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Pils Pride 2015: il nostro report

pilspride2015Paese che vai, Pils che trovi! Può essere questa una delle chiavi di sintesi dell’edizione 2015 appena trascorsa. L’appuntamento, che a questo stile viene dedicato da parte del Birrificio Italiano, uno dei maggiori rappresentanti delle “Pils all’italiana” (si veda Tipopils, Delia ed ExtraHop), ci conferma che la tipologia più diffusa al mondo, quando viene proposta nella versione artigianale, non solo regala emozioni uniche, con la sua “complessa” semplicità, ma riesce ad esprimersi anche in maniere differenti. Per il suo nono anno la manifestazione (in agenda sabato 9 e domenica 10 maggio) ha visto alla spina qualcosa come 25 etichette, battenti bandiere differenti. Tra solide certezze, nomi in via di affermazione definitiva e vere e proprie realtà emergenti, ecco le nostre impressioni su alcuni assaggi meritevoli di attenzione.

Partiamo da alcune delle guest star da oltre confine. Poco dna a stelle & strisce (Magnum in amaro, Spalter Select in aroma, Saphir in dryhopping) nella pur californiana Pivo Pils (5%) targata Firestone Walker. Ci ha stupito: decisa e secca, dai rimandi campestri culminanti con una fase balsamica di resine e dosata citricità.

Forte, invece, il timbro francone nella Gaenstaller Zwickl Pils (5.8%): esperienza contaminativa tra i due riferimenti stilistici riportati nel proprio stesso nome, genera un equilibrio che può forse dispiacere a un occhio purista, ma che alla beva risulta dotato di senso (eccome!). Affianca panificato e floreale dolce tipici della matrice territoriale d’origine a una svettante esuberanza amaricante che conclude, pulisce e invoglia a sorsi successivi.

Altro interessante assaggio dalla Franconia, la Mönchsambacher Helles (5%) della Brauerei Zehendner. Si dirà: ma è una Hell, non una Pils. Noi non ce la siamo fatta sfuggire, servita a caduta: floreale e carezzevole, con i suoi aromi di petali bianchi (camomilla, in specie) e con le sue mielature leggere, è scivolata via con gran piacere.

Sempre dalla Baviera, ma in tutt’altro angolo (a Sud, nel distretto dell’Oberbayern), un’altra ospite straniera: la Eric Pils (5%) della gamma Schönramer. E qui un’esecuzione in linea con i canoni tradizionali: non priva di morbidezze (crosta di pane chiaro, un miele lievissimo), ma nel complesso rapida e nervosa, con in primo piano resine e sensazioni seccamente erbacee.

Restiamo nell’Europa centrale, per spostarci tuttavia in Repubblica Ceca. A Kout na Šumavě, il birrificio (Pivovar) omonimo ha messo alla prova la sua Světlé Výčepní (5%); la quale – fin dal colore: un dorato profondo, ben oltre quello delle colleghe presenti a Lurago Marinone – non ha nascosto certo le proprie tipicità boeme, dispensando morbidezza (fino a toni biscottati e a mielature di palpabile spessore) e note amaricanti in funzione comprimaria.

E veniamo all’Italia. Pimpante – tra le etichette della gamma ospitante – l’incisiva Extra Hop, snella coi suoi 4.8 gradi, fresca di flussi erbacei e floreali (con una punta di agrumata piccantezza), risoluta nella sua corsa gustativa, tutta protesa a un tripudio d’amaro condensato e ficcante.

Grintosa e mascolina, soprattutto se messa a confronto con le altre versioni presenti, la Baffetti Pils di Stavio che ci ha colpito, olfattivamente in senso letterario, per la sua generosa luppolatura dal taglio erbaceo, di un resinoso quasi piccante (Saphir in prima linea tra i luppoli), oltre che per una corsa gustativa scattante .

Più tornita e carezzevole la piemontese Elvo Pils (5%), che da Graglia (Biella) fa sgorgare una versione dello stile intenzionalmente orientata a fondamentali boemi (rotondità, scioglievolezza), pur senza risultati estremi: il lato amaricante non manca, portando con sé note garbate note vegetali ed erbacee.

pils pride 2015

Appunti di degustazione a parte, abbiamo assistito con interesse al vivace incontro incentrato sul tema del luppolo in Italia, ovvero sulla possibilità di coltivarlo nel nostro Paese e soprattutto di individuarne una varietà nostrana. Un dibattito animato dall’esposizione di Eugenio Pellicciari che ci ha raccontato la sua esperienza con l’innovativo progetto “Il Luppolo a Marano sul Panaro tra Biodiversità e Qualità”, che porta avanti con l’Università di Parma e con la giovane realtà Italian Hops Company, che quest’anno in terra modenese prevede i primi raccolti (di varietà straniere come Cascade) destinati alla vendita, con la speranza e l’obiettivo in futuro di selezionare un genotipo capace di regalare tante Pils con luppolo italiano.