L’identikit degli animali da bancone
Ma chi sono le persone che prediligono l’apparente minore comfort di uno sgabello al bancone rispetto al tavolo che è solitamente la scelta naturale delle compagnie numerose, delle persone impegnate in conversazioni lavorative che non vogliono spiattellare ai quattro venti e dalle coppie, a meno che queste non siano costituite da due “animali da bancone”? Proviamo a tratteggiare un amorevole bestiario di questa specie protetta!
IL CAVALIERE SOLITARIO
Non necessariamente è single, spesso è anzi accoppiato o padre di famiglia, ma predilige recarsi al pub da solo e ritrovarsi al bancone con altri esemplari della specie e conversare liberamente delle fatiche legate al tran tran lavorativo e al menage familiare nonché dei principali temi di attualità lasciandosi andare magari a considerazioni e commenti che, in un’epoca di estrema politically correctness come la presente, non gli sarebbero consentiti a casa o in azienda. Beve solitamente lager o birre in stile britannico concedendosi talvolta una Double IPA quando vuole sentirsi giovane.
IL PAZIENTE NON INGLESE
Ha fatto i suoi conti e scoperto che la frequentazione regolare di un pub costa meno rispetto a delle settimanali sedute di psicanalisi e così ora il publican sa tutto dei suoi conflitti irrisolti con le figure genitoriali, dei suoi tabù e dei suoi rimossi e si augura che non arrivi mai il giorno del transfert con conseguente innamoramento del paziente per lui. Oltre che da psicanalista, può capitare che il publican debba fungere anche da infermiere e autista d’ambulanza quando il paziente decide che la giornata è stata difficile e la cura prevede l’assaggio di tutta la tap list più qualche bottiglia dal frigo.
L’INTRAPRENDITORE
Nella sua narrazione è titolare o socio di maggioranza di almeno una dozzina di start up sparse in altrettanti diverse nazioni con un occhio di riguardo per l’Olanda e l’Irlanda grazie alle favorevoli normative fiscali colà vigenti, nei fatti è uno dei pochi clienti a lasciare insoluti perché “non ha spicci”, nei sospetti degli altri avventori, infine, le uniche sue avventure imprenditoriali che sembrano verosimili tra le tante millantate sono l’importazione di rum da Cuba o la proprietà di un bar sulla spiaggia in Colombia a seconda che tenda ad avere l’occhio lesso o pupille dilatate e sclere iniettate di sangue. Beve prevalentemente Pils o Session Ipa con concessioni a Blanche e Gose in estate.
IL FIGLIO DI MANUEL FANTONI
Degno erede del memorabile personaggio incarnato dal compianto Angelo Infanti nel film Borotalco, malgrado l’apparente età di venticinque anni è a suo dire già stato: capo animatore di un villaggio turistico in Marocco, responsabile vendite di una grande compagnia telefonica e contractor al fronte nel Donbass, esperienza traumatica da cui si sta faticosamente riprendendo. Il motivo per cui la carta d’identità continui a recare la dicitura “disoccupato” e si presenti al bancone sempre e solo dopo essere andato a trovare la nonna e ricevuto la paghetta è avvolto nel più fitto mistero. Beve ovviamente solo “qualcosa di particolare”.
L’INFLUENCER
“Saresti interessato a investire con uno scambio merce? Mi offri un’esperienza nel tuo locale e io faccio un post su Instagram”
“Cara/caro, su Instagram hai la metà dei follower del pub, perché non investire in lettori DVD o VHS a questo punto?”.
Beve ovviamente solo birre “instagrammabili”.
IL/LA WANNABE PUBLICAN
Si siede al bancone, ordina e…”a che contropressione tieni questa via?” “E le altre?” “ma la pompa inglese è con polmone o senza?” “La circonferenza dei tubi è soggetta a variazioni legate all’umidità?”
Se molti publican soffrono di ipertensione non è solo colpa dei ritmi circadiani alterati ma anche di questi colleghi in pectore. Ordina, invariabilmente, la birra più complicata da spillare.
IL “BIG MONEY BIG FUN”
Un beer geek con un elevatissimo potenziale di spesa è, lo avrete già intuito, un profilo psicologico che rappresenta un potenziale pericolo per i fondamenti del vivere civile.
Per un publican un personaggio siffatto è sia una benedizione, perché una sua visita significa svuotare il reparto più costoso del frigo bottiglie e ritrovarsi un mese di affitto pagato con il vantaggio accessorio di far felici gli habitué che si godono gli avanzi delle libagioni del mecenate, sia un esercizio di training autogeno per non sbroccare all’ennesima domanda del tipo: “ma tu un confronto tra una Loerik del 1996 e una Doesjel del 2006 lo hai mai fatto?”
LE RAGAZZE DEL TINDER BAR
Gli avventori abituali dei locali di birra artigianale si lamentano spesso della carenza di presenze femminili rispetto ai cocktail bar e alle enoteche ma ci sono lodevoli eccezioni: coppie di amiche nostalgiche dell’era analogica o stanche delle cadute negli abissi dello iato tra promesse e realtà che troppo spesso contraddistinguono gli incontri tramite apposite app decidono di trovare nuovi amici o spasimanti al bancone del pub (perché mettersi al tavolo con l’amica del cuore sarebbe un segnale di chiusura verso nuove amicizie) non mancando di lanciare messaggi di captatio benevolentiae quali “ho sempre avuto più amici maschi, sono più sinceri e non sono invidiosi” o “non capisco le ragazze che non bevono birra, io non ne posso fare a meno”.
Vere e proprie benedizioni che possono far svoltare una serata fiacca portando allegria ed energia positiva, sono anche curiose e sperimentano vari stili birrari.
IL BEER EXPERT/BRAND AMBASSADOR ETC
Gli esemplari di questa specie hanno adottato una nuova strategia per cercare di ingannare lo scafato publican che ne annusa il caratteristico odore fin dall’ingresso in sala: mettono le mani avanti asserendo “tranquillo, non sono un venditore” per poi, dopo aver ordinato, affondare il colpo: “in realtà io potrei aiutarti a lanciare alcuni prodotti, sviluppare meglio il potenziale, capire ad esempio quale IPA è meglio per la tua clientela…”.
Bevono qualcosa di amaro: le lacrime che cadono dagli occhi del publican dopo cinque minuti di queste litanie.
LA FAN GIRL/IL FAN BOY
Dulcis in fundo, sono loro la più grande risorsa e l’ancora di salvezza di un locale: quelli che si affezionano alle persone che ci lavorano più ancora che al luogo o alle birre servite, quelli che si prenotano per primi ad ogni evento o degustazione, quelli che vengono in ogni stagione e con ogni clima perché si sentono in famiglia, perché sanno che non riceveranno brutti scherzi o fregature e perché il bancone è il prolungamento del loro salotto o forse lo preferiscono addirittura al proprio divano, quelli per cui un publican organizza il pranzo per gli auguri pre natalizi e la gite sociali.
Sono le persone che danno l’anima a un locale e regalano a chi lo gestisce la forza di andare avanti dimenticando la fatica e superando le avversità.