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Letti per voi: St. Bernardus, A Brewery Hidden in the Hop Fields

 

Volume promozionale di pregevole fattura che celebra i 75 anni di Brouwerij St. Bernardus, riccamente corredato da fotografie. Il primo capitolo è dedicato alle origini del birrificio fiammingo e ripercorre le vicende dei monaci trappisti provenienti da Mont des Cats, nella vicina Francia, che sul finire del XIX sec. fondarono un rifugio nel villaggio di Watou, lungo una strada poi denominata – non a caso – Trappistenweg.

Il Refuge de Notre Dame de St. Bernard, noto anche come Cortewyle, fu popolato dai monaci fino al 1934: in quel luogo essi producevano formaggio, oltre a svolgere altre attività commerciali. Il piccolo caseificio venne poi acquistato da Antoine ed Evariste Deconinck, due casari di Kortemark. Fu proprio Evariste a fondare il birrificio St. Bernardus nel 1946, in un edificio poco distante. Nel frattempo Dom Gerardus dell’abbazia di Sint-Sixtus in Westvleteren si accordò col proprietario affinché la famiglia Deconinck producesse le birre monastiche per il mercato, con l’aiuto del mastro birraio Mathieu Szafranski, che trasferì le competenze, le ricette (e il lievito) da Westvleteren a Watou. L’accordo trentennale con i trappisti venne poi rinegoziato nel 1962 e terminò solamente nel 1992. Dopo la morte del fondatore, avvenuta nel 1976, la figlia Bernadette Deconinck e il marito Guy Claus portarono avanti l’azienda, ma nel 1992 la società andò in crisi in seguito all’entrata in vigore del marchio ATP (Authentic Trappist Product) e la conseguente impossibilità di brassare le birre di Westvleteren.

La produzione cominciò a calare, raggiungendo il minimo nel 1998, proprio nell’anno in cui l’attività venne rilevata da Hans Depypere. Da allora la storia ha preso tutta un’altra piega e il birrificio gode di ottima salute, come testimoniano la continua crescita nella produzione, l’introduzione di nuove birre (dalla Tripel negli anni Novanta, alla Wit a inizio anni Duemila, fino alla Tokyo nel 2020), l’ampliamento e il rinnovamento tanto della sede produttiva quanto dell’area accoglienza oltre che l’apertura di un locale proprietario a Tokyo. Il secondo capitolo del libro passa in rassegna le materie prime utilizzate e la gamma di birre attualmente in produzione, mentre la terza parte illustra tutto ciò che sta intorno al birrificio e contribuisce a creare “l’esperienza” St.Bernardus: il nuovo bar/ristorante Bar Bernard, con vista panoramica sul luppoleto e il B&B che occupa l’edificio dell’originaria fabbrica di birra.

La seconda metà del volume è invece dedicata all’utilizzo delle birre in cucina (e al bancone): prima i mixologist Hannes Desmedt e Ruben Patoor inventano 5 miscelati appositamente creati per onorare il birrificio, poi alcuni chef internazionali illustrano trenta ricette, dall’antipasto al dolce, che prevedono l’utilizzo e/o l’abbinamento con le birre della casa. Un libro senz’altro consigliato a chi ama il birrificio di Watou e vuole conoscerne meglio la storia e i prodotti.

 

St. Bernardus: A Brewery Hidden in the Hop Fields

Editore: Borgerhoff & Lamberigts
Anno: 2021
Pagine: 192
Prezzo: 25 €