Light beer: le migliori birre italiane dalla bassa gradazione alcolica
Troppo spesso le birre a basso tenore alcolico vengono “snobbate” dal grande pubblico, soprattutto in Italia. I motivi sono molteplici: a volte la bassa gradazione viene percepita come una mancanza di qualità sensoriali, altre come indice di “poca virilità” del bevitore (chi frequenta spesso i pub sa che non è un elemento così trascurabile), oppure la preferenza cade su birre più alcoliche in quanto dotate di sensazioni di maggior impatto. Per sfatare alcuni di questi miti vi proponiamo una carrellata di birre italiane dal contenuto alcolico inferiore al 4%.
Ovviamente il criterio di scelta è, al solito, quello della qualità: niente spazio insomma ai prodotti “slavati” per cui il termine light consiste solo in una mossa di marketing utile ad accaparrarsi una fetta più ampia di mercato. Tra gli esempi troverete stili votati per definizione alle basse gradazioni come le bitter o le pale ale inglesi, le blanche e le saison belghe, ma anche qualche tentativo di recupero di stili storici – o esperimenti a questi ispirati – ormai perduti. Nel panorama brassicolo l’attuale scuola predilige per le basse gradazioni l’uso di spezie particolari come fiori, piante e radici che esaltino il bouquet aromatico, ma anche, e sempre più, l’utilizzo di luppoli dai profumi intensi e inebrianti che diano maggiore “spinta” alla birra. Ma perché fare e bere birre a bassa gradazione? O meglio, qual’è il “senso” da ricercare in una birra di questo tipo? Di risposte ce ne sono molte. Assodato come ormai non servono più birre al tempo stesso nutrienti e dissetanti per ristorare i lavoratori (vedi le saison per i braccianti della Vallonia), è pur vero che ci sono mesi caldi in cui il tenore alcolico ha il suo peso e la voglia dirige verso qualcosa di rinfrescante. In tempi di intransigenza assoluta a livello alcolemico una birra con pochi gradi può inoltre aiutarci a mantenere integra la patente (e la nostra salute soprattutto) senza privarci di uno dei piaceri della vita. E ancora, last but not least, pochi gradi significano la possibilità di bere qualche birra in più senza cadere nell’oblio del giorno dopo (con relativo auto-ringraziamento la mattina successiva mentre si telefona all’amico che ha bevuto tutta la sera imperial ipa da 10 gradi per sentire se è ancora vivo, magari lo stesso che metteva in dubbio la nostra virilità).
Non esiste insomma una ragione valida per non concedersi una birra a bassa gradazione, a patto che il criterio produttivo sia quello della godibilità e della qualità. La cosa può inoltre rappresentare un bel banco di prova per il birraio: se sarà capace di trasmettere emozioni in birre così delicate c’è da aspettarsi che potrà farlo anche cimentandosi con prodotti più complessi.
Dui e Més del Birrificio Pausa Cafè di Saluzzo (CN)
2.5% alc.
Ispirata alle saison belghe la Dui e Més è un prodotto difficilmente catalogabile a causa della inusuale speziatura con zafferano di Talouine e pepe nero di Rimbas, Al naso le spezie utilizzate emergono evidenti, con il pepe che regala note pungenti e resinose. All’assaggio il corpo non è eccessivamente esile, notevole la persistenza aromatica.
Murfela del Birrificio Lungo Sorso di Nole (TO)
2,8% alc.
Realizzata secondo i canoni dello stile inglese delle mild, la Murfela ha note di caramello e leggero mou, sia al naso che in bocca, con un lieve retrogusto di nocciola. Il corpo è esile e ben bilanciato da una giusta luppolatura.
La Mezza Petrognola del birrificio La Petrognola di Piazza al Serchio (LU)
2,8% alc.
Versione light della classica Petrognola al Farro, da cui riprende il nome con l’opportuna specificazione “mezza” (i gradi sono la metà della sorella maggiore). Il farro dona note balsamiche e una leggera sensazione acidula. La birra appare avvolgente nonostante il basso tenore alcolico, dimostrando personalità e fascino. Birra elegante, leggiadra e dissetante.
Zero Virgola e Light del birrificio Il Birrino di Brugherio (MB)
1% alc. e 3,1% alc.
Entrambe le birre prodotto da Il Birrino che segnaliamo possiedono la certificazione di prodotto biologico e, cosa ben più rara, quella di birra senza glutine. L’estrazione del glutine avviene tramite un processo ideato da Tony Apollaro, proprietario e birraio, che consente di evitare processi chimici. La Zero Virgola (1% alc) viene realizzata con una brevissima fermentazione e una lunga maturazione: ne risulta una birra decisamente morbida, con le sensazioni legate ai malti in netta evidenza. Dato il basso grado alcolico la Zero Virgola può essere consumata da tutti, ponendosi di fatto come alternativa a molti soft drink. La Light (3.1% alc) è invece ispirata alle weizen, con il grando saraceno utilizzato in sostituzione del frumento maltato.
3+2 del birrificio 32 Via Dei Birrai di Pederobba (TV)
3.2 % alc
Brassata la prima volta per festeggiare i cinque anni del birrificio, la 3+2 è in seguito entrata stabilmente nella produzione di 32 Via Dei Birrai. Il colore è biondo velato e la schiuma presente e corretta. Sia al naso che in bocca colpisce la speziatura abbondante ma mai fastidiosa, che lascia spazio a un finale erbaceo e fruttato. Facile da bere, ma con un carattere deciso.
Polska Light del Birrificio Amiata di Arcidosso (GR)
3.2% alc
La Polska Light, come la sua sorella “maggiore”, si rifà allo stile storico delle grätzer. La peculiarità di queste birre è quella di essere prodotte utilizzando solo malto di frumento affumicato con legno di quercia – a differenza di quanto accade per le rauch tedesche, che usano legno di faggio – che caratterizza in maniera decisa la bevuta. La Polska Light si presenta di un biondo molto pallido, con note di affumicatura leggere ma evidenti, ma anche erbacee e floreali date dal luppolo e dal frumento. In bocca è piacevolmente acidula, fresca, con un finale affumicato e amaro. Un recupero di stile storico interessante sia per il palato che per la cultura!
Working Class Mild del birrificio Toccalmatto di Fidenza (PR)
3.4% alc
Ispirata alle birre diffuse tra i lavoratori inglesi del 1800, la mild di Bruno Carilli è tendente al marrone scuro con piacevoli note di caramello, mou e un leggero torrefatto. All’assaggio scorre velocemente grazie a un corpo leggero, che anticipa un finale leggermente amarognolo molto piacevole.
Mundaka del Birrificio Olmo di Arsego di S. Giorgio delle Pertiche (PD)
3,5% alc.
Ideata sulla spiaggia di Mundaka (Paesi Baschi) con l’obiettivo di “creare una birra con l’estate dentro, capace di portare la mente sopra una tavola da surf nei più bei reef del mondo”, la Mundaka si ispira alle summer ale britanniche. Dal colore giallo paglierino, è caratterizzata al naso da luppoli americani, neo zelandesi e giapponesi che regalano sensazioni di frutta tropicale, agrumate e resinose; il corpo leggero cede velocemente il passo alle note più fresche e amaricanti del luppolo.
Castellana del birrificio Agribirrificio il Luppolajo di Castel Goffredo (MN)
3.5% alc.
La Castellana è caratterizzata dall’uso di malti pils prodotti direttamente dal birrificio e della Balsamita Major, pianta spesso presente nei piatti della tradizione locale (specie tortelli e frittate). Lo stile scelto è quello delle bitter inglesi, dopo che alcune ricerche hanno messo in luce come la Balsamita fosse utilizzata proprio nell’Inghilterra medievale per la preparazione del gruyt (la miscela di spezie aromatiche e amaricanti pre-luppolo). Nel bicchiere la birra risulta ambrata con schiuma fine. Al naso l’uso della Balsamita in “dry hopping” regala note balsamiche, mentre il Fuggle impiegato in aroma dà sensazioni tipiche delle birre inglesi. In bocca il corpo è watery, mentre sul finale i richiami ancora balsamici si fondono con un piacevole sentore di liquirizia. Una birra decisamente territoriale che affonda le sue (lunghe) radici nella storia brassicola.
Belinda light del Birrificio di Como
3.5% alc
La Belinda light nasce cinque anni fa con l’intento di fornire sollievo durante il caldo estivo: nel tempo la ricetta è stata continuamente modificata, fino a raggiungere la versione attuale. Viene prodotta con lievito a bassa fermentazione e aggiunta di sciroppo di mirtillo in rifermentazione. Prima della filtrazione è unita una composta di lychees e frutto della passione, appositamente preparata in birrificio. Il risultato è una birra dal colore molto particolare in cui risaltano al naso soprattutto i sentori della frutta tropicale, mentre in bocca si percepisce il mirtillo unito ai malti. La sensazione generale risulta secca (gli zuccheri del succo di mirtillo sono stati mangiati dal lievito in rifermentazione), mentre il retrogusto è caratterizzato da un bel sapore fruttato.
Victoria Light IPA del Birrificio del Ducato di Roncole Verdi (PR)
3.5% alc
Dedicata alla secondo genita del birraio Giovanni Campari, la Victoria è in un certo senso una birra estrema. L’obiettivo, dichiarato fin dall’etichetta, è quello di convogliare le sensazioni di una ipa in una birra dal basso tenore alcolico (si parte da 9 gradi plato). Di colore dorato, si presenta con una buona schiuma. Al naso aggiunge a lievi sensazioni agrumate tipiche dei luppoli americani un piacevole ricordo di the verde, mentre all’assaggio il corpo è esile ma presente, pulito, e la birra scorre via bene prima di chiudere con un amaro delicato ma persistente. Davvero una light ipa!
Kykeon del Birrificio Turbacci di Mentana (Rm)
3.5% alc
A metà strada tra una birra storica e un divertissiment, la Kykeon è stata sviluppata con Gabriella Cinelli, storica dell’alimentazione e fiduciaria della Condotta Slow Food di Tivoli. L’idea era quella di riprodurre la bevanda che la maga Circe diede ad Ulisse e ai suoi uomini tramutandoli in animali (ad eccezione del furbissimo “Nessuno”), in maniera più o meno scherzosa. Il risultato è una birra chiara dal colore opalescente, aromatizzata con una miscela di spezie ed erbe, una sorta di gruyt, che comprende mentuccia romana, melograno, coriandolo e miele. Al naso è caratterizzata da profumi freschi e floreali, in bocca il corpo è leggero con note di miele, finocchietto e menta.
Stelle e Strisce del birrificio Birra del Borgo di Borgorose (RI)
3.5% alc.
Dedicata al mondo anglosassone, la Stelle e Strisce è una golden ale caratterizzata dall’uso di luppoli americani in dry hopping. Si presenta di un colore dorato carico, con schiuma abbastanza persistente. Al naso colpiscono subito i luppoli americani con sensazioni che ricordano l’agrumato amaro e l’erbaceo. In bocca la birra scorre veloce confermandosi amara.
Dalhia del Birrificio Turan di Bagnaia (VT)
3.5% alc.
Il nome è l’acronimo di Dark Ale Late Hopping Infusion Amarillo, che già di per sè la dice lunga sull’idea che sta alla base di questa birra. Di fatto si tratta di una sorta di Black Ipa (o dark cascadian ale, per la precisione) a bassa gradazione. Ne risulta una session beer dal colore scuro, che presenta i classici sentori di agrumato amaro e resinoso dati dall’amarillo, oltre a una lieve nota tostata. In bocca il corpo è più pieno di quello che farebbe presagire il grado alcolico, con le note del torrefatto (caffè, cioccolato amaro) che ben si fondono con l’amaricatura data dai luppoli in un finale pulito e lungo.
Light del Brewpub Sancolodi di Casoni di Mussolente (VI)
3.5% alc
Disponibile solo presso il ristorante pizzeria, la Light di quest’anno sarà una bassa fermentazione di colore paglierino. Pensata per essere bevuta durante le calde serate estive, ha un corpo esile dominato dal malto, mentre al naso risaltano le note dei luppoli americani utilizzati.
Kristal del birrificio Statale Nove di Crespellano (BO)
3.5% alc
La Kristal è ispirata alla wit bier, delle quali segue fedelmente i tratti principali. Di colore biondo opalescente, dichiara da subito l’appartenenza allo stile mettendo in gioco profumi legati a coriandolo ed arancia. In bocca il corpo è volutamente leggero e le note maltate lasciano velocemente spazio all’agrumato e al coriandolo.
Pshyco Star del Birrificio Indipendente ELAV di Comun Nuovo (BG)
3.5% alc
Dal colore dorato carico/aranciato, la nuova nata in casa ELAV viene definita una “smartly hopped italian session beer”: al naso dominano infatti le sensazione di agrumato, accompagnate da un leggero resinoso e una lieve nota maltata. In bocca a una leggera sensazione mielata, seguita da un lungo e rinfrescante amaro, anche questo per lo più legato agli agrumi. La birra risulta tutto sommato equilibrata e decisamente da “session”!
Dada-easT del Birrificio Dada di Correggio (RE)
3.5% alc.
La summer ale dell’estroso birrificio Dada è una birra dal colore giallo paglierino, leggermente velata, con un’ottima schiuma bianca e compatta. Al naso emergono note leggere di frutta tropicale (date dall’uso deIl luppolo giapponese Sorachi Ace e Mosaic) e una lieve sensazone speziata regalata da coriandolo e cumino (usati in produzione). In bocca il corpo è leggero ma presente, con una buona carbonazione che spinge verso un elegante e persistente amaro finale.
Light ai 5 cereali del birrificio BIRE – Birrificio Udinese di Udine
3.5% alc
Di colore biondo velato, al naso si distingue per un interessante profumo di cereali (avena, grano) che domina decisamente l’aromaticità dei luppoli. In bocca vi è una corrispondenza precisa con quanto percepito al naso, con la birra che scorre via, piacevolmente, con note di cereali pulite e mai stucchevoli. Dedicata a chi non ama l’amaro e cerca qualcosa di diverso.
Bitter del BAV – Birrificio Artigianale Veneziano, Maerne di Martellago (VE)
3.6% alc.
In perfetto stile bitter, questa birra è uno dei fiori all’occhiello del giovanissimo BAV, capace già di conseguire due medaglie d’ora all’ultima edizione di Birra dell’Anno (una proprio con la bitter, la seconda con la pils). Dal colore ambrato carico, al naso presenta leggere note floreali, con un lieve richiamo al “terroso”. In bocca si comincia con sensazioni legate al caramello che finiscono in un amaro piacevole e duraturo
Roxy del birrifcio Karma di Alvignano (CE)
3,7% alc
Dedicata dal mastro birraio Mario Cipriano alla figlia Rossella, la Roxy è una birra dal basso grado alcolico comunque molto profumata. L’abbondante aromatizzazione (anice stellato, cannella, boccioli di rosa e pepe rosa fra gli altri) le dona un aroma fresco, con note floreali e speziate (pepe e lievito), che in bocca si traduce in una bevuta decisamente amara. Una birra interessante capace di stuzzicare anche bevitori esperti.
Violent Shared del Birrificio Opperbacco di Notaresco (TE)
3.7% alc.
Sicuramente stupiscono i 120 IBU di amaro, tantissimi di per sé, ancora di più se pensati in una birra da 3.7%. Ma le massicce dosi di Mosaic e Chinook utilizzate non sono l’unico responsabile del profilo aromatico di questa birra. A determinare sia aroma che gusto intervengono infatti anche pompelmi e limoni freschi, spremuti con tanto di buccia e infusi in bollitura. Il risultato è una birra dorata e opalescente, dai netti profumi agrumati, con un corpo leggero caratterizzato dagli agrumi in maniera molto più lieve rispetto al naso e con un finale amaro molto lungo. Una produzione assolutamente caratterizzata e particolare, come tutta la gamma di Opperbacco.
TPA (Terminal Pale Ale) del birrificio Brewfist di Codogno (LO)
3.7% alc
La birra prende il nome dal locale aperto dai ragazzi di Brewfist, il Terminal appunto, proponendosi come etichetta “da bevuta” pur senza tradire lo stile produttivo del birrificio. Re-interpretazione moderna di una golden ale inglese, si presenta bionda e con una buona gasatura. In bocca e al naso è caratterizzata dalle sensazioni erbacee e agrumate date dai luppoli. Una bevuta piacevole, non solo estiva.
Umbrà del birrificio Croce di Malto di Trecate (NO)
3.7% alc.
Blanche a bassa gradazione prodotta nel solo periodo estivo, la Umbrà propone al naso le note di scorza di arancia amara e coriandolo tipiche della tipologia. Dal colore giallo paglierino ben velato, anche in bocca conferma la fedeltà stilistica con un lieve attacco acidulo dato dall’uso di frumento, un buon corpo e un finale piacevolmente pulito dove ritornano l’arancia amara e il coriandolo.
Secca del Birrificio Tempesta di Noale (VE)
3.8% alc.
Birra dal colore dorato dove al naso spiccano in primis sentori di frutta tropicale (frutto della passione) e poi quelli agrumati (pompelmo) dati dai luppoli utilizzati. In bocca la birra ha un corpo esile che conduce con facilità a un finale secco e lungo, dominato da sensazioni erbacee.
Yerba del birrificio Bi-Du di Olgiate Comasco (CO)
3.8% alc
Prodotta con yerba mate, angelica, erika e fiori di sambuco, la Yerba è di colore giallo paglierino, con un aroma intenso e variegato che ricorda la speziatura usata. Anche in bocca le spezie dominano, donando alla birra anche una leggera acidità che ne aumenta la beva.
La Serena del Birrificio La Superba di Busalla (GE)
3,8% alc
DIlcolore giallo paglierino, la Serena è prodotta con aggiunta di petali di rosa della valle Scrivia. Le rose sono chiaramente percepibili e persistenti sia in naso che in bocca, contribuendo a determinare un profilo gustativo delicato e leggero, tarato su sensazioni dolci. Come un bel mazzo di rose è dedicata dal birrificio a tutte le donne.
Rondeman del Piccolo Birrificio Clandestino di Livorno
3.8% alc
In stile bitter, la Rondeman (che in livornese/americano significa “in grandi quantità”) tradisce fin dal nome l’aderenza allo stile britannico. Dal colore ramato scuro con schiuma bianca, al naso ha note terrose tipiche dei luppoli inglesi e un leggero caramello. In bocca l’attacco è ancora sul caramello, il corpo è giustamente watery e il finale secco, ancora marchiato dai luppoli inglesi
Fleurette del Birrificio Italiano di Limido Comasco (CO)
3.8% alc
Prodotta con l’uso di fiori di rosa muscata, violette, estratto di sambuco, pepe, miele d’arancia e zucchero di canna, la Fleurette presenta un colore rosato molto accattivante. Conquista con un bouquet di profumi freschi, soprattutto floreali e agrumati, ben presenti ma mai stucchevoli. Altrettanto fresca è la bevuta, dissetante, ad anticipare un corpo snello e un finale dominato da piacevoli note speziate.
C-Jaded del Almond ’22 di Spoltore (PE)
3.8% alc.
Conosciuta in precedenza come Jaded, questa birra deve oggi il suo nome alla componente aromatica che la caratterizza. Si tratta infatti di una bitter “rivisitata”, speziata con pepe verde e bergamotto calabrese – da qui la C, che sta appunto per Calabrian- a cui si aggiunge il luppolo neozelandese Pacific Jade (ecco l’origine di “Jaded”) in aroma. Dal colore aranciato, colpisce subito per le sensazioni speziate, resinose e agrumate che si ritrovano anche in bocca, e per il netto amaro finale.
Daù del Birrificio Troll di Robilante (CN)
3.9% alc.
Ispirata alle saison belghe la Daù appare velata, di colore biondo carico con una schiuma abbondante e compatta. Sia al naso che in bocca si sentono distintamente note erbacee e speziate, quasi “rustiche”, date dall’uso di due tipi di pepi diversi e dello zenzero. Di grande struttura aromatica, la birra risulta secca e profumata e di facile beva. Una curiosità: la birra deve il suo nome ad una creatura leggendaria, il Daù appunto, abitante delle montagne caratterizzato dall’asimmetria del suo corpo.