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Il fenomeno delle collaboration brew in USA

Nel ripercorrere la storia delle birre a più mani made in USA sicuramente la “Collaboration not litigation ale” tra Adam Avery (Avery Brewing) e Vinnie Cilurzo (Russian River Brewing) è sicuramente un caso emblematico: i due birrifici si accorgono di avere, in produzione, una birra chiamata Salvation, in entrambi i casi di ispirazione belga, una golden ale e una strong ale. Anziché scannarsi in tribunale, nell’aprile del 2004 organizzano un incontro segreto (in realtà si ritrovarono al pub di Russian River, sotto gli occhi – e le orecchie – di tutti gli astanti) e decidono di fare un blend delle due Salvation e di chiamarlo appunto “Collaboration, not Litigation Ale”. Il progetto fu finalmente portato a termine nel febbraio 2007.

Un altro caso affascinante risale al 2006, quando Sam Calagione (Dogfish Head) coinvolge altri quattro birrai statunitensi, Tomme Arthur (the Lost Abbey), Vinnie Cilurzo (Russian River), Rob Tod (Allagash Brewing Company) e Adam Avery (Avery Brewing Company) in un “pellegrinaggio nella Terra Santa della della birra”, come Tomme definì il Belgio. Con una guida d’eccezione, Lorenzo “Kuaska” Dabove, che li accompagnerà nei birrifici del Pajottenland sulle tracce dei brettanomyces. Durante questo viaggio nasce l’idea (e sono convinto che Lorenzo non ne sia affatto estraneo) di una birra in collaborazione: tornati in Patria i birrai di ritrovarono al Lost Abbey per creare la Isabelle Proximus, la cui etichetta fu disegnata da Sam. La birra maturò in botti che ogni birraio spedì al birrificio, scelte in base al proprio gusto e alla propria esperienza, così come ogni birraio indicò un lievito. Dopo 16 mesi fu fatto un blend delle varie botti e la birra uscì sul mercato nella primavera del 2008.

Ad effetto anche la collaborazione tra Jean Marie Rock, il mastro birraio del birrificio trappista di Orval, che nel 2009 varca l’oceano Atlantico per raggiungere a Kansas Steven Pauwels, originario del Belgio e mastro birraio di Boulevard Brewing Company. La cosa strana è che optano per una Imperial Pils, qualcosa di ben differente rispetto alla mitica trappista. Ma forse per chi, come Rock, si dedica alla stessa ricetta dal 1985, anno in cui fu assunto in Orval, è proprio l’opportunità di scappare un po’ dalla routine e tornare alle origini, quando ancora non lavorava per i padri Trappisti. Per la Boulevard Brewing è sicuramente una ghiotta occasione sia marketing sia tecnica: Jean Marie porta un bagaglio di esperienza notevole, dopo la laurea in ingegneria birraria (temo non ci sia un modo migliore per tradurre Brewing Engineering) conseguita a Bruxelles nel 1972, lavora in vari birrifici e, per il poco che lo conosco, è maniacale, precisissimo e molto portato a condividere le sue esperienze, tra l’altro con una grande semplicità di esposizione.

Non sono però solo i birrifici artigianali americani a creare continue collaborazioni. Anche il Belgio, l’Italia, la Scandinavia e la Germania sono parecchio attive nell’organizzare incontri tra birrifici e birrai.