FocusIn vetrina

Birra e bicchieri: la coppa trappista

Derivazione diretta del calice primigenio e (andando a ritroso fino alle sue origini) dell’archetipico kylix (manufatto della Grecia antica utilizzato per il vino), l’attuale coppa conserva probabilmente più di ogni altro modello discendente da quella linea evolutiva (tulipano, goblet e snifter) quei contenuti di pregio di nobiltà e di sacralità che contraddistinguevano i suoi antenati (spesso utilizzati per funzioni legati al culto e alla liturgia).

maxresdefault

Non a caso lei, la coppa, è legata oggi – in campo brassicolo – all’iconografia e alla somministrazione sia di quelle tipologie (trappiste, abbaziali) che sono forse le eredi più rappresentative della tradizione birrario-monastica; sia degli altri stili (Belgian Strong Ales, nelle versioni Golden, Pale e Dark) che, a loro volta, riflettono alcune delle caratteristiche organolettiche delle appena citate connazionali di ascendenza religiosa.

Quali le peculiarità della coppa? Piede ampio e vistoso; stelo in genere discretamente longilineo (o comunque non eccessivamente massiccio) e spesso lavorato con incisioni e rilievi più o meno arcuati o lineari; ventre ampio, corto in altezza e dall’apertura larga, spesso senza alcun accenno di restringimento nell’avvicinarsi al bordo, il cui profilo è non di rado sottolineato con bordature dorate o argentate.

E quali, allora, le ragioni di una simile architettura, in ordine alle connotazioni organolettiche del prodotto? Semplice, le stesse ragioni che fanno propendere per un bicchiere del genere quando (in campo vinicolo) si debba servire un prodotto esuberantemente aromatico, come un Moscato d’Asti. Ovvero, garantire a birre di olfattività particolarmente importanti tutti i requisiti necessari per poter esprimerle al meglio, ovvero un bicchiere di bella capienza, per l’aerazione costante della massa liquida e una bocca di proporzionale estensione, a creare una superficie di contatto con l’aria (il varco di diffusione del profumi) il più premiante possibile per il ricco patrimonio odoroso con cui, in questi casi, si ha a che fare.