Fiori d’arancio? No, di luppolo! Ecco l’abito da sposa fatto con la birra
Matrimonio: una gioia, certo! Ma anche una valanga di stress e di spese. E, se proprio vogliamo toccare il culmine del masochismo, ci aggiungiamo una bella gara a chi metta in scena la trovata più curiosa: a chi riesca a stupire di più. Ecco: l’ultima novità, in fatto di bizzarrie, arriva dall’Australia: per la donna appassionata di lieviti e luppoli… l’abito da sposa realizzato in fibre speciali, ottenute dalla birra.
A prima vista, appunto, solo l’ennesima stravaganza concepita per attrarre l’attenzione: per rendere ancor più eccentrico quello che dovrebbe essere, semplicemente, il giorno più bello. Il che sarebbe una spiegazione più che plausibile e pienamente esauriente. Dietro la facciata della strampaleria, perlomeno secondo il produttore, ci sarebbe però qualcosa di più sostanzioso e utile. Andiamo con ordine.
Dress Beer (questo il nome del manufatto e del progetto da cui trae origine) è un brevetto della compagnia Nanollose, di Perth. Il cui direttore, Gary Cass, spiega come il tessuto ricavato dalla birra (di fatto, una trama di filamenti di cellulosa) sia, prima cosa, molto simile al cotone dal punto di vista chimico (ciò che lo rende potenzialmente adatto ad altre applicazioni nel settore abbigliamento, oltre a quella riguardante i capi da cerimonia). Inoltre, si tratta di un materiale producibile (mediante processi fermentativi) anche su larga scala industriale, senza gli enormi costi ambientali del cotone stesso. Insomma, potremmo trovarci all’alba del guardaroba a basso impatto: per di più con una sostanza (questa la terza e ultima virtù) che consente di evitare le cuciture. E via dunque all’altare con la coscienza ecologica a posto e senza irritazioni alla pelle: cosa si vuole di più dalla vita?