Dall’Eritrea la Birra Asmara: di cognome fa Melotti
Passaporto e nome eritrei, cognome italiano. Parliamo di una birra, la Asmara: così oggi si chiama quella che una volta era la Melotti. E che è sbarcata sul suolo della Penisola, facendo in qualche modo ritorno alle sue lontane origini, grazie all’iniziativa avviata due anni fa da un commerciante lui stesso italo-eritreo, Solomon Mebrahtu, intenzionato a riannodare il filo di una storia che, come tante altre, lega il nostro Paese a quello del Corno d’Africa. La vicenda del marchio brassicolo Melotti inizia infatti nel 1941, ad opera del fondatore Luigi, attivo appunto ad Asmara quando quella parte del continente nero era colonia sotto il tricolore. Oggi l’impresa (320.000 bottiglie al giorno, oltre a 10.000 di liquori, frutto del lavoro di 480 dipendenti) è totalmente in mani locali: l’84% delle quote sociali appartiene allo Stato, il resto ad aziende o singoli azionisti; ma non ha mai rinnegato i propri esordi, fino a scegliere di mantenere, nelle confezioni un cui è venduta, il formato e la grafica degli albori.
Ciò detto, vi chiederete cosa spinga a lanciare sul mercato nostrano un prodotto proveniente da un angolo di mondo affacciato sul Mar Rosso e in odor di Oceano Indiano? Semplice: il fatto che – causa la diaspora eritrea, originatosi nei lunghi decenni della guerra d’indipendenza contro l’Etiopia (1961-1991) – oggi i connazionali di Mebrahtu si trovano sparsi a varie latitudini e sotto varie bandiere: Stati Uniti, Svizzera, Germania, Svezia, Inghilterra, Israele, Sudan e anche Italia; dove per esempio, a Milano, diversi di loro hanno aperto bar e ristoranti etnici.
Così l’imprenditore – che spinge anche grande convinzione il made in Italy in tutta l’Africa – ha voluto assicurare alla Birra Asmara un canale di distribuzione verso lo Stivale: dal quale la compagnia (fra l’altro insediata nello stesso stabilimento del 1941, pur con strutture cresciute nelle dimensioni e nelle tecnologie) si attende un afflusso di liquidità importante per proseguire un’attività chiaramente non facilissima nel proprio contesto, per varie ragioni, a partire dal reperimento delle materie prime.