Natale e la coscienza ecologica. L’albero di plastica non dà “calore” (e alimenta l’industria dei polimeri); quello vero è tanto suggestivo, ma rischia di finire nel frullatore della dinamica usa e getta, a meno che non venga ripiantumato: direttamente da chi lo ha comprato e addobbato per le feste; se non da qualche azienda vivaistica (o istituzione) disposta a riaccoglierlo (e in quel caso occorre che l’esemplare sia in stato vegetativo soddisfacente). La novità vera? E’ che la versione realmente riciclabile del caro abete decorativo è quella realizzata con fusti di birra.
La pensata viene da New York: dove la locale Genesee Brewing, ne ha innalzato uno di ben 7 metri, sovrapponendo, in piani di larghezza decrescente, qualcosa come 300 keg vuoti, in una composizione collegata a un carrello roteante, che poi è stata abbellita avvolgendola con seicento metri di lampade a led (per garantire, certo, una conveniente illuminazione: all’opera d’arte… e anche alla scritta con il marchio del birrificio). Inutile dire come l’impresa abbia suscitato interesse e riscosso la simpatia, sia degli addetti (sembra che il lavoro di assemblaggio sia stato assai divertente), sia dei passanti, colpiti dalle proporzioni, dalla curiosità della trovata e dall’impatto visivo del risultato. Quanto al senso civico-ambientale, dopo l’allestimento, i “mattoncini” dell’originale tannenbaum, sono tornati, come detto, alla loro professione di sempre: essere riempiti di birra per la sete degli americani.
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