Heineken e Valle D’Aosta, tra sponsorizzazione e inciucio
Birra, tradizioni, sponsorizzazioni (e dunque denaro) a doppio senso di circolazione. Sembra la ricetta di un financial thriller, invece è la lista degli ingredienti di una vicenda italiana: che riportiamo, sinteticamente, in modo cronistico. Lo scenario è quello della Val d’Aosta, dove la Regione (che essendo a statuto speciale mantiene a sé le entrate tributarie versate sul territorio) muove annualmente un bilancio da 1200 milioni di euro, dei quali oltre 100 provengono da tasse e accise versate da Heineken: il ramo italiano del maxigruppo industriale ha infatti sede a Pollein, in uno stabilimento (di proprietà della stessa Regione) che occupa 90 dipendenti. Fin qui tutto nella norma; a sollevare dubbi, però, è chi fa rilevare come parte di quel gettito, in realtà, rientri nelle casse della multinazionale. Come? Sotto forma di sponsorizzazioni.
In sostanza, il governo della Vallée – nel contesto di un’operazione di marketing turistico – fruisce del diritto di veder il proprio logo campeggiare sul retroetichetta delle birre marca Dreher, Prinz, Von Wunster e Sans Souci (ma non sulla Heineken), ottenendo in questo modo un’indubbia veicolazione della propria immagine. Solo che – questa l’obiezione dei detrattori – il conto pare un po’ salato, visto che ammonta a 76 milioni ogni anno, da qui al 2026 e tutto ciò sembrerebbe configurarsi come un aiuto pubblico ad un’azienda privata (che senza quella sponsorizzazione probabilmente sarebbe meno interessata a rimanere tra le alberate montagne italiane), atto incompatibile con le norme Ue e dunque illegale.
L’accordo è ovviamente difeso da chi lo ha firmato; in sostanza con tre argomenti. Primo: un’interrogazione a livello comunitario fu già avanzata nel 2007, finendo in un nulla di fatto. Secondo: quel denaro pubblico è ben speso, alla luce delle analisi riguardanti la platea dei consumatori di Heineken, il cui profilo risulta turisticamente interessante per la Valle. Terzo: l’intesa comprende anche il prolungamento del contratto d’affitto del sito produttivo di Pollein; garantendo così l’esercizio diretto dell’attività, da parte del colosso birrario, e con esso la stabilità degli attuali 90 posto di lavoro.