La birra Beltaine incontra il cubano Vegas Robaina
Quindi la castagna mi è rimasta nel cuore e anche adesso, che non è più certo il cibo dei poveri – le caldarroste infatti, nel centro di Firenze, te le vendono non più a peso ma a carati – quando arriva la stagione mi affretto a comperarle. Ma con la castagna si può fare anche un’altra cosa molto buona: no, non sto parlando dei marron glacé, ma della birra.
Per assaggiarla non devo far altro che varcare un traforo e dalle lande del pistoiese trasferirmi sulla collina bolognese, precisamente presso il comune di Granaglione, terra di confine delle installazioni celtiche. Questa birra, Bevanda tipica dei Celti, veniva chiamata in gaelico “Cervogia”, mentre Beltaine era la grande “Festa di Primavera” e il simbolo della rinascita della natura, indentificato nel Nodo dell’Amante riportato sull’etichetta della Cervogia che da questa festa prende il nome. La birra è il frutto di una ricerca per ottenere un prodotto che identifichi il terroir e per enfatizzarlo oltre alle castagne, a seconda della ricetta, sono stati introdotte altre materie prime autoctone come – nel caso della birra che andremo a degustare – il ginepro, che caratterizza i monti attorno a Granaglione.
Versandola nel Teku si nota subito una schiuma abbondante e strutturata, il colore che è un ramato un poco torbido, ma soprattutto un inconfondibile aroma di castagne. Una volta nel bicchiere mi dirigo verso l’humidor per la scelta del sigaro da abbinarci. L’etichetta parla di piatti sostanziosi e l’occhio corre immediatamente al Toscano, ma poi mi ricordo di una vitolas che è dentro l’altra scatola, una vitolas che porta un nome famoso e pesante nel mondo del sigari: Robaina. È la marca che Habanos ha voluto dedicare a don Alejandro Robaina, forse il più famoso veguero (contadino) di tutta l’isola, ovvero l’uomo che con la sua piantagione produce le migliori foglie per la capa dei sigari cubani di alto livello. Il sigaro in questione è un “famosos”, si presenta con una delicata capa color maduro, pastosa e corpulenta, con una forma leggermente squadrata. Vado ad operare la spuntatura e accendo.
I primi pouf mi lasciano non troppo fumo in bocca, e i sentori sono prevalentamente tostati. Nel primo terzo è un sigaro aromatico, con un misto di rusticità e soavità, note di terra e di selvaggina. Si dice che la Belatine al ginepro sia stata creata per accostarla alla carne di cinghiale, quindi andiamo a provarla. E’ una birra nettamente citrica, probabilmente non equilibratissima poiché il sapore della castagna, molto intenso al naso scompare quasi totalmente in bocca. Di contro è una birra molto asciutta, e sono l’affumicato e il ginepro a prevalere su tutto. Il corpo è robusto, buona alcolicità, con forte presenza del malto. Il finale è breve, amarognolo e luppolato, la birra tende a chiudere il palato e scomparire velocemente. Nell’abbinamento con il sigaro è però la birra a dare il meglio di sè, quell’affumicato intenso che esplodeva soprattutto nel finale si fa più rarefatto e meno localizzato, tende ad invadere dolcemente il palato, lenendo alcune punte della Cervogia, il sigaro evolve in complessità nei sapori percepiti, e assume sentori di pane tostato, stallatico e castagne. Sì, finalmente le castagne, che erano scomparse nella birra, riaffiorano fra i retrogusti del sigaro. Il sigaro non dura moltissimo (e in fondo nemmeno la birra): resta comunque una bella esperienza, anche se sarò curioso di assaggiare di nuovo questa birra assieme ad un Soldati.