Chiusure eccellenti in UK: Wild Beer Co., Solvay Society, Dark Star
Continua la crisi nera del settore brassicolo inglese. Nonostante i volumi di consumo siano ritornati grosso modo a quelli pre pandemici, tutta la filiera è minacciata sempre più da vicino dall’aumento costante delle materie prime e dell’energia. La conta delle vittime illustri di questo 2022 (più di 60 le chiusure tra i birrifici craft), non si ferma neanche a dicembre. A cedere le armi nelle ultime settimane è stato Wild Beer Co., produttore noto in tutta Europa per le sperimentazioni in botte e le fermentazioni miste che ha annunciato di essere entrato in regime di amministrazione controllata. Il birrificio del Somerset, che aveva realizzato un crowdfunding da 1,8 milioni di sterline nel 2017, imputa le gravi condizioni in cui si trova alle mutate caratteristiche del mercato, alla pandemia, al crollo dell’export e all’aumento vertiginoso dei costi dell’ultimo anno, ma la sensazione condivisa è quella che una delle cause sia l’eccessiva ambizione espansionistica del marchio.
A completare il quadro (al 19 dicembre) arrivano le chiusure di Solvay Society, fondato a Londra nel 2014 e focalizzato sulla produzione di stili belgi in chiave moderna, di Slater’s, birrificio di Stafford con 26 anni di attività che dopo un periodo di forte difficoltà cederà le attrezzature ad un produttore di Kombucha e di Newton Park, birrificio di Bristol aperto nell’infausto 2020.
Un’altra chiusura che farà piangere gli appassionati è quella di Dark Star, birrificio acquistato da Fuller’s nel 2018 e passato sotto il controllo di Asahi quando il colosso giapponese ha acquistato la stessa Fuller’s nel 2019. In un comunicato di inizio dicembre Asahi ha annunciato che chiuderà lo storico birrificio di Partridge Green nel West Sussex per trasferire tutta la produzione del marchio Dark Star nel birrificio londinese di Meantime. La decisione sarebbe da imputare alla non sostenibilità dell’impianto che operava troppo al di sotto delle sue capacità. Il futuro di Dark Star è sicuramente denso di nuvole scure che si fanno decisamente nere per una delle creazioni che Henry Kirk, birraio di Dark Star, aveva appena riportato in vita: la Prize Old Ale. Realizzata con un blend di birra invecchiate in botte che risalgono anche a prima della seconda Guerra Mondiale, la Prize Old Ale (la storia è appassionante ma troppo lunga per questa sede) era appena tornata sulla scena brassicola inglese ed ora, con ogni probabilità, tornerà ad abbandonarla.
Se i birrifici non se la passano bene il settore dell’accoglienza chiude l’anno con numeri davvero tragici. Secondo i dati di CGA e Alix Partners i locali con licenza di mescita di alcolici da fine giugno a fine settembre 2022 hanno chiuso con il terrificante ritmo di 1 ogni ora. Dopo un inizio dell’anno stabile sui numeri del 2021 in soli 3 mesi i locali con licenza sono calati di 11 500 unità rispetto a marzo 2021, un calo percentuale del 9.9%. Secondo gli analisti questo drastico calo nel terzo quarto del 2022 è dovuto ad una serie di concause che hanno colpito il settore, ancora molto fragile dopo il periodo pandemico. Oltre alla cronica mancanza di personale (secondo Fourth nello stesso periodo si è registrato l’8.3% di abbandoni nel settore, il dato più alto da marzo 2020) e ai continui aumenti delle materie prime si è rivelato fatale per i locali il fortissimo aumento dei costi energetici che ha di fatto ridotto ancora di più il margine di guadagno. La situazione è tale per cui sempre più locali hanno deciso di istituire serate a lume di candela per risparmiare sui costi energetici -non è uno scherzo!- mentre altri hanno deciso di ridurre o cambiare gli orari di apertura. Il settore invoca misure eccezionali oltre a quelle già in vigore per scongiurare quella che sembra la peggiore crisi di sempre.