Intervista a Jörgen Hasselqvist dell’Oliver Twist di Stoccolma
Beh, anzitutto l’apertura risale al 1993. Un momento di autentica rivoluzione per il settore birrario in Svezia, perchè le nuove leggi entrate in vigore in materia semplificarono non poco l’importazione di birre da tutto il mondo. All’epoca ero titolare di un’azienda che importava ale e cider dal Regno Unito, ed oltre a vendere qualche birra all’Oliver Twist ci lavoravo come barista part-time. Rune Bohli, il proprietario, aveva già una visione chiarissima di quello che voleva essere il futuro del locale: affermarsi con un’offerta che fosse superiore a tutte le altre in circolazione e, per aiutarlo a realizzare il suo sogno, nel 1996 mi assunse a tempo pieno. Iniziammo a fare ricerche e soprattutto molti viaggi, per renderci conto di persona di quanto accdeva in giro per il mondo. A livello personale credo davvero che tutto sia possibile, e nel mio vocabolario la parola “no” non esiste proprio! Per diventare un vero pub in stile inglese era comunque necessario spillare Real Ale, e la parte più difficile fu convincere i birrai nel Regno Unito che le loro creature sarebbero riuscite a sopravvivere al viaggio. Impresa riuscita se contiamo che ad oggi abbiamo servito ai nostri clienti oltre 2500 ales differenti, una cosa pazzesca! A partire dal 2000 diventammo inoltre il primo pub al di fuori dal Regno Unito a ricevere Cask marque.
Quante birre e stili avete nel vostro pub?
Abbiamo 19 birre alla spina, 1 sidro e 3 spillatrici a pompa per le Real Ale, oltre a circa 100-150 birre in bottiglia, a seconda di ciò che riusciamo a trovare! Di norma importiamo molto dagli Stati Uniti, ma ovviamente lavoriamo anche con i micro birriffici svedesi e con quelli di altre zone. Facciamo di tutto affinchè la nostra offerta riesca ad abbracciare la totalità degli stili esistenti, ma il posto è piccino.. mi piacerebbe avere qualcosa in più, ma in effetti ci sono quasi tutti.
So che sei un vero appassionato delle birre amare, e si può dire che sei stato una sorta di pioniere di questa tipologia nel tuo paese. Qual’è stata la reazione del pubblico svedese?
La gente abituata a viaggiare era contenta di ritrovare pure qui le ale anglosassoni, anche se decisamente più duro è stato convincerli a scegliere quelle artigianali. E’ bello aver fatto parte della rivoluzione degli ultimi 18 anni, dove da un vero e proprio deserto siamo arrivati alla situazione di oggi. In effetti credo come dici tu di poter essere considerato, alla pari di altri come ad esempio Stene del pub Akkurat, una sorta di pioniere del genere. La prima reazione degli svedesi “normali” al cospetto delle ale fu invece quella di notare come queste avessero un po’ troppo “sapore”, un’idea che in realtà ha finito col cambiare rapidamente. La cosa è normale d’altronde..non erano ancora abituati alle birre artigianali!
Qual’è la situazione oggi nel vivace mondo birrario svedese?
Di positivo c’è che la domanda di birre artigianali sta crescendo rapidamente e che, a dispetto di normative spesso stupide ed utili solo a complicare le cose, continuano ad aprire nuovi microbirrifici. La situazione si è fatta piuttosto effervescente insomma, e ciò non può che rendermi felice. Purtroppo nel nostro paese sopravvive ancora il monopolio sulla distribuzione, che rende poco agevole l’importazione dei prodotti. A ciò vanno inoltre aggiunte le tasse sulle bevande alcoliche, che non aiutano per niente. Il problema più serio rimane però quello dei media, o meglio dell’assoluta mancanza di interesse da parte loro per il nostro settore, di cui viene scritto pochissimo. In un giornale puoi magari trovare due o tre pagine sul vino, ma sulla birra..zero!
Perché un amante della birra di qualità non dovrebbe assolutamente mancare allo “Stockholm Beer & Whiskey Festival”?
Anzitutto perché Stoccolma é una città bellissima! Il festival offre poi la possibilità di assaggiare birre provenienti da ogni parte del mondo, oltretutto in un posto relativamente piccolo… sono presenti quasi tutti gli importatori ed i mastri birrai svedesi, oltre ad alcuni dalla vicina Scandinavia. Ancor più divertente per un appassionato è la parte dedicata al whiskey. La Svezia rimane infatti il primo paese a livello mondiale in quanto a consumo di Single Malt… ecco spiegato perchè, accanto a birrai di ogni provenienza, è possibile trovare un gran numero di whiskey e di produttori!
In effetti mi sono divertito moltissimo nel 2002, assaggiando tante birre buonissime ed alcune fatte in casa davvero sorprendenti. Immagino che, come sta accadendo in Italia, anche in Svezia sia sempre più diffuso il fenomeno dell’homebrewing..
In effetti è proprio così.. il problema per molte persone è spesso la mancanza di tempo per dedicarcisi, ma l’homebrewing sta crescendo parecchio anche qui.
So che partecipi regolarmente al “Pianeta Birra” di Rimini. Qual’è la tua opinione sulle birre artigianali italiane?
Credo che il vostro paese abbia fatto passi avanti incredibili in questi anni. Durante l’ultima visita al “Pianeta Birra”, la mia terza in totale, sono rimasto davvero sorpreso sia dal numero di birre e birrifici presenti, sia dalla qualità di questi prodotti. La cosa mi ha davvero impressionato, e credo sarebbe necessario uno stand tutto dedicato alla birra artigianale italiana nella prossima edizione del SBWF..
Tutti sanno della tua amicizia con Stene del pub Akkurat. Com’è nata l’idea di un festival “Bitter e Sour” e, soprattutto, com’è stato accolto dalla gente?
Beh, tante buone idee nascono davanti ad un bicchiere di birra! Questa in particolare è scaturita dall’incontro fra l’amore di Stene per il lambic ed il mio per il luppolo americano e per quanto sta accadendo da quelle parti. Il nome, quindi, è uscito praticamente da solo. Sorprendente invece la reazione della gente, arrivata da tutta la Svezia, dalla Scandinavia.. Senza contare poi le numerosissime e-mail ricevute dall’Australia, dal Canada… è stato pazzesco! Credo sia facile immaginare l’incubo a livello di organizzazione, ma alla fine ce l’abbiamo fatta e, questo è sicuro, ci riproveremo ancora!
Parlarci un po’ delle vostre prossime sfide, di cosa vi aspetta nel futuro..
La sfida più grande rimane quella di convincere i media a parlare maggiormente del mondo della birra, in maniera da fornire al pubblico finale strumenti utili per fare scelte consapevoli. Per quanto riguarda il pub spero invece di riuscire ad incrementare ulteriormente l’import dagli USA. Ho inoltre in programma una visita al GABF, un festival che non ho potuto frequentare per parecchio tempo vista la contemporaneità con il SBWF.
Ne approfitto anche per mandare a tutti un grosso saluto dalla Svezia!