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Birra e salute: il ruolo dello xantumolo (III parte)

Proseguiamo la serie di brevi articoli che presentano i dati scientifici più recenti sul ruolo potenziale dello xantumolo nella prevenzione della patologia tumorale.

Come preannunciato, riassumiamo (e cerchiamo di utilizzare un linguaggio comprensibile ai non-esperti) un recente articolo pubblicato da ricercatori belgi, che hanno coltivato cellule di tumore prostatico in presenza o meno di flavoni prenilati derivanti dal luppolo. Di questi composti, di cui il più noto è lo xantumolo, abbiamo parlato nei numeri scorsi di Fermento Birra. Vi sono studi epidemiologiciche che dimostrano come i bevitori di birra siano meno esposti al rischio di contrarre tumore prostatico. Questo tipo di ricerche osservano in pratica cosa mangia o beve una popolazione e quali malattie la stessa contrae in misura maggiore. Si cerca poi di fare dei collegamenti tra le due variabili. A seguito di questi ed altri studi, l’interesse di scienziati ed industrie si sta concentrando sui componenti minori della birra, in particolare quelli derivati dal luppolo.

In una serie di esperimenti, i ricercatori della Genth University hanno aggiunto xantumolo, desmetilxantumolo, 8-prenilnaringenina o 6-prenilnaringenina a due linee cellulari di tumore prostatico (che si possono coltivare il laboratorio) chiamate PC3 e DU145. Di tutti questi composti, lo xantumolo si è dimostrato il più potente nell’inibire la proliferazione delle cellule tumorali, arrestandone quindi lo sviluppo, seguito dalla 6-prenilnaringenina e dall’8-prenilnaringenina. E’ interessante notare come queste attività siano dose-dipendenti, ossia l’effetto dello xantumolo è tanto più potente quanto maggiore è la sua concentrazione. 

Cerchiamo di interpretare questi risultati con spirito critico. Si tratta di un ottimo punto di partenza, ma le concentrazioni utilizzate in questi esperimenti (fino a 30 micromolare per i lettori più tecnici) sono difficili da raggiungere nell’uomo dopo aver bevuto birra. In breve, anche se lo xantumolo venisse assorbito al 100% nel nostro sangue ne circolerebbe meno di quanto usato in questi esperimenti. Non sono neanche chiari i meccanismi d’azione dello xantumolo e degli altri flavoni: non si capisce come facciano ad inibire la crescita delle cellule tumorali. Tuttavia, dati come questi costituiscono spesso lo spunto per ricerche più ampie e complete su questi argomenti. Speriamo, in futuro, di gettare luce su questi aspetti. Nel frattempo, valgono le solite raccomandazioni: il consumo eccessivo di alcool è dannoso per la salute e non previene il tumore, anzi. Quantità moderate di bevande alcoliche (in particolare quelle di qualità, che contengono oligonutrienti) svolgono effetti protettivi, soprattutto sul sistema cardiovascolare. E’ quindi sempre più attuale il consiglio di bere, moderatamente, birre di alta qualità.