UK, a gonfie vele il Rinascimento Craft
D’accordo, non sarà tutto oro quel che luccica, ma le cifre che confermano la buona, ottima, salute del rinascimento craft in Gran Bretagna rappresentano un indicatore quanto mai interessante. In primo luogo perché consolidano il Regno Unito come punto di riferimento (anche in termini di eventuale mèta di viaggio) per conoscere sul campo un certo tipo di prodotto; in seconda battuta perché portano una ventata, graditissima, di incoraggiamento anche al settore micro del nostro Paese: che resta, certamente, alle prese con le pastoie, gli ostacoli e le difficoltà di percorso che sappiamo; ma che allo stesso tempo può sperare (guardando a ciò che avviene al di la della Manica) di avere davanti a sé prospettive di espansione ancora ampie da coprire.
I numeri ai quali facciamo riferimento sono quelli riportati nell’edizione 2014 del “Cask Report”, indagine annuale finanziata dagli stessi produttori e finalizzata ad avere il polso, appunto, del mercato delle cask ales. Ebbene, il settore è vivo e vegeto: il rapporto, curato da Pete Brown, mette in luce come nelle terre di Sua Maestà si producano, sempre su base annua, oltre 18.000 birre diverse: la maggior parte delle quali risultano essere proprio cask ales. Inoltre, il numero di breweries è triplicato dal 2000 a oggi e cresce all’impressionante ritmo di tre nuove unità a settimana. Ancora, il cliente medio della real ale in botticella presenta un identikit assai trasversale, coinvolgendo entrambi i sessi e spaziando tra le più diverse estrazioni sociali: semmai, sembrano essere i publican a restare ancorati allo stereotipo del beer-geek di mezza età.
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