Beer trekking in Provenza
Anni fa ho scritto una canzone, “Il est trop tard – E’ troppo tardi”, ispirata ai limiti del plagio, al grande George Moustaki, artista di razza dell’epoca d’oro della canzone d’autore francese. In quel pezzo parlavo proprio della Provenza, dei suoi colori, dei suoi andirivieni e di quelle atmosfere un po’ incerte e soffuse che si possono vivere nei borghi o bighellonando per le sue strade. Dai fasti di Arles alle stanche stanze del Palazzo dei Papi di Avignone, dai campi di lavanda che inondano l’Abbazzia di Senanque, alle avventure del buffo Tartarin di Tarascona, dal Luberon alla Maison Carrèe di Nimes: l’avrete capito, stavolta la nostra meta è la Provenza! Al centro del nostro itinerario come di consueto mettiamo la birra, perché esiste più di un legame tra le nostra bevanda preferita e quel che provo adesso a raccontarvi.
Cominciamo col dire che la Provenza è storica terra di birra, soprattutto in tempi relativamente recenti. È nel diciannovesimo secolo infatti che qui fioriscono numerosi marchi brassicoli, soprattutto nella zona di Marsiglia. Nomi storici di birrifici e malterie che hanno proseguito la loro attività fino agli anni ottanta (in qualche caso inizio anni novanta) del ‘900. Cito su tutti la Brasserie-Malterie Le Phéni, Brasserie Marx e la Brasserie de la Méditerranée. Dopo la chiusura o il passaggio di mano di questi marchi, per alcuni decenni la Provenza ha vissuto un periodo di stanca che si è concluso con volgere del millennio, più o meno come è accaduto da noi, in Italia. Poco meno di vent’anni fa, per l’appunto, la rinascita della birra artigianale nella regione ha portato alla fioritura di nuovi produttori che sono cresciuti di pari passo con la riscoperta della produzione agroalimentare tipica. Molti giovani birrifici sono aziende Bio certificate e investono con fierezza sull’impiego di materie prime locali se non direttamente a km 0; sostenuti da buone pratiche governative e regionali, anche in termini di marketing territoriale. Ma bando alle ciance, il nostro itinerario ci aspetta.
Scegliere la prima tappa non è facile, visto il ventaglio di scelte che si presenta alla partenza. Urge quindi un metodo: la nostra porta di ingresso in Provenza sarà l’Abbazia cistercense de Le Thoronet, nei pressi dell’omonimo abitato, nel dipartimento della Var, un edificio di grande fascino fondato nel 1136 e abbandonato nel diciottesimo secolo. L’Abbazia ebbe quasi sicuramente legami con i Templari e fu protagonista di eventi non del tutto chiari che, probabilmente si intrecciarono anche col suo declino. Una visita che vale sicuramente la pena fare. Anche perché la posizione di partenza per visitare la regione è invidiabile. Considerate circa due ore, senza fretta. Da qui ci spostiamo verso ovest alla volta di Aix en Provence, cittadina dinamica e immersa nella sua atmosfera un po’ barocca e un po’ medievale. La movida locale passa quasi tutta per Cours Mirabeau, che trabocca di ristoranti stellati, bistrot, brasserie e negozietti vari. Tra i tanti indirizzi vi consiglio una visita al Café les deux Garçons, un tempo ritrovo di letterati ed artisti, con le sue decorazioni in stile impero e l’aria di chi si è ormai dimenticato il tempo che passa. Sempre lungo il corso ci si imbatte in alcune fontane seicentesche come quella Des Neuf Canons (1691) e in qualche statua interessate. Ma sono le piazzette nascoste il vero tesoro di Aix. Una delle più suggestive e Place de l’Hotel de Ville con la sua Tour de l’Horologe, antica postazione militare eretta nel cinquecento su basi romane, con la campana racchiusa in una gabbia di ferro e il curioso orologio che segna anche le stagioni.
Proprio nel centro di Aix, in rue du Puits-Neuf, ha sede la Brasserie de Provence Aquae Maltae, nata nel novembre del 2015 grazie ai due soci Flavien Lombardi e Georges Dimoyat. Il birrificio si distingue per l’uso di ingredienti il più possibile locali (o comunque francesi, come i luppoli alsaziani) e 100% bio. La prima birra prodotta è una Blonde Ale da 4° alcolici, ad oggi commercializzata in bottiglie da 25 cl. Ricordiamo anche la Nola, un Barley Wine da 9,5° alcolici, di gran corpo e warming, una birra rassicurante dedicata agli amanti dello stile; la Vintage, una Old Ale più che discreta, anche se bisognerà aspettare il mese di maggio per la ripresa della produzione; e infine, novità di queste settimane, una referenza prodotta con malto di grano saraceno. A fine marzo invece sarà disponibile nuovamente la Bière au Gingembre, una birra a cui Flavien tiene molto, prodotta con zenzero peruviano. Potete trovare le birre nei bistrot del Corso o direttamente allo shop del birrificio.
Lasciamo Aix e proseguiamo verso sud lungo la A51 che diventa A7 fino a Marsiglia, città simbolo dell’intreccio tra la Francia metropolitana e le suggestioni che provengono dalle ex colonie nordafricane, con i mercati delle spezie e le chiese simbolo come Saint Laurent, cara ai pescatori. Ma Marsiglia è soprattutto esempio di rinnovamento. Negli ultimi anni non si contano le mostre, i musei, le istallazioni e le ristrutturazioni che hanno traghettato questa città storica nel ventunesimo secolo. Basta girare per i vicoli del Penier, il quartiere antico o bazzicare il porto vecchio per rendersene conto e sorridere sornioni. Può sembrare di essere catapultati nei romanzi di Pagnol, persi tra scalinate e e stradine, piazzette all’ombra dei platani con i petit cafè animati da volti intenti a bere pastis e giocare a pètanque. E se alzi lo sguardo vedi le case, dalle facciate rosa ed ocra, con le persiane verde basilico o blu intenso a ricordarci che qui, rimane principe il mare.
Proprio nel cuore di Marsiglia, siamo nel quartiere Le Plaine, a metà del 2013 apre i battenti il primo microbirrificio locale, la Brasserie de la Plaine. I soci e birrai Salem, Sylvain e Jean mettono al primo posto proprio l’appartenenza alla città, al punto che sulle etichette scrivono “Appellation d’origine du quartier”, una sorta di autoproclamata DOC rionale. Sette le birre in batteria per questo micro, certificato BIO dal 2015. Si parte con una fresca Golden Ale, la Plaine Blonde, da 5.5° alc., beverina senza cedere al watery, dal naso erbaceo con cenni agrumati (malti Pale e Vienna e luppolo Aramis). Interessante anche l’Ambreè da 6° alc. con blend di malti Pale, Vienna, Blé e Caramunich. Qui la luppolatura si fa più marcata con impiego di Colombus, Cascade e Aramis. Al naso si avvertono note prevalmentemente maltate e torrefatte, mentre in bocca viene allo scoperto l’erbaceo dei luppoli che termina forse con una punta di astringenza. Un po’ di confusione si rischia con la Blanche, ancora da perfezionare. D’altra parte in Francia di blanche vanno ghiotti e bisogna essere esigenti. Viriamo sulle APA con la Houblonnèe a Cru, sui 5.5° alc. che prevede due malti, Pale e Vienna, e una generosa luppolatura fruttata e floreale a base di Palissade, Cascade e Aramis. Bella prova per la IPA (Illiade Plaine Ale!) da 6° alcolici e 65 IBU, con lievito American Ale e mix di luppoli Horizon, Cascade e Palissade, caratterizzata da esteri tipici dello stile e nessun difetto rilevante. Tralascio la birra con olio essenziale di violetta e passo a chiudere con la stagionale Brune d’Hiver: porter con aggiunta di segale dalle belle note torrefatte e biscottate che ben annunciano una beva ampia e piacevole, dal tenore alcolico contenuto (5.5%).
Da Marsiglia restiamo sulla costa per poi tirare fino ad Arles, nuova imprescindibile tappa di qualunque itinerario provenzale. Arles è una città bellissima, detta la piccola Roma di Francia, adagiata sulle anse del Rodano. Qui la storia è di casa e la si respira forte ad ogni angolo. Siamo nel Dipartimento delle Bocche del Rodano, non lontano da Avignone ed alle porte della Camargue. Nasce come emporio commerciale greco e in età romana diventa il centro più fiorente delle Gallie. Il suo monumento più famoso è senza dubbio l’Arena romana, ma non sono da meno l’anfiteatro, la necropoli e il Teatro di Costantino. Bellissima anche la cattedrale romanica di Saint Trophime. “Ville d’art et d’histoire”, patrimonio dell’umanità dal 1981, la città stupisce sempre. Personalmente io sono sempre rimasto affascinato dalla sua dimesione più intima, quella che ritrovi nelle case abitate da millenni, nelle pietre calpestate fino a consumarsi, nelle colonne remote incastonate nei muri, nelle piccole piazze e nei caffè, come quello che porta il nome di Van Gogh, dove di tanto in tanto mi piace tornare e perdermi in un dolce far niente: guardare la gente che passa, le voci che vibrano chissà dove. Mi piace ascoltare il tempo che batte piano e ricordarmi le stelle, quelle dipinte in vortici di colore proprio da Vincent Van Gogh, che ad Arles dedicò numerosi dipinti, i cui “set” sono tutt’ora visitabili.
Non ci sono birrifici artigianali qui, ma basta spostarsi di pochi chilometri, fino al paesino di Beaucaire (notevole il castello e le vestigia medievali del borgo, posto lungo l’antica via domiziana che collegava Italia e Spagna), per incontrarne uno degno di nota. La Brasserie Artisanale de Beaucaire infatti produce birre puntanto sugli ingredienti locali, come il riso della Camargue (in ben tre versioni; Blanche, Stout e Red: tutte discrete, ma l’utilizzo del riso complica le cose in fermentazione) o le castagne delle montagne nere impiegate per realizzare una Brown Ale che unisce note fumè ad una buona freschezza di beva. Equilibrio perfettibile ed alcol (5%) ben integrato. Anche il mais locale, coltivato nel comune di Beaucaire, diventa protagonista in un’altra blanche davvero in forma e piacevolmente fresca, leggera (4% alc.) e leggermente spicy. Molto valida anche la Beaucaire Recette n°14, una Smoked Ale da 7° alcolici, decisamente torbata ma ben bilanciata in bocca. Corpo medio e finale soddisfacente. Chiude la batteria un’altra birra con mais autoctono, la Beaucaire Recette n°16, belgian Ale da 5° alcolici, pulita e precisa, pur senza troppe pretese. Detto ciò, se volete farvi una birra in paese, il mio bistrot preferito è le Quinze, uno dei pochi aperti anche la sera. Inoltre a due passi, praticamente contiguo a Beaucaire, c’è il ridente abitato di Tarascona, noto per il possente e austero maniero e per le avventure di Tartarino, personaggio cult, nato dalla penna dell’autore francese Alphonse Daudet nel 1872, quando diede alle stampe una trilogia intitolata “Tartarin di Tarascona”. Molto divertente. Sempre nei press di Arles concedetevi un salto all’Abbazia di Montmajour e al borghetto di Les Baux de Provence. Incantevole.
Ma adesso è arrivato il momento di far rotta verso l’elegante Nimes che custodisce tesori d’epoca romana perfettamente conservati come l’arena che ancora oggi ospita spettacoli e corride e la Maison Carrèe, tempio del primo secolo, posta al centro del Foro. E ancora la Tour Magne, un tempo parte delle mura imperiali, che ancora si eleva per ben 32 metri di altezza e l’acquedotto, conosciuto soprattutto perché comprende fuori città il maestoso Pont du Garde (assolutamente da non perdere: alto 49 metri e lungo 275). Da Nimes si prosegue per Avignone che ha bisogno di ben poche presentazioni: il romantico ponte incompleto (Le Pont d’Avignon), il Palazzo dei Papi (che a dirla tutta mi ha sempre fatto una certa tristezza… bello per carità, ma un tantino opprimente a parer mio), il quartiere medievale, i furti d’auto (un vero sport locale) e i ristorantini dove gustare la cucina provensale a base di zuppe di pesce, spezie, volatili e ottimi salumi. Dedicategli il tempo che credete oportuno, ma vi sconsiglio di pernottarci, si trovano molte alternative valide nelle farm di campagna. Chiedete agli Office du Turisme, funzionano davvero! Archiviata la pratica papale, rimettiamoci in marcia alla ricerca del prossimo birrificio.
Vi accompagno verso il Luberon, territorio bellissimo che comprende l’omonimo parco naturale. Qui colpiscono i colori delle rocce, a volte rosse da infiammarsi al tramonto, altre volte delicate; sulfuree o tenui, a seconda delle ore e dei matrimoni di luce che ogni giorno si rinnovano. Da Avignone, percorrete le statali D901 e poi D2 fino a Gordes, notevole borgo medievale in collina perfetto anche per far base e visitare la zona (qualche bel B&B a buon prezzo). A pochi minuti di auto da qui si trova una delle chiesette più fotografate d’Europa, l’Abbazia di Senanque, famosa in particolar modo per i campi di lavanda che la circondano e che in primavera gli conferiscono quell’aria fiabesca che tanto piace ai turisti. Dopo la visita spostatevi fino a Fontaine de Vaucluse, dove vi aspetta una fantastica escursione fino alla sorgente che da il nome al luogo (fontaine, appunto). Calcolate una giornata per tutto.
Ed eccoci finalmente alla Brasserie Artisanale du Luberon. Siamo a Pertuis, dove nel 2011 Jean Barthélémy Chancel , figlio di Vigneron e lui stesso proprietario di una maison che produce champagne, ha dato vita al suo progetto brassicolo. Le parole d’ordine di Jean sono semplici: cereali a km0 e biologico. Il birrificio è certificato fin dagli esordi. E non stupiscono né la scelta della location, nè téntomeno l’attenzione al territorio e alla sostenibilità, dato che proprio tra queste la tradizione è forte e vicino ad Aix en Provence si produceva birra sin da tempi lontani. Tre le birre in carta: una blanche, una Blonde Ale e una ambrata. La BAL Blanche da 5.5° alc. è una birra che fa della freschezza e della pronta beva le sue armi migliori. È prodotta con orzo, frumento e l’11% di farro, mentre sul fronte luppolo gode di Strisselspalt in aroma e Magnum in amaro. La BAL Blonde è una Strong Ale di ispirazione americana (anche nella luppolatura) a base di malti Pale e Pils oltre al farro. Colore dorato con riflessi aranciati, naso fruttato con note di agrumi e corpo pieno, anche grazie al sostegno del tenore alcolico che si aggira sui 6.5°. Buon equilibrio e finale fresco e secco senza cadere nell’astringenza. Infine la BAL Ambrèe colpisce per le note fruttate con sfumature tostate e per il gusto equilibrato (7° alc.).
E non siamo ancora alla fine. Il nostro viaggio prosegue e si conclude, in un luogo stupefacente, dove fortunatamente ha sede pure un simpatico microbirrificio. Cosa che mi permette di allungare la strada senza troppi rimorsi. Sto parlando dello spettacolare Parco Naturale del Verdon: canion profondi (o alti, dipende dalla prospettiva) fino a 750 metri, torrenti cristallini e vorticosi dove praticare sport e panorami mozzafiato. Una vera perla in ogni stagione, e se poi siete amanti delle due ruote, con o senza motore, ne rimarrete doppiamente sorpresi. In linea d’aria ci avviciniamo un poco al confine italiano, ma siamo sempre in piena Provenza.
La tappa ufficiale, che raggiungiamo dopo aver percorso mille stradine nodose (godetevele tutte mi raccomando) è Moustiers-Sainte-Marie, sede della Bière du Verdon. Piccolo produttore di birra attivo dal 1997, con tanto di localino di mescita: la boutique “Saveurs et Nature”. I birrari/titolari, Scipion e Willy, amano definirsi apicoltori, e non è un caso che le loro birre siano realizzate con il miele di casa. Due le etichette: una Blonde Strong Ale ed una Ambrata, la prima sui 6.5° alc. e la seconda intorno ai 7° alc. Note di timo, lavanda, e fiori bianchi al naso anticipano una freschezza in bocca quasi inaspettata. Discreto l’equilibrio. In generale due buone birre che, per inciso, vanno a ruba. Complice anche il turismo, che a Moustiers-Sainte-Marie e nel Verdon è sempre presente. L’Azienda produce anche limonate e un buon idromele e come nota di colore sappiate che la zona è rinomata per le ceramiche, oltreché per le bellezze naturalistiche e storiche. Fortificazioni, castelli e preziose dimore in genere non mancano mai.
Birrifici
Brasserie di Provence – Aquae Maltae
38, rue du Puits Neuf
13100 Aix-en-Provence
aquaemaltae@gmail.com
aquaemaltae.com
Il birrificio si trova in centro, in una strada pedonale.
Apertura la pubblico: 10 – 13 e 14 – 19:30. chiuso il lunedì.
Brasserie de la Pleine
16, rue Saint-Pierre
13006 Marseille
tel. 04 91473254
Bistro del birrificio:
59, rue des Trois Frères Barthélémy, Marseille
Apertura: tutti i giorni dalle 11 alle 22:30
brasseriedelaplaine.fr
Brasserie artisanale de Beaucaire
11 avenue des collines d’Ugernum
30300 Beaucaire
brasserieartisanaledebeaucaire@laposte.net
Brasserie Artisanale du Luberon
72 rue Philippe de Girard, 84120 Pertuis
Tel: +33 (0)9 80 74 10 97
Fax: +33 (0)9 85 74 10 97
brasserie-luberon.com
Bière du Verdon
Ferme bioclimatique apicole – Chemin Ste Anne
04360 Moustiers-Ste-Marie
Tél. 06 72737788