E l’orgoglio scozzese… si fece birra. Chiusa la pagina del referendum per l’indipendenza da Londra, il sentimento nazionale del Paese dei cardi si concentra adesso sulla difesa della propria scuola brassicola. Otto dei produttori di maggior fama si sono uniti, dando vita ad un coordinamento finalizzato a sostenere la pinta locale e le sue tradizioni, divulgandone il verbo, creando le basi per tutelarne la sopravvivenza e per garantire un futuro.
Il neonato organismo ha la denominazione di Tbas, sigla che sta per The Brewers Association of Scotland; suoi obiettivi specifici sono quelli di fondare un’identità collettiva dello scottish way of brewing; e di lavorare alla definizione di adeguati standard qualitativi per i craft brands che ad esso si richiamano: ovvero di quei marchi che, secondo la definizione autoassegnata, sono caratterizzati da un assetto proprietario prevalentemente “autoctono”; e da un volume annuo non superiore ai 200.000 ettolitri.
Sette i principi su cui si salda la nuova santa alleanza: qualità (come detto), promozione, sviluppo del mercato, rappresentatività, credibilità, innovazione, coalizione dell’interesse comune. Otto, lo si è accennato, i sottoscrittori del patto: Cairngorm (Aviemore), Fyne Ales (Argyll), Harviestoun (Alva, Clackmannanshire), Innis & Gunn (Edinburgh), Inveralmond (Stirling), Stewart (Edinburgh), WEST (Glasgow) e Williams Bros (Alloa).