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Birraio dell’Anno 2020: vince Giovanni Faenza di Ritual Lab

È festa grande in casa del birrificio laziale Ritual Lab: a Formello, alle porte di Roma, una delegazione di Fermento Birra, organizzatore del premio, ha consegnato a sorpresa durante una seguitissima diretta Facebook il premio nazionale Birraio dell’Anno, riconoscimento, promosso da Rastal, Lallemand, J-Software e Mr. Malt, che ogni anno incorona il miglior produttore di birra italiano individuato dal voto di 100 giudici selezionati tra publican, esperti, degustatori e giornalisti. 

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Ad aggiudicarsi la dodicesima edizione è stato Giovanni Faenza di Ritual Lab, che dopo il trionfo nella categoria Emergente nel 2017 e i secondi posti registrati nel 2018 e 2019, riesce finalmente ad alzare l’ambito trofeo. Merito di birre sempre al top della forma e soprattutto di una capacità non comune di saper interpretare in maniera impeccabile i più differenti stili birrari, attingendo con disinvoltura dal mondo delle Lager a quello delle Ale di stampo americano, passando per Sour, Saison e birre passate in botte. Una filosofia produttiva che ha come obiettivo quello di stupire, di folgorare, ma senza strafare, senza perdere di vista la bevibilità: birre non banali, graffianti ma bilanciate.

Una gamma ben nutrita quella del birrificio laziale dove non mancano all’appello esplosive IPA come la Tupamaros e la Too Nerdy, vere icone tra le versioni più muscolari del genere (8° alc.), o la Nerd Choice, versione depotenziata (3,9° alc) ma non in termini olfattivi dove mantiene l’irruenza fruttata e resinosa, o come ancora la Holy Haze, espressione del filone più moderno delle New England IPA. C’è poi anche una vena tedesca che emerge in maniera cristallina con birre del calibro della Ritual Pils, fulgido esempio di Italian Pilsner, o della Bock, interpretazione di uno stile robusto quanto appagante. Sicuramente tra le frecce che sono andate a bersaglio nel recente passato impossibile dimenticare la Papa Nero e le sue versioni barricate: frutto di una collaborazione con gli americani della Voodoo Brewery (Pennsylvania), stiamo parlando di una imperial stout estrema che supera i 13 gradi alcolici, ricca di tostature, frutta secca e torrefazioni da accogliere con senso della misura e con il piacere di concedersi tempi di bevuta rilassati.

E pensare che tutto nasce quasi per gioco tra Giovanni e suo padre Roberto, entrambi amanti del buon bere e del buon mangiare che una volta scoperta la birra, quella vera, se ne sono innamorati a tal punto da volerla produrre. L’incontro con il birraio Emilio Maddalozzo, che li introdusse nell’arte della produzione, non fa altro che soffiare sul sacro fuoco della passione. Dopo un paio di anni da beerfirm per testare commercialmente il progetto, nel dicembre 2015 insieme all’amico di una vita Edoardo Ribeca finalmente Giovanni compie il grande salto. Intanto le birre cominciano a fare breccia nei cuori dei bevitori, soprattutto sulla piazza romana, ma l’espansione, anche geografica, è dietro l’angolo e nel 2017 nasce “Ritual Lab On the Road” con l’obiettivo di consegnare direttamente dal birrificio in tutta Italia in tempo record e con trasporto refrigerato. Da quel momento i furgoni arancioni griffati Ritual Lab impazzano per tutta la Penisola. Anche perché in pochi anni il birrificio è cresciuto ed è riuscito ad investire in tecnologia e controllo qualità e oggi può contare su una sala cotte da 24 ettolitri realizzata e personalizzata da Easybräu-Velo.

Per il futur molto si sta puntando sulla creazione di una cantina dedicata all’affinamento in legno, che permetterà di dare continuità ad un progetto in cui il team di Ritual ha già dimostrato di saperci fare destreggiandosi tra le botti di Laphroaig, Chateau Margaux, Bourbon e Cognac. Ma in casa Ritual si pensa anche ad un futuro con ristorazione e strutture ricettive per offrire all’appassionato un esperienza a tutto tondo, sfruttando gli ampi spazi circostanti il birrificio. Da non dimenticare infine l’amore per l’arte disseminato un po’ ovunque: sono tanti i pittori, scultori, performer che hanno preso parte ad un happening artistico-birrario capace di trasformare l’etichetta in un’opera d’arte.

Classifica Birraio dell’Anno 2020

1° Giovanni Faenza del birrificio Ritual Lab di Formello (RM)

2° Marco Valeriani del birrificio Alder di Seregno (MB)

3° Luigi Recchiuti del birrificio Opperbacco di Notaresco (TE)

4° Pietro Fontana e Matteo Bonfanti del birrificio Carrobiolo di Monza (MB)

5° Mauro Salaorni del birrificio Birra Mastino di San Martino Buon Albergo (VR)

6° Marco Raffaeli del birrificio Mukkeller di Porto Sant’Elpidio (FM)

7° Josif Vezzoli del birrificio Birra Elvo di Graglia (BI)

8° Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani del birrificio MC77 di Serrapetrona (MC)

9° Samuele Cesaroni della Brasseria della Fonte di Pienza (SI)

10° Luciano Landolfi del birrificio Eastside di Latina

11° Conor Gallagher Deeks del birrificio Hilltop di Bassano Romano (VT)

12° Emanuele Longo del Birrificio Lariano di Sirone (LC)

13° Pietro Di Pilato del birrificio Brewfist di Codogno (LO)

14° Luigi D’Amelio del birrificio Extraomnes di Marnate (VA)

15° Nicola Perra del birrificio Barley di Maracalagonis (CA)

16° Agostino Arioli del Birrificio Italiano di Limido Comasco (CO)

17° Gino Perissutti del birrificio Foglie d’Erba di Forni di Sopra (UD)

18° Enrico Ciani del birrificio Birra dell’Eremo di Assisi (PG)

19° Fabio Brocca del Birrificio Lambrate di Milano

20° Lorenzo Guarino del birrificio Rurale di Desio (MB)