Degustazioni compulsive: la birra (già montata) dell’Ikea

La notizia non è troppo fresca e a dirla tutta neanche troppo golosa: l’Ikea, la multinazionale svedese del mobile che ti monti da solo, produce due birre a proprio marchio. Però il post ci sta tutto per raccontarvi cosa c’è dentro quelle 33cl che trasudano Ikea fin dal packaging, per stimolare qualche istinto primordiale e magari qualche riflessione. In effetti quando si ragiona sulla differenza tra birra artigianale e birra industriale, capita di sentire: “la birra artigianale non è un prodotto standardizzato, è come comprare un mobile dall’artigiano, non sarà mai lo stesso.. non è come andare all’Ikea!”. Bene, noi nell’hangar giallo-blu ci siamo entrati e, assieme alla più classica delle librerie, nel carrello abbiamo fatto cadere anche due birre della casa e qualche specialità gastronomica svedese, ovviamente griffata Ikea, con la speranza di replicare il connubio trash tra le patatine modello Fonzies/Dixie e la doppio malto gelata stile Ceres. Le birre sono due lager, una chiara e una scura, entrambe di 4,7° alc. prodotte dalla svedese Krönleins Bryggeri, “distintasi” in passato per la Motorhead Bastard Lager realizzata per la storica band britannica.

Partiamo dalla Öl Ljus (semplicemente “birra chiara” in svedese). Una volta versata nel bicchiere la schiuma sparirà come per magia, con una durata inferiore a quella di una Coca-Cola. La bolla è enorme, la si può misurare ad occhio nudo. Arrivati fin qui, con i pregiudizi allontanati a fatica a calci, e un esame visivo deprimente, ti avvicini al naso aspettandoti il peggio. Che non arriva. La birra infatti è sottotono, ma non puzza, si sentono le note del malto che con lo scaldarsi si manifestano prima in sensazioni fragranti di cereale e poi in miele d’acacia (non ci sono succedanei dell’orzo). All’assaggio la birra è piuttosto banale, ma non sgradevole, caratterizzata dalla nota dei malti, predominante anche nel finale. Sorprende la grana dell’effervescenza, un vero e proprio lavaggio meccanico del cavo orale, forse pensato per sgrassare il tipico salmone servito a crudo. Con la sua morbidezza potrete invece tentare l’incontro con delle tartine con la Pastej Lax, una salatissima salsa sempre a base del pescione scandinavo.

La seconda della famiglia è una dark lager, dal nome Öl Mörk (birra scura in svedese). L’aspetto questa volta è proprio quello della Coca-Cola, in tutto e per tutto. Come però accade nella stragrande maggioranza dei casi di gamme, per così dire, dimesse, la scura ha sempre una marcia in più. Non tradisce la regola la Mörk, arricchita al naso dai malti speciali, che regalano persino sfumature che richiamano ora il caffè, ora la frutta secca (prugna). In bocca ritroviamo il marchio di fabbrica, l’effervescenza vigorosa e quella chiusura a tendenza morbida. Se volete andare fino in fondo, il nostro consiglio è di abbinarci i Vilt Snacks: salsiccine di carne affumicata di alce e maiale che vi obbligheranno a bere supplicando la birra di rinfrescare l’imperante affumicato e portarvi via la componente grassa (allora comincerete ad apprezzare la gasatura). Se volete esagerare c’è il Vilt Korv, un salume affumicato che colpisce fin dall’aspetto per il suo budello artificiale che ricorda il nastro isolante nero, un sapore difficilmente catalogabile, tra lo speziato e l’affumicato, e una persistenza indicibile. La birra in questo caso tampona alla grande incrociando le note scure con l’affumicato e la dolcezza con la sapidità della carne, assolvendo il difficile compito di pulizia e rinnovando il compulsivo gesto dell’assaggio.