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Belle Fleur del birrificio De Dochter van de Korenaar

Dal suo avvio, nBelle labelel 2007 a Baarle Hertog (provincia di Anversa), il birrificio De Dochter van de Korenaar, guidato in tandem dai coniugi Mengerink, Ronald e Monique (de Baat, l’anagrafe da nubile), ha compiuto un percorso in graduale ascesa, fino a guadagnare un ampio e meritato credito presso critica e pubblico. Un risultato ottenuto in ragione della qualità generale della gamma e delle singole etichette; tra le quali, ad esempio, la Belle Fleur: 6 gradi e 72 Ibu di American Ipa, davvero apprezzabile per la gestione delle proprie misure e per l’eleganza di tocco che caratterizza la cifra complessiva del prodotto. Accattivante fin dalla mescita, con i suoi cromatismi ambrati scuri e la densa schiuma pannosa, prosegue l’opera di seduzione attraendo il naso con le fragranze tipiche della tipologia: una trama di venature olfattive carnose, nella quale spiccano polpe di melograno, susina, frutto della passione, mango e pompelmo. In linea con tale direzione di marcia, il palato si rivela anch’esso pieno, succoso e quasi masticatorio; conducendo lungo una parabola che, a partire dall’incipit abboccato, volge in lunghezza – evitando cesure, discontinuità o peggio “scalini” – verso esiti amaricanti e balsamici, senz’altro asciutti, sebbene mai di secchezza autenticamente brut. Quanto al nome del birrificio, De Dochter van de Korenaar (la figlia della spiga), è espressione che riprende una famosa affermazione attribuita a Carlo Quinto d’Asburgo: pochi anni prima di morire, il sovrano del Sacro Romano Impero avrebbe dichiarato di preferire “il succo della figlia della spiga di grano al sangue dei grappoli d’uva”.

Belle-Fleur bottiglia

 

Belle Fleur del birrificio De Dochter van de Korenaar

Fermentazione: Alta
Stile: American Ipa
Colore: Ambrato
Gradi Alcolici: 6% vol.
Bicchiere: Pinta Americana
Servizio: 7-9 °C

4 Commenti

  1. Descrizione clamorosamente ridondante. Si parla di birre e non della prima di un’opera lirica. Mi stupiscovdi come FERMENTO BIRRA, paladino della battaglia “antinerd” dia spazio a castronerie simili.

  2. Ciao Alessandro, forse ti sfugge il concetto di Nerd o quantomeno il nostro. Non si è Nerd della birra se scrivi una recensione utilizzando un vocabolario ampio, magari con uno stile “aulico”, ma piuttosto se vivi l’assaggio in maniera compulsiva, se oscuri con seghe mentali il piacere della bevuta, se aspetti insonne l’ultima single hop di Mikkeller o se trangugi birra voracemente bramando l’ennesimo badge su Untappd.

  3. Il concetto di Nerd, se è fino a tal punto soggettivo, non vale la pena neanche di elaborarlo allora. Se una birra diventa MASTICATORIA, per citare solo una delle tante licenze poetiche sciorinate dal “recensore”, e la cosa viene vista di buon occhio dagli addetti ai lavori, allora è ufficiale: c’è qualcosa che non va nel movimento brassicolo italiano.

  4. A noi piacciono le licenze poetiche sulle schede di degustazione (poi ognuno ha il suo stile nel raccontare una birra). Dove sta la connessione con i nerd? Illuminaci sul concetto oggettivo di nerd per favore.
    PS ma non è che forse appartieni alla categoria? ;)