Al di là di un nome di battesimo in cui, evidentemente, trionfa il gusto di una provocazione che definire goliardica è un eufemismo, il prodotto in questione, sul piano dei contenuti, rappresenta uno dei non poi tantissimi esempi di come, data una ricetta base “di successo”, possa aver senso affiancarle una variante nella quale gli elementi di differenziazione dall’originale aprano una forbice alla fin fine non gigantesca. Eppure, tra la ArtigianAle e la SuperanAle che qui mettiamo sotto la lente (rispettivamente, nella gamma del birrificio Bi Du, il modello e la derivazione poc’anzi accennati), i punti di distinzione, seppure limitati ad alcuni tratti, descrivono alla fine un’accoppiata che rende ragione della scelta compiuta. In poche parole, insomma, il marchio comasco (con sede a Olgiate) ha saputo mantenere i punti di forza del proprio cavallo di battaglia (alcol compreso: 6.2%), aggiungendo ad essi una serie di “finimenti” peculiari che, a operazione ultimata, disegnano un identikit abbastanza autonomo da giustificarne l’esistenza.
E se parlare di diversa appartenenza stilistica è forse opinabile (Pale Ale la prima, Apa la seconda), si tratta di una questione comunque non cruciale. Quel che conta è che della sorella maggiore in anagrafe (ambrata costruita su una dorsale luppolata a base di Perle, Styrian Goldings e Cascade), la “Super” riprende i tratti costitutivi, qui integrandoli e là accentuandoli. Così il naso vibra dei toni vegetali tanto cari alla “Artigian” (erba, fieno, tè); ma accelera in quelli fruttati (più ananas e mango, accanto alla confermata pesca), resinosi e agrumati (canditure in specie). Mentre la bevuta (specificità dei rilasci aromatici a parte), ricalca e ripete i pregi della primogenita: pienezza, rotondità e insieme snellezza, sublimata in un bel finale secco. E vai così!
SuperanAle del birrificio Bi-Du
Fermentazione: Alta
Stile: American Pale Ale
Colore: Ambrato
Gradi Alcolici: 5.8% vol.
Bicchiere: Pinta
Servizio: 8-10°C
