Birrificio trappista Rochefort
L’abbazia di Notre-Dame de Saint-Rémy, con annessa produzione birraria, si trova a pochi chilometri dal piccolo paese di Rochefort nella provincia di Namur, nelle Ardenne. Il convento viene fondato da un gruppo di suore nel 1229 nella valle di Saint Remy, presso Rochefort, e prende il nome di “Succursus Dominae Nostrae”. Le suore vi rimangono fino al 1464, quando vengono sostituite dai monaci cistercensi, che qui vi rimangono di fatto fino al 1792. Il periodo più complicato per il monastero è quello a cavallo fra il XV e il XVI secolo, nel quale più volte viene devastato dalle ruberie dei briganti e dalla persecuzione messa in atto dai calvinisti. Proprio in memoria di questo periodo, l’abate Filippo di Fabry conia il motto dell’abbazia, vessata da ciclici rovesci di fortuna: “Curvata, resurgo”. Dopo un lungo periodo di abbandono, susseguente alla distruzione dell’abbazia avvenuta nel 1794 per mano dell’esercito rivoluzionario francese, nel 1887 l’antica proprietà di St. Rhemy (poco più di un rudere) viene donata da un laico alla comunità cistercense di Achel. Nel dicembre dello stesso anno, dal monastero olandese parte una piccola comunità di monaci che, guidata dall’abate Anselmus, arriva a Rochefort per rifondare l’antica abbazia e nel 1889 si ricomincia a produrre birre. Dopo l’ultima “offesa” della storia arrecata dalle distruzioni della prima guerra mondiale, dal 1919 la struttura dell’abbazia e della fabbrica interna di birra rimangono inalterate, e fanno prosperare questo monastero, che attualmente ospita circa una ventina di padri, di cui sei addetti alla produzione.
Documenti dimostrano che il monastero possiede una birreria fino dal 1595, con orzo e luppolo coltivati allora nei propri campi. La birreria attuale viene costruita nel 1899, da padre Zozime Jansen, ex produttore di birra a Oosterhout nei Paesi Bassi. La produzione fa il salto di qualità agli inizi degli anni ’50, quando i mastri birrai di Scormount e il “famoso” professor De Clerck dell’università di Lovanio formano una nuova generazione di mastri birrai di Rochefort.
Le birre, tutte ad alta fermentazione e rifermentate in bottiglia, sono identificate solo con un numero – 6, 8, 10 – che sta a indicare la misura della densità iniziale del mosto secondo la scala in uso in Belgio nel recente passato. Sono 18 i monaci che vivono all’interno del convento e 6 quelli che si occupano della produzione di birra, lavorando 4 giorni alla settimana e realizzando 18.500 ettolitri annui.