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Supermarket birra: major labels all’attacco

greeneking460276Le due notizie non sono certo dello stesso tenore; ma il loro quasi contemporaneo annuncio – da parte degli organi d’informazione di settore – contribuisce a dare il senso del clima generale che si respira sullo scenario birrario internazionale; a dare, insomma, il senso di una tendenza complessiva: quella che vede, nella fase attuale, una forte spinta all’acquisizione di asset locali (di vario genere) da parte di gruppi di maggiori dimensioni. In Gran Bretagna, ad esempio, il marchio del Suffolk Greene King ha concluso un accordo con cui rileverà la proprietà della Spirit Pub Company, storica catena di locali e ristoranti (in totale 1.227, distribuiti in tutto il Regno) con base a Burton upon Trent e in origine costola della Bass Brewery. L’operazione, il cui valore è calcolato in 774 milioni di sterline, porterà l’acquirente a gestire qualcosa come 3.100 public bars; per la cronaca, la scalata è andata in porto bruciando la concorrenza di un altro big name: quello degli industriali C&C Group del sidro Magners.

Ancora più significativa, rispetto all’aria che tira, però, è la novità proveniente dagli Stati Uniti: dove entro l’inizio del 2015 si prevede che il gruppo InBev (maggiore potenza brassicola mondiale, per quantità prodotta) porti a compimento l’assorbimento della 10 Barrel Brewing (di Bend, Oregon), con annessi i suoi tre brewpub. L’incorporo di questo ulteriore brand (recente vincitore di due ori al Great American Beer Festival) fa seguito alle analoghe manovre che hanno portato nell’orbita del colosso planetario già due microbrewery statunitensi: nel 2011 la Goose Island (di Chicago) e quest’anno la  Blue Point Brewing (di Patchogue, New York).