Gnocchi alla crema di piselli e formaggio con Oud Bruin
Una buona idea primaverile quella di prendere un prodotto delicato e di stagione e “pomparlo” in versione palestrata: più muscolare, più vigoroso, più gustoso. Parliamo degli gnocchi alla crema di piselli, di per sé un primo piatto non solo semplice, ma anche accessibile ad una molteplicità di palati. La preparazione prevede l’approntamento del passato di legumi cuocendoli insieme a dello scalogno imbiondito in burro (con l’aggiunta, in corso d’opera, di brodo vegetale a garantire il mantenimento dei livelli di umidità), per poi frullarli minutamente e omogeneamente, facendone appunto una crema, cui dare uno sprint finale con pepe bianco ed (eventualmente) noce moscata, più spolverate di formaggi da grattugia, come Parmigiano e Pecorino stagionato. Stazione d’arrivo: condire gli gnocchi e servire in tavola.
Ora, non sfuggirà come una tale ricetta dia facilmente modo – basterà premere un poco il pedale dell’acceleratore su certo ingredienti e su certi passaggi – di incrementare anche sensibilmente, rispetto agli standard statistici, i risultati dell’intensità e dell’incisività gustativa. Ad esempio sostituire scalogno con cipolla; unire al passato di piselli della pancetta croccante o dello speck; irrobustire le dosi e le qualità dei formaggi (Fiore Sardo? Gorgonzola pungente?); senza recedere di un passo in ordine alla speziatura aromatico-pungente.
E allora. Allora avremo un primo piatto… al quadrato! Nel quale – assente qualsiasi problematica venatura amaricante – la base farinacea (i piselli: carboidrati più proteine) e lipidica (burro, formaggi) richiederà funzioni sgrassanti; le acidità in filigrana (lo stesso legume, ma soprattutto cipolla e i suggeriti condimenti asprigni di cui sopra) orienteranno tale esigenza di pulizia verso territori Sour; mentre le spiccate sapidità totali (nonché le appena citate acidità) pretenderanno in parallelo, nel bicchiere, un sostrato comunque abboccato, se non proprio dolce? Raccogliendo e organizzando gli indizi, non si può trarre se non una conclusione: Flemish Brown Ale! Scelta che decliniamo in quattro suggerimenti: i primi due dal Belgio ovvero la Goudenband di Liefmans (8 gradi e portabandiera morale della categoria), e la Oud Bruin (sic et simpliciter) di Verzet (6 gradi); gli altri due dal paniere nazionale, con la Vecchia Ducale di Birra del Borgo (8,5 gradi a foderare un’affilatezza volatile a tratti estrema) e con la Oud Bruin firmata Il Chiostro (corazzata da ben 9,3 gradi)