendo le spine” a molti altri marchi artigianali, dimostrando come il movimento della birra crede nella collaborazione, nello scambio e nella condivisione, qualità che spero non venga mai meno. Tra chiacchere e ottimi assaggi, si è fatto tardi, ma prima di lasciare Livorno è obbligatorio percorrere altri 50 metri e recarsi al Bad Elf, una birroteca dall’atmosfera familiare e accogliente. Prendo un caffè e come al solito mi diverto a sfogliare la carta delle birre, suddivisa per nazione con molte referenze e alcune rarità. Dopo una mezz’ora trascorsa a discorrere con i competenti publican, arriva infausto il momento di riprendere lo zaino. Per la stazione ci vogliono circa venti minuti a piedi, e non posso perdere il treno che mi porterà a Follonica, dove mi aspetta un letto a casa di mia cugina (eh sì, un vero glob trotter birrovago deve ricorrere anche ai contatti di famiglia qualche volta). Purtroppo non ho tempo di fare tappe intermedie ma qualche dritta voglio darvela ugualmente. Lungo la Costa degli Etruschi ci sono alcune oasi birrarie da non perdere, come ad esempio il simpatico Porco Rosso Pub in via Berlinguer a Rosignano Solvay e la bellissima birroteca di Felix Zelger a Bibbona, il Brandibirra, dove è possibile degustare centinaia di etichette di gran pregio, ristorarsi con una buona cucina in un ambiente suggestivo e farsi coccolare dalla competenza e professionalità di Felix e del suo staff, davvero un ottimo indirizzo. A Cecina invece forse sorprenderà scoprire che ci sono ben due birroteche (Doppio Malto e Minas Tirith) e un beer shop ben fornito, lo Zerodue Domus Cerevisiae. E naturalmente a pochi chilometri nel borgo collinare di Montescudaio ha sede il Birrificio BAT, che produce birre pensate per la ristorazione e l’abbinamento con il cibo, come la corposa Ticcia, la piacevole Càrma o la fortificata Ex-Port, con aggiunta di Porto rosso. A Campiglia Marittima altro indirizzo consigliabile è l’Enoteca Rogantino, in via Roma, dove Andrea Gentili ha selezionato una discreta carta di birre artigianali in bottiglia e in stagione anche qualche referenza toscana alla spina.Ultima dritta infine con il Green Apple Pub di San Vincenzo, locale molto animato soprattutto durante l’estate, dove bere soprattutto belghe e mangiare un sostanzioso pub grub.
Follonica
Bene, terminata la parentesi stile guida turistica torniamo a noi. Ho scelto di fermarmi a Follonica perché qui ha sede un giovane micro birrificio molto interessante, I Naviganti, fondato meno di un anno fa da Simone Androvandi, Tiziano Scarpettini, Giorgio Cerasa, con l’idea di interpretare la filosofia birraria tedesca in chiave maremmana. Per adesso sono due le etichette disponibili, con l’obiettivo tuttavia di lanciarne altrettante entro fine 2012, sempre considerando una produzione ristretta di circa 20.000 bottiglie. La prima birra è la Francis Drake è una Pilsner da 4,5° in stile bavarese, corretta e ben definita con note floreale e maltate e una bocca rinfrescante e vivace con la giusta tensione data dal luppolo, mentre la Olaf è una Marzen da 5,5° alcolici non esplosiva ma con richiamo al rabarbaro e alla frutta secca, nel complesso morbida e pulita. Prossimamente disponibili la Weizen Dunkel Fristele e la Bock Starlog. C’è tuttavia un’altra ragione che mi ha spinto a far tappa nella ridente Follonica: qui si trova uno dei miei pub preferiti, lo Yankees, aperto 19 anni fa da un ragazzo di Las Vegas, Dree, che di giorno gestisce un noto studio di Tatoo e la sera libera tutta la sua passione per la birra di qualità in questo locale ampio, dagli arredi bellissimi in legno con vetrate stile country, divani imbottiti e perfino un caminetto. Dree è un sognatore e un perfezionista, mi piace trascorrere alcune ore a parlare con lui seduto al bancone dello Yankees. Questa volta alla spina trovo, tra le altre, Birra del Borgo e Baladin, in bottiglia una discreta selezione di artigianali italiane (anche da asporto) e naturalmente americane da accompagnare alla buona cucina proposta.
Grosseto
E così eccoci giunti all’ultimo giorno! Da Follonica mi sposto a Grosseto, da dove parte l’autobus per la frazione di Alberese, nel Parco Naturale della Maremma, dove ha sede il Birrificio Enki Ale di Pier Paolo Pratesi, immerso in un contesto naturalistico mozza fiato, tra colline, spazi aperti, siti archeologici e il salmastro del mare, che magari non lo vedi, ma è sempre presente. Terra dura la Maremma, antica di guerre, malaria e uomini che hanno dovuto piegarsi alla natura, chiedergli ospitalità pur sapendo di non essere sempre i benvenuti. Oggi tutto questo è in certa misura ancora palpabile, lo senti nell’aria e nelle rocce e forse questo è proprio il suo fascino più intimo ed autentico. Pier Paolo, origini per così dire “enologiche”, ha scommesso sul km0, nel senso che per la sua birra (prodotta e imbottigliata però fuori provincia) utilizza cereali e luppoli coltivati in loco. Due le etichette in commercio, senza aggiunta di spezie, erbe o frutti perché sic dixit: “non amo le birre troppo aromatizzate, preferisco evitare ingredienti particolari”. Sono entrambe precise e in crescita rispetto ai precedenti assaggi che ho avuto modo di fare: la Blonde, una Ale fruttata e gustosa, ma resa vivace da un buon bilanciamento dei luppoli e la Brown, Belgian Ale intrigante e complessa da 7,5° alcolici in volume, con una piacevole sensazione di worming e sentori al naso di rabarbaro, cannella e caramello. Progressione sicura e finale soddisfacente.
Terminata la visita ad Enki Ale mi concedo un paio d’ore di escursione nel Parco, ne vale davvero la pena, per la natura e la fauna che è molto facile avvistare, soprattutto daini e volpi. Dopodiché, pur con qualche difficoltà, trovo il modo di tornare a Grosseto per una serata di pub crawl in buona compagnia. Gli indirizzi migliori sono tutti nei pressi di Piazza del Sale. Comincio con l’Irish Soul, pub allegro ricavato in un bellissimo fondo addossato alle antiche mura cittadine, atmosfera vivace, buona scelta di bottiglie, soprattutto belghe. Al civico accanto si trova la Cantina di Piazza del Sale, più chic, con una cucina semplice quanto interessante e abbinamenti birra-cibo. In una viuzza laterale troviamo i 13 Gobbi, gestito dal simpatico Marco Cecchetto, romano dalla battuta pronta. Il locale sembra uscito da una trama di Dungeons & Dragon! Buone spine, discreta carta di bottiglie e pub grub a prezzi onesti. La serata scivola via serena ed è il momento di incamminarsi sulla via del ritorno, fortunatamente qualche treno notturno c’è ancora. Alla fine di questa tre giorni lo zaino sembra un po’ più leggero e in testa ho le immagini e le frasi figlie di tutti gli incontri, dei chilometri percorsi, delle storie che porto con me. Vorrei avere avuto più tempo per qualche deviazione speciale, ma in fondo alla fine di ogni viaggio è bene lasciarsi qualcosa ancora da fare, per avere una scusa buona che giustifichi il ritorno. Parafrasando una canzone di Roberto Vecchioni “non c’è niente che non resti e che non passi con la birra”. Buon cammino amici birrovaghi!