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Johnny Low del birrificio Lervig Aktiebryggeri

Johnny LowIl nome per esteso è Lervig Aktiebryggeri: per gli amici (e anche per quelli che vogliono evitare impatti frontali con vocabolari poco frequentati) solo birrificio Lervig. Siamo in Norvegia, sulle coste occidentali: il muso della pantera scandinava (è la sagoma evocata dalla penisola condivisa da Svezia, Finlandia e, appunto, Norvegia). Un lembo di territorio che, sulla carta, “guarda” verso la Scozia; ma la città si Stavanger , dove per la precisione ci troviamo, è in realtà affacciata su un fiordo (tra i tanti che frastagliano l’area) posizionato all’interno: e insomma, gli “occhi” di questa consistente comunità (120mila abitanti, per quello che è il capoluogo della contea di Rogalan) sono rivolti verso l’interno, verso l’entroterra del Paese. La brewing company locale – fondata nel 2003, dopo la chiusura dello storico stabilimento “Tou”, da parte del marchio nazionale Ringnes (controllato Carlsberg a partire dall’89) – inizia la propria avventura con passi incerti; fino a quando, nel 2010, ad assumere la “direzione culturale”, nei panni di “capomastro”, arriva una vecchia conoscenza italiana, che risponde al nome di Mike Murphy.

Tra le etichette varate successivamente a quella svolta, la “Johnny Low” rappresenta la più “dietetica” in fatto di taglia alcolica (pari a 2.5%); e offre un esempio antologico di come gradazione e densità sensoriale non siano necessariamente dipendenti. Session Ipa dalle colorazioni chiare (fa molto “incarnato nordeuropeo”) ricavate da una miscela di malti Pils e Crystal, non si propone certo di travolgere con l’impatto della propria robustezza; ma intanto il naso (a base di Cascade, Simcoe e Citra) riporta diligentemente, e con discreta vividezza, i tratti di tutti i tre luppoli costituenti: con note di lime, di fiori bianchi e di mandarino, su un sostrato di cereale fresco e leggere vene fruttate (pesca), Il palato? Beh, è… session. Di corpo fluido, ha la corsa agile: parte con una sottile abboccatura, trova il piglio dell’affilatezza a centro bocca, chiude con uno stacco bitter deciso e sconfinante oltre la deglutizione, in un retronasale apprezzabilmente lungo. Curiosa, quindi: e da bere.

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Johnny Low bottt
Johnny Low del birrificio Lervig Aktiebryggeri

Fermentazione: Alta
Stile: Session Ipa
Colore: Chiaro
Gradi Alcolici: 2.5% vol.
Bicchiere: Pinta Americana
Servizio: 8-10°C