Da Svizzera e Inghilterra due casi di birra ecologica
Non si può parlare certo di “corsa agli armamenti”, tuttavia dà la sensazione di crescere esponenzialmente il numero dei birrifici che investono in tecnologie alternative e, in generale, a basso impatto ambientale. Segnaliamo due interessanti risposte a questa sfida “green”. La prima arriva da Swindon, nello Wiltshire (Contea nella parte sud-ovest del Regno): qui la dirigenza del marchio Arkell – gloria brassicola locale, esistente fin dal 1843 e ancor oggi nelle mani dell’omonima famiglia fondatrice – ha deciso di puntare su quella, tra le “rinnovabili”, che è forse la fonte inesauribile per antonomasia: la luce del giorno. Per ridurre l’emissione di anidride carbonica in atmosfera, lo stabilimento ha installato una cospicua batteria di pannelli solari: ben 148, per la precisione; collocati sul tetto della sala cottura, provvederanno ad abbassare il costo di gestione dei locali di raffreddamento: voce, questa, che rappresenta il “capitolo” più oneroso rispetto al fabbisogno energetico totale dell’impianto, in particolare per il processo di preparazione della “1843 Lager”, che viene sottoposta a uno stoccaggio con “cold conditioning” della durata di tre settimane. Un cambio di rotta copernicano, se si pensa che, in origine, i macchinari Arkell erano alimentati a vapore!
Passiamo in Svizzera, per l’esattezza nel Canton Argovia, a Rheinfelden, dove il locale birrificio Feldschlösschen ha installato una centrale termica in grado – grazie a speciali pompe – di convertire il calore sviluppato durante la lavorazione, dandone beneficio a un intero quartiere della città antica. I calcoli precisi parlano, ad oggi, di 200 immobili così “climatizzati”: ma entro la fine del 2015 il dato è destinato a triplicarsi, raggiungendo quota 600. Un’iniziativa che potrebbe essere destinata a non restare isolata: di certo ha incassato alcuni pareri scientifici decisamente positivi. Riporta ad esempio la tv di Stato elvetica che il ricercatore Matthias Sulzer, della Scuola universitaria professionale di Lucerna, ha dichiarato di considerare quest’operazione un ottimo contributo alla svolta energetica. Anche perché, in effetti, gli osservatori giudicano che il potenziale di impianti del genere sia considerevole, nello scenario svizzero. D’altra parte, si fa notare nel dibattito in corso, occorre analizzare anche altri punti: bisogna scavare, piazzare i tubi; tutti interventi che hanno un costo. Senza considerare gli aspetti legali: chi potrà in futuro utilizzare il suolo pubblico per progetti di teleriscaldamento? Intanto la Rheinfelden ha aperto una strada…
ff