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Birra artigianale in lattina: Bad Attitude

Durante l’ultimo Pianeta Birra di Rimini c’era uno stand che spiccava per un allestimento alquanto “rock” dominato da una grande lattina e presieduto da una faccia nota al mondo della birra artigianale, quel Lorenzo Bottoni apprezzato birraio del Piccolo Birrificio di Apricale. Ci avviciniamo incuriositi e scopriamo la prima novità: Lorenzo è uscito dal birrificio ligure e continua la sua attività di birraio in Svizzera dove realizza le sue birre storiche, come la Chiostro e la Sesonette, nel Birrificio Ticinese a Stabio in Svizzera. Ma la news più clamorosa è sicuramente il suo nuovo ambizioso progetto: Bad Attitude. Si tratta della prima birra artigianale in lattina commercializzata in Italia. L’idea, come potete intuire, è molto innovativa e in controtendenza, perché per la prima volta in Italia potremmo bere una birra artigianale in un contenitore destinato a birre di bassa fascia.

Ma quali sono le motivazioni che hanno portato ad un progetto così di rottura? Lorenzo è molto chiaro a proposito: “Vogliamo sdoganare la birra di qualità dalla nicchia dalla quale si è autoconfinata. Mettere la birra artigianale in lattina ha un significato simbolico molto forte. Vogliamo ridare alla birra una dignità popolare, vogliamo poterla bere ovunque e in qualsiasi occasione. Non c’è motivo per cui si debba bere una birra di qualità solo nei migliori ristoranti e solo nei bicchieri di vetro. A meno che uno non pensi al prezzo che può spuntare…”

Ad onor del vero la novità è soltanto europea dato che molti microbirrifici negli USA utilizzano già la lattina, purtroppo svilita in Italia, non solo perché associata ad un prodotto di massa ma anche perché ritenuta non adatta a conservare prodotti di qualità. In realtà le moderna lattina protegge dalla luce meglio del vetro e preserva in maniera più sicura la birra dall’ossigeno, sia perché la chiusura la rende completamente isolata dall’esterno sia perché il residuo di ossigeno nella lattina è pressoché nullo. Ma non è finita qui, perché sulla sfida “lattina VS vetro” Lorenzo ha ulteriori punti da segnare: Non dimentichiamoci che la lattina offre vantaggi ecologici, essendo più facilmente riciclabile rispetto al vetro. Oltre a vantaggi economici, anche notevoli, in termini di risparmio dovuti al trasporto, dato che a parità di volume siamo in grado si spostare più birra. Per non parlare dei vantaggi del bevitore. La lattina infatti è più leggera e resistente, si raffredda prima, può essere portata ovunque e occupa meno spazio.

L’operazione sembra davvero ben congegnata. Un nome semplice e ribelle (a darlo è stata la compagna di Lorenzo pensando “affettuosamente” a lui), una grafica accattivante, una comunicazione che attinge agli States e soprattutto alla musica. Una fusione tra comunicazione musicale e birraria che ha portato alla realizzazione di un vero booklet con tanto di libretto testi al posto della brochure e cd con la “colonna sonora” della Bad Attitude. L’idea innovativa c’è, il packaging e la comunicazione pure, non rimane che affrontare due aspetti centrali di questa originale operazione birraria: la qualità della birra e il prezzo.

Al momento sono due le Bad Attitude realizzate: la Bootlegger e la Hobo. La Bootlegger è una birra dorata prodotta con lieviti da lager fatti lavorare ad alte temperature (25°C), con malti d’orzo affiancati da una piccola quantità di frumento, e con luppoli Amarillo, Perle, e East Kent Golding. Il risultato è una birra “rustica” ma invitante, caratterizzata da sensazioni  agrumate e di freschezza “da bucato”, accompagnate da note pungenti, pepate e di coriandolo. Perché Bottlegger? L’uso della segale ci ha fatto venire in mente il Rye Whiskey che all’epoca del proibizionismo veniva contrabbandato negli USA. Da qui e dal modo in cui si è sviluppato il progetto abbiamo deciso di chiamare questa birra Bootlegger, termine utilizzato per indicare colui che produce vende qualcosa di illegale.

La Hobo è una birra ambrata, molto profumata, con note fresche, fruttate e agrumate, accompagnate da un dolcezza soffusa con sensazioni mielate che virano al caramello. Una birra immediata, facile, dal corpo pieno ma dalla beva straordinaria, prodotta con segale (27%) e frumento (10%) oltre a cinque tipi di malto d’orzo differenti, Nelson Sauvin, Amarillo e Cascade i luppoli utilizzati. Così la descrive la brochure: “Birra pensata per essere dissetante, per non richiedere eccesso di cognizione, per essere bevuta nei vagabondaggi serali lungo le strade. Che dire.. a trovarne di birre in lattina così! Lodi a parte, i più concreti di voi si starà domandando: ma il prezzo? In effetti il successo o meno della Bad Attitude passa da quanto ognuno di noi sborserà per averla. Ancora non ci sono prezzi definitivi per le due birre, questione di giorni, ma sembra proprio che la fascia di prezzo sarà quella delle birre industriali di qualità. Certo già esistono birrifici artigianali che propongono linee per la grande distribuzione a prezzi contenuti, come la Trentatré del Birra del Borgo o la gamma Bia del Birrificio del Ducato. Però in questo caso avremo di fronte un prodotto che per costi, ancora più bassi, e per il modo di presentarsi si andrebbe ad affiancare, pur con un anima artigianale, accanto alle sorelle industriali.

Chiudiamo con una curiosità, ovvero la scritta riportata sul packaging: when I’m good, I’m very good. But when I’m bad, I’m better! (quando sono buona so essere molto buona, ma quando sono cattiva sono meglio!) è  la frase storica di Mary Jean West, attrice statunitense degli anni 30, uno dei primi sex symbol del cinema  americano e icona della libertà sessuale e dell’emancipazione femminile.

9 Commenti

  1. Contenuti rispetto al prezzo medio delle birre artigianali italiane acquistate fuori casa. Tieni conto che essendo birre che arrivano anche sugli scaffali dei supermercati il ricarico è un’inezia rispetto all’enoteca.
    La Bia Blonde ad esempio la trovi sui 2,50 euro, anche meno la Trentatré.

  2. Grandiosa l’idea della latta, mira a una fetta di mercato più “proletaria” ancora rimasta fuori dal boom dell’artigianale e da un calcio in culo a chi appunto usa anche il packaging (oltre le menate) per mantenere questo alone elitario (come i prezzi) attorno alla birra di qualità. Mi spiace solo per il loro promo che è a dir poco patetico: birra da barboni (hobo significa proprio barbone) pubblicizzata da fighetti fashion/alternativi che fanno servizi fotografici e strimpellano chitarrine in luoghi improbabili. Per un prodotto del genere avrei chiesto sicuramente aiuto al pubblicitario della brewdog, beer for punks!

  3. mi sa che ho beccato i supermercati sfigati , nessuna delle due a meno di 3,50 € e non parlo di beershops

  4. @Stusci
    mi dispiace che il promo non ti sia piaciuto.
    permettimi solo due cose per precisare:
    1) tradurre hobo con barbone è un po riduttivo. in realtà è più uno stereotipo letterario americano.
    2) il fighetto fashion/alternativo che strimpella una chitarrina etc etc. si chiama Nat Jenkins ed apre i concerti dei Kooks. e comunque non strimpella. semmai quello che strimpella sono io.
    ah comunque grazie per i complimenti all’idea.
    marcos

  5. Che supermercato era? io la Bia Blonde l’ho vista sui 2,50 nel circuito Coop Firenze. Puo’ darsi adottino una politica differente a seconda del supermercato. Comunque il prezzo di vendita di quelle linee ai fornitori è più basso rispetto al prezzo medio di una artigianale.

    Nicola

  6. Iper di sicuro e mi pare pure Esselunga , comunque Nicola per la Bia in origine era come dici tu, io ho visto dei listini prezzi qualche mese fa e le varie bia da 33 costavano esattamente lo stesso prezzo delle varie AFO,Sally Brown e compagnia cantante