Marano Wild Hopfest: coltiviamo il nostro luppolo!
“Indipendenza birraria” nella produzione delle materie prime: lavori in corso. Ovvio, la strada è lunga e dalla rotta tutt’altro che certa: ma ormai la si è imboccata, decisi a scoprire dove potrà portare. In questo ambito, torna, dopo l’edizione d’esordio dell’anno scorso, la Marano Wild Hopfest, Festa del Luppolo Autoctono che si svolge a Marano sul Panaro, in provincia di Modena: l’appuntamento – il collaborazione con il portale “Il Gastronauta” – è in agenda per questo venerdì e sabato prossimi, 12 e 13 settembre, proponendo un fitto e interessante calendario di appuntamenti. Tra essi (oltre alcuni laboratori di degustazione, abbinamento e homebrewing), nella giornata d’apertura si segnala, alle 20, la presentazione della nuova “Guida ai locali birrari” edita da MoBI; mentre l’indomani, ancora alle 20, toccherà alla “Guida alle Birre d’Italia”, targata Slow Food. Sempre sabato, anche una cotta pubblica (alle 14.30); e più tardi (alle 16, preceduto da una visita al locale luppoleto sperimentale) il convegno di illustrazione dei dati raccolti con il progetto di ricerca “Il luppolo a Marano”, iniziativa avviata nel 2012 dal Comune in collaborazione con l’Università di Parma.
Ma perché è stato questo lembo di territorio emiliano a farsi “laboratorio” sul fronte di cui parliamo? Perché qui, tra XVII e XIX secolo, esistevano (in virtù della influenza asburgica: nel 1630 la zona fu assegnata al Marchese Francesco Montecuccoli, Maggiordomo Maggiore del Duca Francesco I d’Este) coltivazioni avviate mediante la messa a dimora di piante prelevate dai grandi campi di produzione imperiali: per l’esattezza di varietà provenienti da Stiria e Boemia. Un’attività che, radicandosi nella cultura locale (i terreni occupati venivano indicati con il toponimo dialettale “Ca’ del Lôv”, Casa del Luppolo”), resistette fino ai primi del Novecento, rifornendo per decenni un insieme di minuscoli birrifici locali, prima di sparire, investita dalle via via più massicce importazioni, rese possibili con il perfezionarsi delle ferrovie e degli altri mezzi di trasporto. Che oggi sia l’alba di un processo inverso? A dirlo sarà il tempo.