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Piccoli birrifici crescono: Foglie d’Erba

Il mio lavoro è spinto dall’amore verso la birra, non mi faccio tentare dal mercato o influenzare dal gusto dei clienti. Preferisco seguire la mia passione che fare birre anonime“. Così Gino Perissutti, birraio del microbirrificio friulano Foglie d’Erba, ci risponde incalzato da una nostra domanda sull’eventuale distanza tra il suo modo di intendere la birra e quello del bevitore medio della Carnia, molto affezionato alle lager industriali. Nasce in un paesino dell’alta valle del Tagliamento, nelle Dolomiti orientali, a Forni di Sotto questo piccolo birrificio il cui nome, Foglie d’Erba, carico di significati rimanda alla più alta letteratura americana, al concetto di indipendenza (anche birraria?) e alla “droga” più amata dai birrai, il luppolo.

Una passione cominciata con il lavoro nel locale di famiglia, la storica birreria ristorante “Coton”, prima pizzeria ad aver aperto nella Carnia e prima ad offrire una carta birre assolutamente non banale. Il merito di un’offerta così ampia, caratterizzata da birre in bottiglia anche particolari, è proprio di Gino, che fin dai primi anni del 2000 viaggia molto in Europa scoprendo stili e prodotti sempre diversi. Una passione che nel 2005 lo spinge a comprare pentole e fermentatori per cimentarsi nell’arte dell’homebrewing. Dopo un paio di anni di formazione e di utili consigli di birrai amici, come il ceco Martin Vrba, in forza prima al Vecchio Birraio di Padova e poi al Bire di Udine, arriva il grande passo e la convinta decisione di trasformare la birreria in brewpub.

Nel 2008 inizia così l’avventura del birrificio Foglie d’Erba, con una “CreamAle”, oggi scomparsa dalla gamma, di ispirazione americana. In produzione Gino si cimenta da subito con la bassa fermentazione creando la “Haraban”, una keller del colore dorato di 5 gradi alcolici, leggera e fragrante, realizzata ancora oggi con luppoli tedeschi acquistati direttamente nel paesino di Tettnang subito dopo la raccolta estiva, da un contadino locale amico di famiglia.  Fin da subito però la produzione comincia ad arricchirsi di ales, soprattutto di ispirazione anglo-americana.

La prima birra “manifesto” del birrificio è la produzione più nota, vincitrice anche di un premio a Birra dell’Anno 2010: la Babel. In effetti le birre di Foglie d’Erba si distinguono quasi sempre per l’estrema varietà di luppoli e malti utilizzati, una lista di ingredienti ampia e meditata dove ogni voce, luppolo o malto che sia, ricopre un ruolo da gregario e mai da solista. La Babel è una birra, come suggerisce il nome, poliglotta e cosmopolita, prodotta con malti americani, britannici e belgi, con luppoli tedeschi, cechi e anche italiani. Una birra che è cambiata molto negli anni perché Gino, birraio sperimentatore e perennemente insoddisfatto, mira a registrare continuamente i profumi di una birra elegantemente complessa, difficile da produrre quanto facile da bere.

Una filosofia produttiva che non dimentica il territorio. Lo dimostra la “Hopfelia”, una black IPA che porta in dote i profumi resinosi del Pino Mugo, di cui utilizza aghi e gemme, che ben sprigiona un carattere montano, rustico, intenso ma non aggressivo, capace di raccontare nel bicchiere le valli di questo angolo d’Italia. Una aromatizzazione, quella con l’arbusto montano, ricorrente in altri prodotti del birrificio, come per esempio nella recente “Song from the Wood”, una imperial porter che vede l’impiego di gocce di resina di Pino Mugo, a ribadire il legame con queste terre.

Non rimane che augurare buona fortuna al birraio Gino Perissutti (nella foto con la sua Babel e il premio di Unionbirrai), convinti che il suo ottimo lavoro ci porterà nuovamente a parlare delle sue birre.