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Sardegna: Beer To Coast. Cagliari e dintorni

Birrovagare in Sardegna regala indubbie soddisfazioni al viaggiatore che ama alternare momenti di relax ad emozioni paesaggistiche e birrarie. Magari è un viaggio che rispetto ad altre mete non farà schizzare il vostro birrometro alle stelle, per la felicità (infondata) di chi vi segue e non ama sostare ore e ore in vecchie e sporche birrerie della campagna belga. Ma questo non è un limite: dovete lasciare che la bellezza della Sardegna prenda il sopravvento e anche il nerd più incallito potrà finalmente dimenticarsi di Untappd e Ratebeer quando, destato da un grido di un gabbiano, si alzerà pigramente dalla sabbia bianca per farsi cullare dalle onde.

Sono passate solo poche settimane dal viaggio ma gli impegni incalzanti purtroppo lo hanno già rilegato in un angolo lontano della memoria. Chiudo gli occhi alla ricerca di immagini. I colori sono i primi ad accendere i ricordi: il turchese del mare spezzato dall’abbagliante bianco della rena, le tonalità brune della terra arsa, le diverse sfumature del verde, dei lecci e delle sughere, che dall’interno si interrompe a tratti per poi tornare con i toni rilassanti della macchia mediterranea ravvivati dalle pennellate ramate dell’euforbia e da quelle gialle delle ginestre. Ecco che incalzano i profumi: dolce, dei mosti nei birrifici, salmastro, del mare e dei suoi frutti, balsamico e floreale, non so più se delle birre assaggiate o della vegetazione alle spalle delle dune. Sì, ci siamo. Adesso possiamo partire per percorrere uno dei numerosi itinerari che un beeerlover può compiere in terra sarda, sempre che condividiate il nostro spartito, che suona più o meno così: birra, mare, pesce, montagna, formaggi, birra, mare, arte, birra. Buon viaggio!

Cagliari e dintorni

Cagliari è una città che non folgora immediatamente, ha un fascino discreto che lascia appena trapelare la sua anima disinibita di porto, preferendo mostrare i ritmi indolenti e la dimensione rassicurante da grande paese. Il consiglio è quello di iniziare proprio dalla zona portuale, approdo naturale se si arriva in traghetto, e di cercare una delle tante sistemazioni limitrofe (la nostra era in via Sassari). Scelta che, fidatevi, si rivelerà strategica a fine serata. Ma facciamo un passo alla volta. La mattina, se non sapete stare senza meta controllate la distanza di Cucina.eat, un jolly che potete giocarvi sempre, fino alle 21.30. Noi abbiamo varcato la soglia all’apertura, verso le 11, accolti dal profumo di “veri” croissant e dalle note di Chet Baker. Il locale ha molteplici personalità ma non soffre di schizzofrenia: un po’ bistrot, un po’ enoteca, libreria ma anche gastronomia e cucina espressa con piatti semplici ma originali ed estremamente ricercati nella qualità delle materie prime, e per finire anche negozio di casalinghi. Bere birra non è un problema con alcuni scaffali dedicati a prodotti locali come Barley e Marduk, insulari come Olmaia e Birra Perugia, oltre che stranieri con attenzione soprattutto a prodotti inglesi.

Una volta usciti vi consigliamo di fare un salto al vicinissimo mercato di San Benedetto: stiamo parlando di uno tra i più grandi mercati del pesce d’Europa, dove ogni mattina al piano terra i numerosi banchi danno vita ad uno show quotidiano, di colori, profumi tra canti e grida dei venditori. Dopo aver preso il gustosissimo cartoccio di fritto misto vi troverete ad un bivio: mangiarlo per strada magari puntando verso il vicino centro storico oppure spostarvi al mare, nella vicina spiaggia di Poetto, il litorale di sabbia bianca dominato dal promontorio della Sella del Diavolo, dove i cagliaritani vengono a rilassarsi magari soltanto per una pausa lavorativa e dal quale, a volte, è possibile ammirare il volo dei fenicotteri rosa che nidificano nel vicino stagno di Molentargius. Se una volta tornati in albergo avvertite l’irrefrenabile impulso di una buona birra ristoratrice, Birra e Dintorni è il posto giusto per voi. Si tratta di un beershop, l’unico della città, fornito di ben 250 etichette selezionate a dovere soprattutto tra le produzioni nostrane. Se siete in fascia aperitivo, il locale si animerà proponendo taglieri e aprendo le vie dell’impianto dove ruotano cinque birre artigianali. Per la serata la rosa dei locali non è ampia ma quantomeno variegata, fermo restando che la birra ci farà sicuramente compagnia.

Marco Secchi Birrificio di Cagliari

Se volete anche mangiare qualcosa l’indirizzo è quello del Birrificio di Cagliari, dove tutti i giorni, oltre alle creazioni della casa, è possibile ordinare piatti con la birra protagonista anche in cottura. Se invece cercate un pub di razza andate a passo sicuro verso via Porto Scalas, e quando al 69 vi imbatterete in una porta aperta senza insegna, entrate Al Merlo Parlante. Questo è il regno di Damiano Oghittu che con passione gestisce un locale dal 1984 punto di riferimento per gli amanti della bevanda di Gambrinus. Il segreto non è solo nelle 170 referenze in bottiglia e in una linea spine nutrita e ben selezionata soprattutto con artigianali italiane, ma nell’atmosfera intima e conviviale che si respira: cultura birraria, informalità (che non significa assenza di professionalità), un anima popolare sono il mix vincente. Se avete seguito il nostro consiglio di alloggiare in zona e avete ancora un residuo di energie potete spostarvi a piedi al vicinissimo Old Square. In questo caso la segnalazione è figlia non tanto della gamma proposta al bancone, dove trovano posto anonime birre industriali, ma piuttosto per l’orario di chiusura (le 3) che trasforma questa birreria in un porto sicuro per chi cerca qualcosa da mangiare fino a tardi e per chi desidera la bevuta della buonanotte (trentadue birre artigianali in bottiglia) il tutto accompagnato spesso da musica live.

Probabilmente però se siete arrivati a Cagliari il vostro intento non è tanto visitare la Torre dell’Elefante, l’anfiteatro romano, il castello di San Michele o il parco di Molentargius, l’obiettivo dichiarato è uno solo: conoscere Nicola Perra, birraio del Birrificio Barley, e ovviamente prosciugarli le sue riserve (di birra ne ha sempre troppo poca!). Una volta arrivati nel paesino di Maracalagonis che probabilmente avrete sentito nominare soltanto per le gesta di questo birrificio aperto nel 1996 ed entrati nella piccola struttura, ricavata in un quartiere residenziale accanto alle scuole, esclamerete: tutto qui? Ma non vi fermate alle apparenze: l’azienda è veramente ben organizzata in termini spaziali, amministrativi e logistici (merito anche del socio Isidoro Mascia) capace di sfornare 90mila bottiglie l’anno senza mai forzare i tempi di maturazione, regalandoci etichette estremamente eleganti e beverine ormai entrate nel gotha della birra. La Friska, la Sella del Diavolo e la Toccadibò rappresentano lo zoccolo duro di una gamma che nel tempo, senza fretta, si è arricchita di ulteriori creazioni, come l’ultima nata, la saison Duenna, fresca di medaglia al Brussels Beer Challenge, o come quelle arcinote realizzate con aggiunta di mosto d’uva. Una su tutte la BB10, realizzata con sapa (mosto cotto) di Cannonau, vera apripista di un filone oggi etichettato come Italian Style, e a cui sono seguite la BBevò (uva Nasco) e la BB9 (uva Malvasia). Meglio chiamare prima se, oltre ad abbeverarsi alla fonte, si vuole conoscere il birraio. Se Nicola riuscirà a rubare prezioso tempo al suo lavoro scoprirete una persona appassionata, che con lucidità ha creduto nella pazza idea di diffondere birra di carattere e qualità in una terra abitata da forti bevitori avvezzi a birre omologate. Un vero pioniere insomma che ha ispirato e sospinto molti altri birrai in erba a credere nel loro sogno.

Da un birrificio che ha contribuito alla storia del movimento della birra sarda ad una neonata realtà il passo è breve, perlomeno in termini di distanza. Se avete sete di una interessante novità, la dritta è il vicino Mezzavia. Ad accogliervi troverete i due soci fondatori: Alessandro Melis e Michele Deiana. Una novità, ma nemmeno più di tanto, per chi era già abituato da dieci anni ad assaggiare le creazioni di Alessandro, homebrewer navigato conosciuto e apprezzato nel settore. Abbandonate le pentole, con maggior fatica ma più soddisfazione, oggi produce con orgoglio nella sua sala cotta (6 hl e una cantina 36 hl). Al momento tre sono le referenze realizzate con mano leggera ma non banale: la blanche Lunamonda (4.8% vol.), la blonde Merìdie (5.5% vol.) e la bière de garde Gare de Roubaix (6.4% vol.) a cui si aggiungerà a breve un’imperial stout. Noi abbiamo avuto modo di assaggiare la Merìdie che ci ha colpito positivamente per semplicità e finezza e dal fermentatore la Gare de Roubaix, che già esprimeva nette sensazioni maltate di miele di castagno e frutta secca. Curiosi di assaggiare le future creazioni lasciamo il birrificio desiderosi di stemperare la calura tuffandoci in un mare cristallino. Saliamo in macchina con in bocca il sapore della birra, nel naso i profumi dell’ammostamento e in testa i versi di una celebre poesia di Umberto Saba da cui il birrificio prende il nome: e della birra mi godo l’amaro, seduto del ritorno a mezza via, in faccia ai monti annuvolati e al faro (“Dopo la tristezza”, del 1912).