10 luppoli famosi che hanno fatto la storia

Il luppolo si è affermato nei secoli come un protagonista, assoluto se consideriamo gli anni recenti, tra gli ingredienti di una birra. Ecco una lista di 10 luppoli che hanno segnato le sorti birrarie.

Saaz

La coltivazione del luppolo nella zona corrispondente all’attuale Repubblica Ceca risale a più di 1000 anni fa. Già nel 1100 venivano esportate grandi quantità di luppolo verso la Germania, in particolare in Baviera. Le varietà coltivate in questa regione non sono molte, e tra queste il Saaz la fa da padrone. Originario della zona intorno alla cittadina di Zatec (Saaz in tedesco), questo luppolo ha dato origine allo stile birrario a bassa fermentazione più famoso al mondo: le Pilsner. Fu il birrario bavarese Joseph Groll che nel 1842 mise insieme il lievito a bassa fermentazione che aveva portato con sé dalla Baviera, il malto chiarissimo prodotto nella zona di Plsen e il luppolo Saaz locale per dare vita alla prima birra chiara a bassa fermentazione. Il Saaz, insieme ad altri luppoli europei, viene definito “nobile”, per via del suo aroma delicato e leggermente speziato. È noto per il taglio erbaceo che dona alla birra, senza mai risultare invadente. La Repubblica Ceca è oggi il terzo produttore di luppolo al mondo dopo Stati Uniti e Germania.

Cascade

Il Cascade è uno dei luppoli più conosciuti tra gli appassionati di birra, sia bevitori che produttori. È stata la prima varietà rilasciata dal Dipartimento di Agricoltura americano (USDA) dopo i terribili anni del proibizionismo. È nato quasi per caso quando una pianta di luppolo con pedigree Fuggle (origine inglese) e Serebrianker (origini russe) è stata impollinata da polline selvaggio. Alla nuova varietà venne inizialmente attribuito il nome in codice USDA 56013, ma nel 1972 fu ufficialmente rilasciato come Cascade. Prese il nome dal Cascade Range, una catena montuosa situata dell’Oregon, sulla costa nord-ovest dell’America (uno dei principali poli di coltivazione del luppolo). Ben presto ebbe un’eccezionale diffusione negli Stati Uniti grazie ai birrifici artigianali che dagli anni 80 iniziarono a concentrare la produzione su stili di birra in cui il luppolo la faceva da padrone. Tra i primi birrai che utilizzarono il Cascade troviamo Fritz Mytag della Anchor Brewing Company, che con la sua Liberty Ale diede luce a un nuovo genere birrario: le American Pale Ale. Pochi anni dopo anche Ken Grossman del birrificio Sierra Nevada scelse questa varietà per caratterizzare la sua Sierra Nevada Pale Ale. Da qui, la strada per il successo del Cascade fu spianata. Il suo aroma è principalmente agrumato (pompelmo e limone), con un tocco floreale leggero in sottofondo supportato da una fresca base resinosa.

Citra

Il Citra è il luppolo che ha segnato uno spartiacque nella storia delle birre luppolate moderne. Rilasciato nel 2008 sotto brevetto da Jason Perrault, agricoltore di quarta generazione nella Yakima Valley, ha suscitato un interesse immediato da parte di birrai e appassionati bevitori per il suo aroma complesso, potente ma allo stesso tempo elegante. Nato con il nome in codice X-114 nel 1990 (poi diventato HBC 394), è stato inizialmente utilizzato in via sperimentale da diversi birrifici, tra cui, di nuovo, Sierra Nevada che lo impiegò nella sua Torpedo IPA. Ben presto è stato accolto con entusiasmo da moltissimi altri birrifici al punto da balzare già nel 2014 al quinto posto tra i luppoli più diffusi al mondo. Grazie all’alta concentrazione di mircene, un olio essenziale, il suo aroma spazia dal limone, al pompelmo fino a punte di mandarino. Il Citra è anche ricco di linalolo e geraniolo, due composti che subiscono una biotrasformazione nel corso della fermentazione liberando citronellolo, un monoterpenoide aromatico che ricorda gli agrumi ma anche frutti tropicali come mango e passion fruit. Il Citra è uno dei pochi luppoli che può essere utilizzato anche in solitaria senza risultare monodimensionale.

Chinook

Il Chinook (pronunciato sia cinùk che kainùk) è stato rilasciato in America nel 1985, agli esordi del movimento craft. Nato come luppolo da utilizzare in amaro per via del suo alto contenuto di alfa acidi, è stato ben presto adottato dai piccoli birrai del neonato movimento craft che hanno iniziato a sperimentare impiegandolo anche per le aggiunte in aroma (late boil e dry hopping). Ne sono venute fuori birre molto aggressive, amare, con tratti aromatici caratterizzati da una decisa impronta resinosa supportata da toni agrumati tendenti alla scorza di pompelmo. Sebbene esistano alcune birre prodotte utilizzando il Chinook in solitaria, questo luppolo esprime il meglio di sé quando viene impiegato insieme ad altre varietà della stessa caratura come Centennial e Columbus. Ne è un esempio la India Pale Ale di Stone Brewing, birra iconica del movimento craft di San Diego.

East Kent Goldings

I luppoli arrivarono in Inghilterra verso la fine del 1400, importati da commercianti olandesi. Trovarono terreno fertile per la coltivazione nella zona sud-est dell’isola, in particolare in quella che oggi è la regione del Kent. Proprio in questa zona venne coltivato il primo luppolo protetto dalle imitazioni tramite licenza, discendente dalla varietà chiamata genericamente “Goldings”: fu rilasciato ufficialmente all’inizio dell’800 con il nome di East Kent Goldings. Oggi viene coltivato da una ristretta cerchia di agricoltori del Kent e non può essere piantato altrove (non esiste un East Kent Goldings americano, mentre esistono Goldings generici coltivati anche in America). Insieme al Fuggle, che rispetto all’East Kent Goldings è meno elegante, costituisce il marchio di fabbrica delle tradizionali bitter inglesi. Utilizzato sia in amaro che in aroma, rilascia un bouquet che spazia dal floreale (principalmente lavanda) all’erbaceo fino a toni agrumati (limone e un tocco leggero che ricorda la marmellata di arancia). Molti evidenziano anche una nota speziata e terrosa non ben definibile ma indubbiamente presente. Da non confondere con lo sloveno Styrian Goldings, che di Goldings ha solo il nome visto che discende dal Fuggle.

Mosaic

Conosciuto per molti anni con il nome in codice HBC 369, il Mosaic è stato rilasciato ufficialmente nel 2012 dalla americana Hop Breeding Company. Da subito ha attirato l’attenzione di tantissimi birrai e appassionati, un po’ come fece il Citra qualche anno prima. Il suo successo è stato clamoroso, tanto che nel giro di cinque anni è balzato al sesto posto tra i luppoli più coltivati negli Stati Uniti. Non a caso, il Mosaic è un marchio registrato uscito dalle sapienti mani di Jason Perrault della Hops Breeding Company che detiene anche il brevetto del Simcoe e del Citra. Il Mosaic è nato nel contesto di una ricerca volta a creare un luppolo simile al Simcoe che avesse però una resa di raccolto maggiore. L’incrocio tra una pianta femmina di Simcoe e un maschio di Nugget (altro luppolo americano) diede luce a questo particolarissimo ibrido. Il Mosaic è un luppolo molto caratterizzante, complesso e dalle mille sfumature (da qui il nome Mosaic). Il suo aroma, riconoscibilissimo perché unico, mostra in parte i toni muscolari resinosi dei classici luppoli americani, affiancati da una sferzata di agrumi (mandarino soprattutto) e aromi tropicali che ricordano il mango, la papaya, il frutto della passione, il litchi e perfino l’uva spina. Una complessità e una potenza aromatica tale da sovrastare spesso gli altri luppoli che tentano di lavorare al suo fianco. Il Mosaic è uno dei luppoli più gettonati nella produzione delle modaiole New England IPA.

Centennial

Sviluppato a partire dal 1974 dall’università di Washington, il Centennial è stato rilasciato ufficialmente nel 1990. Per il suo alto potenziale amaricante e il profilo aromatico simile a quello del Cascade ha guadagnato da subito l’appellativo di “Super Cascade” o “Cascade on steroids”. Deriva da un incrocio di diverse tipologie di luppoli che spaziano dall’America (Cascade), all’Inghilterra (East Kent Goldings e Fuggle) fino alla Germania (Bavarian). Il suo profilo aromatico è agrumato (limone, soprattutto) con venature floreali e una base di aghi di pino in sottofondo. Una birra iconica che utilizza questo luppolo è la Centennial IPA del birrificio americano Founders.

Hallertau Mittelfrüh

Probabilmente è il luppolo meno noto al grande pubblico rispetto a tutti quelli che abbiamo citato fino ad ora, sebbene abbia fatto la storia delle basse fermentazioni. Coltivato probabilmente già dalla fine del’800, si è presto diffuso nell’Europa centrale dove nello stesso periodo le basse fermentazioni hanno iniziato a prendere il sopravvento sulle alte fermentazioni. È il padre dei luppoli nobili europei, di cui incarna in maniera emblematica il profilo delicato, fine e allo stesso tempo complesso. Il suo aroma ricorda l’erba appena tagliata e campi in fiore; presenta note speziate difficilmente definibili ma ben presenti. In secondo piano troviamo toni agrumati molto delicati, diversi dai rocamboleschi agrumi sprigionati a gran voce dai luppoli americani. Purtroppo il Mittelfrüh è un luppolo delicato, la pianta viene facilmente attaccata da parassiti portando spesso a raccolti poco fruttuosi. Rimane comunque il simbolo delle lager di stampo europeo, da cui anche gli americani traggono ispirazione. È il luppolo protagonista della famosissima Boston Lager del birrificio Samuel Adams diffusissima in America. Jim Koch, fondatore della Samuel Adams, ha viaggiato spesso fino in Baviera per accaparrarsi parte del raccolto di questa incredibile varietà di luppolo. Hallertau è il nome di una zona della Baviera particolarmente vocata alla coltivazione del luppolo, ragion per cui si trovano in commercio altri luppoli da non confondere con il Mittelfrüh, i cui nomi iniziano sempre con il termine Hallertau (es. Hallertau Magnum, Hallertau Herkules, Hallertau Taurus).

Sorachi Ace

Tra i luppoli più controversi della storia (o lo si ama, o lo si odia), il Sorachi Ace è stato sviluppato in Giappone verso la fine degli anni 70 dal Dr. Yoshitada Mori, ricercatore al birrificio Sapporo. Il suo nome deriva dall’omonimo distretto della cittadina giapponese di Hokkaido. L’obiettivo era quello di creare qualcosa di molto simile al luppolo nobile ceco Saaz ma con più potere amaricante, ma il risultato non fu quello sperato. Mentre a livello di analisi chimiche i livelli erano quelli ricercati, l’aroma apparve da subito molto diverso dal Saaz: venne definito “strano” e quindi messo da parte. Fu nel 2006 grazie ai coltivatori americani che questo luppolo si riaffacciò sul mercato. I birrifici craft lo apprezzarono fin da subito per i suoi intriganti aromi citrici, anche se basta poco per farlo virare su toni non troppo piacevoli, come quelli medicinali. Tutt’oggi viene coltivato in piccole quantità solo in America, ma la sua strana storia e il suo aroma così particolare lo hanno reso in qualche modo celebre. Famosa è la Sorachi Ace Farmhouse Saison dell’americana Brooklyn Brewer che fa di questo strano luppolo il suo punto di forza. È anche uno dei luppoli utilizzati nella Zona Cesarini (Pacific IPA) del birrificio Toccalmatto, tra i primi a far conoscere questa varietà in Italia.

Nelson Sauvin

Chiudiamo questa carrellata con un altro luppolo dall’aroma unico e particolare, questa volta di origini Neozelandesi. È stato sviluppato e viene coltivato nella regione del Nelson, da cui prende la prima parte del nome. La seconda parte deriva invece dal particolare e unico aroma di questo luppolo che ricorda il vino bianco, in particolare al Cabernet Sauvignon. In sottofondo troviamo poi i classici aromi fruttati dei luppoli neozelandesi che in questo caso ricordano da vicino l’uva spina (gooseberry). Alcuni percepiscono anche aromi tropicali, soprattutto frutto della passione. Sebbene decisamente più utilizzato rispetto al Sorachi Ace, il Nelson Sauvin non raggiunge certo una diffusione stratosferica. Eppure è ben apprezzato e conosciuto per il suo particolare aroma che lo rende immediatamente riconoscibile e fondamentalmente unico.