Nuovi birrifici e beerfirm: Labirratorio, Borgia, Beerfulness, Babilia
Sempre più corposa l’anagrafe dei marchi microbrassicoli italiani. Scopriamo dunque alcuni dei nuovi nati del 2015.
Iniziamo dal secondo ramo della famiglia e puntiamo la bussola in direzione delle Marche. Qui, a Falconara Marittima, ardono i fornelli della microbrewery battezzata Labirratorio, che si presenta con un motto programmatico deciso e ambizioso: Mangiare e bere fuori dal coro. Il birraio, Simone Santarelli, gestisce, attualmente tre ricette: la Marylin (Belgian Blond Ale con malto d’orzo e frumento, da 4.8 gradi); la Campania 24 (American Ipa da 5.4 gradi, aromatizzata con chips di mela essiccata, zenzero e scorza di bergamotto); e la Fiordarancio (Saison al frumento, speziata con scorza di arancia, coriandolo e pepe nero: 5.2% la taglia etilica).
Un poco più a sud, A Civita Castellana (Viterbo) entra in scena una realtà brassicola che issa come propria bandiera il senso di appartenenza alla storia locale: Birra del Borgia è il brand scelto per un progetto che vede le chiavi della sala cottura affidate a Stefano Gavazzi (lui stesso architetto dell’impianto) e che si propone, in questa fase di decollo, con un portafoglio di quattro prodotti. Accanto alla Golden Ale (battezzata senza nomi d’arte particolari, 4.7 i suoi gradi alcolici), abbiamo tre referenze ispirate altrettante figure della famiglia che esercitò appunto la signoria sul suggestivo borgo laziale: la Lucrezia (Saison da 6 gradi, dedicata alla donna che è passata alla storia come una tra le cospiratrici più temute); la Cesare (Ipa da 7 gradi, omaggio al governante che, con l’epiteto de Il Valentino, fu scelto da Machiavelli quale massimo esempio di politico pragmaticamente orientato, fino al cinismo, a conseguire i suoi fini con ogni mezzo); e infine la Rodrigo (una Tripel da 8 gradi, intitolata a colui che, ordendo trame spregiudicate, salì al soglio pontificio come Alessandro VI).
E passiamo alle beerfirm. In questo ambito – ma incamminata lungo un percorso già proiettato verso l’avvio di un brewpub – l’apertura dei battenti è in agenda da qui a pochi mesi – ecco Beerfulness Brewery, realtà cuneese che si dichiara, in maniera alquanto ardita, Filofabbrica Birrosofica; e dietro al cui nome d’arte troviamo quello di Andrea Bertola, brassatore di lungo corso – se ne ricorderanno le esperienze sia con Pausa Cafè a Saluzzo, sia con il Bsa a Vercelli – e di fervido spirito d’iniziativa. Insieme ai suoi attuali compagni di viaggio ha partorito una gamma comprendente, ad oggi, sei referenze, tutte in stile belga: Upekkha (Blonde Ale), Mettā (Dubbel), Muditā (Strong Dark Ale), Karuna (Dubbel), Satvā (Tripel) e Sūnyatā (Strong Golden Ale). Una realtà che come abbiamo segnalato nell’ultimo numero della nostra rivista sarà tra le prime a produrre anche in lattina.
Chiudiamo con un’altra beerfirm, stavolta emiliana. E’ la bolognese Babilia (a San lazzaro di Savena la base operativa), che ha in catalogo, al momento, due etichette: la Aparilla (American Pale Ale da 5,5 gradi, alquanto controcorrente, per il moderato tenore amaricante); e la curiosa Break Warrior (Ginger Wheat Ale da 4.3 gradi, dai sentori di zenzero e arancia).