Come nella più classica delle telenovelas, alla fine, l’esito annunciato (e pur tanto contrastato) trova il suo atteso compimento. Da oggi, se Peroni volesse rispolverare uno spot stile Chiamami per nome, sarò la tua birra, dovrebbe affidarsi non più all’abbacinante biondore della tedesca Solvi Stubing (indimenticabile testimonial delle pubblicità anni Sessanta), ma all’avvenenza bruna di una bellezza del Sol Levante.
Perché, sì, dopo un tira e molla lungo di mesi, il forse più noto tra i marchi brassicoli storici del nostro Paese (nato nel 1846 a Vigevano) è stato ceduto ai nipponici della Asahi. A privarsene la super-concentrazione industriale nata nell’autunno 2015 dall’assorbimento, da parte di AB InBev, del colosso (ex) concorrente Sab Miller, finora titolare del gruppo italiano (che aveva rilevato nel 2003): una manovra obbligata, a carico del nuovo colosso industriale, per non rischiare di vedersi agitare davanti agli occhi la paletta rossa ad opera sia dell’Ue, sia dell’Autorità Antitrust e del Dipartimento della giustizia americani, a causa di un eccesso di posizione dominante (corrispondente, sulla carta, al 31% del consumo mondiale).
Insomma, gli appena insediati dominatori dello scenario planetario di pinte & schiume hanno dovuto scegliere porzioni di patrimonio da mollare: e tra questi, i primi a uscire dalla casa sono stati il brand tricolore, l’olandese Grolsch e l’inglese Meantime, tutti e tre con destinazione verso il Monte Fuji. Non ufficialmente nota la dimensione monetaria della compravendita: ma nei mesi scorsi le notizie in tal senso parlavano di un’offerta pari a circa 2,55 miliardi di Euro per il triplice pacchetto. Il passaggio effettivo nelle mani della holding orientale avverrà dopo il completamento della maxi-fusione tra i due ciclopi unitisi in matrimonio: ovvero, presumibilmente, nella seconda metà di quest’anno. Solo allora vedremo effettivamente la… Peroni dagli occhi a mandorla.