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Arriva Birta, la birra del Taburno a km zero

bicchiere materieprimeUna Ale a filiera corta per il Beneventano: è Birta, sigla che sta per birra del Taburno, dal nome del massiccio calcareo da cui è dominata una fetta importante della provincia sannita. Il progetto è imperniato sul principio della messa a frutto di ingredienti e lavorazioni legate al territorio: orzo (trasformato in malto Pils), luppolo (che in alcune zone della Campania cresce spontaneamente), acqua (quella delle stesse sorgenti sgorganti dalle alture locali), mele Annurca (cultivar identitario marchiato come Igp, qui impiegato come aromatizzante); e, per la maturazione, botti preutilizzate per l’elevazione del rinomato vino rosso Aglianico del Taburno Docg.

La messa in produzione a sistema della ricetta-base così elaborata (di cui si prevedono quattro varianti tipologiche) sarà il punto conclusivo di un cammino il cui avvio è stato annunciato dai rappresentanti di alcuni dei soggetti promotori: Regione, Università Federico II di Napoli (con il Dipartimenrto di agraria), Università di Salerno (con il Dipartimento di farmacia), Cia (Confederazione italiana agricoltori).

Già note alcune specifiche tecniche della Birta: si brasserà in alta fermentazione, aggiungendo le Annurca, sotto forma di purea, proprio in fase di conversione alcolica del mosto. Del pool sviluppatore del progetto fa parte – in funzione di supporto operativo – anche il birrificio Maneba di Striano (Napoli).