Open Roma, la casa della birra artigianale
Spinti da curiosità birraria siamo stati all’Open Roma, la birreria recentemente aperta nel cuore della Capitale. La strada che porta al locale, via degli Specchi, è piuttosto appartata, un vicolo fatiscente dietro una delle zone più frequentate del centro come Campo de’ Fiori. Un handicap? Tutt’altro. Trovarsi in una strada appartata all’interno di una zona molto frequentata è sicuramente un vantaggio per un locale che vuole uscire dalla mischia ed evitare di esser preda di turisti tracannatori di birre. Non appena varcata la soglia si è accolti dal “flash” di un grande scaffale, illuminato ad arte, dove troneggia la vera regina del locale, lei, la birra artigianale italiana.
Ben cento sono le etichette differenti che ti occhieggiano dall’alto e che puoi richiedere consultando la carta birre. Ma il tuo sguardo, ancora attratto dai bagliori delle bottiglie, finisce ben presto per scendere e fissare un’altra bellezza del locale: il lungo bancone frastagliato da quaranta eleganti colonnine in metallo dove dietro si nascondono altrettanti spillatori (38 per la verità sono quelli funzionanti). La selezione compiuta è veramente interessante, naturalmente maggiore spazio è dato alle birre dei proprietari, Baladin e Birra del Borgo, ma tanta è la scelta che si può percorrere tutta l’Italia della birra artigianale.
Passando lungo il corridoio che porta al “Petit Pub”, una mini birreria dove vengono spillate birre artigianali straniere, ci imbattiamo nella cucina a vista. Qui troviamo al lavoro un volto noto della ristorazione romana (Pizzarium e Bir&Fud), quel Gabriele Bonci apprezzato e decantato per le sue creazioni lievitate, e non solo, affiancato da Andrea de Bellis. Il menu vuole dare dignità a dei classici cibi da strada e a preparazioni da fast food che, rese nobili dall’abilità dei cuochi e dall’estrema qualità delle materie prime, sono trasformate in sfiziosità da degustare lentamente. Si possono trovare polpette, rosette ripiene con la coda alla vaccinara o con la trippa, oppure le “scrocchette” di patate, fuori croccanti e dentro morbidissime, per concludere con i dolci realizzati dalla mano esperta del pasticcere Andrea De Bellis.
Salendo al primo piano troviamo due stanze veramente singolari arredate in uno stile volutamente kitsch e dal sapore gitano. C’è la stanza detta della nonna, pacchiana negli arredi con tanto di divani e fotografie appese al muro, e quella della zia, zitella a quanto pare, visti i toni più vivaci e smaliziati. Tra i tanti ospiti e giornalisti presenti ad una serata di presentazione abbiamo incontrato, proprio nella saletta della zia, Alessandro Scorsone, sommelier e ospite della trasmissione “La prova del cuoco”. Sentiamo le sue impressioni:
L’ambiente nel complesso è caldo, il personale preparato e la musica, molto varia è ben selezionata dallo stesso Teo Musso. Se mai poi ci fosse bisogno di un motivo in più per venire all’Open è il caso di ricordare che a turno saranno spillate birre artigianale create appositamente dai birrai italiani per il locale, come la recente Karkadè dell’Olmaia.
Prezzi:
Tutte le birre sono servite in bicchieri da degustazione (Teku) o in pinta “romana” da 0,33lt al costo di 4 euro eccetto le speciali a 5 euro.
Interessante l’opzione take away, che ricorda come Open sia anche una birroteca:
le birre in carta vendute al costo di 14 euro da asporto costano 10
le birre in carta vendute al costo di 12 euro da asporto costano 8,5
le birre in carta vendute al costo di 7 euro da asporto costano 5