Spumeggiante Sicilia: anche sull’isola arriva l’onda artigianale
Il legame tra la birra, al singolare, e la Sicilia non è antico, eppure di incredibile intensità. Non mi riferisco a produzioni artigianali di rara qualità, quanto piuttosto a un’abitudine creatasi successivamente al secondo dopoguerra, che assimilava la birra stessa come prodotto gradevole, rinfrescante, utile anche durante lavori di fatica. Non a caso veniva bevuta – in determinati contesti lo è ancora oggi – talmente fredda da essere prossima al punto di congelamento. Una sorta di spumante per tutti, a prezzo accessibile, capace di alleviare l’afa siciliana e gratificare a tavola. Da bere a casse. Bellissime alcune foto d’epoca, tra gli anni ‘50 e ‘60, nelle quali la Birra Messina (oggi chiusa ma in riapertura grazie a un fondo per il microcredito alle aziende) è integrata nello street food palermitano, istituzionalizzata nei cantieri edilizi e ben esposta in suggestive borgate marinare. È stata, tuttavia, più una simpatia che un amore, per la ragione che, a fronte di questi fiumi di effervescenza, non nacque un interesse consapevole sulla produzione e sulla materia prima.
Ciò che, invece, è accaduto negli ultimi dieci anni ha natura ben diversa. L’indole esterofila del siciliano, che dopo pochi mesi fuori casa torna a sognare del suo mare e i suoi campi di frumento, ha riaperto il capitolo “birre”, stavolta al plurale, con nuove modalità. Tralasciata l’opzione lager da largo consumo e smarriti per strada gli esibizionisti con pochi progetti imprenditoriali, lo scenario isolano si presenta frammentato, ma offre una variabilità di tutto rispetto: sono più di trenta le realtà attive tra microbirrifici e brew-pub. Eccone qualcuna.
Dal ragusano arriva il primo grande stimolo creativo: Paul Bricius di Vittoria. Marchio nato nel 2004, da qualche anno produce l’orzo per le proprie birre, sei, tutte di alta fermentazione, non pastorizzate, non filtrate e di pregevole fattura. Il limite resta, ovviamente, nella maltazione, sulla quale si dovrà ancora lavorare. Stesso limite per il birrificio Timilia di Catania. Nato tra il 2012 e il 2013, si è dotato, grazie all’iniziativa della famiglia Fiorenza, di uno tra gli impianti più grandi della Sicilia: la sala cottura ha una capacità di 10,2 ettolitri, raddoppiabile mediante doppia cotta, con una produzione potenziale di 3.500 ettolitri l’anno. Alessandro Reali (prima da Giovanni Campari) si cimenta con le Timilì Sicilian Blond Ale, Red Ale e Strong Ale, tutte ottenute con quote di frumento Timilìa (o Tumminia) di produzione propria. Note di colore: la Timilì Sicilian Red Ale è un’ambrata prodotta con arancia rossa, una varietà unica al mondo per colore e finezza organolettica, coltivata esclusivamente nell’areale etneo. Più intensa e ricca di corpo la Strong Ale, ottenuta con l’aggiunta di miele di Zagara di Ape Nera Sicula (Presidio Slow Food).
Per tornare al ragusano, il Cantirrificio Vittoria – gioco di parole tra cantina e birrificio – di Pier Paolo Licitra è una gran bella sorpresa, nata poco più di tre anni fa. Non sarà il massimo dell’espressione autoctona, ma la sua Grazie Mille, una Special Ale da 8° alcolici, è uno splendido esercizio in stile belga dal colore dorato chiaro, con una schiuma compatta e voluminosa. Le note agrumate ed erbacee del luppolo sono disarmanti per precisione, tutte giocate in freschezza. In bocca è rotonda, piena, ma elegante. È tra le migliori in Sicilia. Oltre questa, l’offerta si è da poco allargata alla Marinette e alla Tempora, sempre ad alta fermentazione: la prima è una Saison vigorosa da 9,2° alc., mentre la seconda è una English Strong Ale da 10,4° alc.
A Modica, ancora una volta a pochi chilometri, Rocca dei Conti è una delle realtà più affermate. Dal 2010 Luca Modica e Fabio Blanco hanno segnato la produzione siciliana firmando numerose etichette originali e identitarie. La collaborazione con Corrado Assenza, il celebre pasticcere-artista-poeta di Modica ha dato nuova linfa alle creazioni. La Tarì Trisca è una Blanche leggera e rinfrescante al malto di frumento Russello, coriandolo, limoni e basilico. È stata premiata a Rimini, in febbraio, come “Birra dell’anno 2015” nella sezione “spezie e cereali, alta e bassa fermentazione” al Concorso di UnionBirrai. La Tarì Qirat è invece una Special Ale dal colore scuro, prodotta con malti tostati e un decotto alla carruba. È la versione siciliana di questa antica tradizione birraria: la schiuma è cremosa e persistente, spiccano le note tostate di caffè e di cacao, unitamente alle note dolci e riconoscibili della carruba.
Fronte tirrenico: tre amici appassionati di birra e musica hanno fatto nascere, sotto il castello di Sinagra, in provincia di Messina, il Birrificio Epica. Il nome è generato dalle loro iniziali, Elio Mosé, Piero Cardaci e Carmelo Radici. Così, tra un concerto rock e jazz, un’amicizia mitica – sono loro stessi a definirla entusiasticamente – e il desiderio di non perdere la scommessa personale con il lavoro e gli affetti andando via dalla Sicilia, hanno realizzato il loro sogno. Dall’estate del 2014 a oggi sono nate cinque birre. L’ultima è una Belgian Ale da 6,7° alc., la Tifeo, che utilizza anch’essa il miele dell’Ape Nera sicula. Più energica – già nel nome – e luppolata la Polifemo, una American Pale Ale dal taglio contemporaneo. Di medio corpo, ben centrata tra le dolcezze del caramello e della frutta secca da un lato e l’amaro del luppolo dall’altro, trova espressione nelle resine dei luppoli americani usati generosamente in dry hopping. E a questo proposito c’è una bella novità: dopo una piccola sperimentazione, è andata a buon fine la coltivazione di luppoli propri; per Natale avremo il piacere di testare una Sicilian Hop!
Non distante, sempre a ridosso dei Nebrodi, tra Sant’Agata di Militello e Torrenova, Birra Irias ha il suo progetto che premia l’isola. Salvatore, Sergio e Francesco Blandi, Matteo Oliva e Massimo Costanzo, realizzano cinque birre, tra le quali la Indica, una Belgian Speciality Ale che utilizza il succo e la polpa dei Fichi d’India. Ma la Rubra non è da meno, una IPA rossa finemente amara e bilanciata sulla dolcezza; chiari sentori di prugna, malto tostato e caramello, con i luppoli inglesi a spingere sulle note floreali.
Sempre in tema fichi, spostandoci verso Palermo, Trimmutura è la beer firm “rosanero” di tre ingegneri e un medico (la collaborazione è con il birrificio Math). Rosario Inzerillo, Angelo Siracusa, Dario Martino e Ambrogio Orlando utilizzano per “Miscela al 4,6%”, una leggera e fragrante birra al frumento, il fiore del Fico d’India di Roc- capalumba, le cui proprietà mediche non sono da sottovalutare. Le note verdi ed er- bacee del luppolo danno quel pizzico di energia in più e la rendono un prodotto di grande beva. A breve sarà pronta la Diesel, una Stout per la quale – in fase di bollitura – sono stati utilizzati dei fichi secchi.
Infine, una di quelle storie che sintetizzano la ricerca, il viaggio, la passione per la birra e l’attaccamento a questa terra: un cordone ombelicale che si recide difficilmente. Antonino Drago, partito ragazzino verso la Germania, si è fatto le ossa a Landshut in Baviera, ma il cuore è rimasto avvinghiato ai tepori estivi e alle spiagge di Cefalù. L’esperienza è stata fondamentale e, grazie alla moglie Tatiana, è riuscito ad aprire nel 2012 Oktoberfest Cefalù un risto-pizzeria-brewpub. Pur non definendosi mastro birraio, Nino è di temperamento forte e volitivo, e si esprime, come da tradizione bavarese, con birre a bassa fermentazione. La Helles è leggermente torbida, bella la schiuma; al naso è tipica, intensa, ricca ma di facile beva. La San Salvatore è un’ambrata, anche questa a bassa fermentazione: tipiche le note di cereale tostato e caramella mou; buona la persistenza. Il ristorante e la spillatura, effettuata direttamente dai tini, rendono tutto più buono.
La Sicilia è un territorio “in progressione”, che ha intuito, oltre la pura capacità e l’estetica dei singoli soggetti, le possibilità di autoproduzione. C’è ancora tanta strada da fare, ma è solo questione di tempo; sono sicuro che se ne vedranno di belle!
Lista completa birrifici artigianali siciliani
di Francesco Pensovecchio
E le interessanti realtà emergenti? Non se ne parla?
24 Baroni nell’Ennese, Alveria, Malarazza e Yblon nel Siracusano, Ingargiola nel Trapanese…
la Sicilia è in pieno fermento, ma se si parla sempre dei soliti (rispettabilissimi), sta regione non svecchierà mai!