Birra & musica

Beerj: Sparklehorse e Brusca del birrificio Birrone

Abbinare dei brani musicali ad una birra artigianale è possibile? Forse no, ma ci proviamo lo stesso! Proviamo a cogliere le suggestioni che la birra ci offre, cerchiamo quel ponte labile che possa unire gusto e udito, in maniera che l’uno esalti ed accompagni l’altro. Per farlo ritagliamoci quindici minuti di tranquillità, spegniamo il cellulare, mettiamoci comodi di fronte all’Hi-Fi, stappiamo una buona bottiglia e premiamo play.

Brusca del birrificio Birrone (VI)
Artista: Sparklehorse

Playlist:
Homecoming Queen – “Vivadixiesubmarinetransmissionplot” (Capitol, 1995)
Weird Sisters– “Vivadixiesubmarinetransmissionplot” (Capitol, 1995)
Most Beautiful Widow in Town – “Vivadixiesubmarinetransmissionplot” (Capitol, 1995)

Del vicentino Birrone stappiamo questa pils, che colma il bicchiere di un brillante color oro, sormontato da una schiuma fine, compatta e piuttosto persistente. Il naso è delicato, incentrato su note floreali e sentori erbacei, lievemente resinosi e citrici, completati da un nota di miele d’acacia che fa capolino col sostare della birra nel bicchiere. Il primo sorso mostra un attacco maltato, a cui segue un amaro netto che decade gradualmente fino a lasciare la bocca asciutta e pulita. Non fatevi ingannare dal nome, questa è una birra defaticante e ristoratrice, che di “brusco” ha solo l’evoluzione vivace dell’amaro, in linea con lo stile di un birrificio che disegna ricette in punta di pennello, improntate sui toni maltati e su calibrate luppolature. Ci sembra giusto accompagnarla con uno di questi lunghi tramonti estivi, e con dei brani che scorrono facili e piani, ma caratterizzati da una punta di amaro, un quid ruvido che tenda la corda dell’attenzione. Vi suggeriamo tre brani selezionati degli Sparklehorse, band statunitense che ruota quasi interamente attorno alla testa pensante Mark Linkous. In bilico fra alt-country, folk e pop, le melodie garbate si distendono su arrangiamenti altrettanto gentili, ma in questo fluido scoprirete sempre qualche piccola asperità, può essere la voce filtrata o il suono crudo delle chitarre elettriche, magari un accenno di assolo sbilenco, che non fa altro che rendere l’ascolto ancora più intrigante.