Collezionismo

Collezionismo: i pugili della Moretti

Fondata nel 1859 da Luigi Moretti, dopo aver iniziato come imprenditore e commerciante di granaglie e generi alimentari, aprì con successo la birreria a Udine, in un territorio, quello friulano, a quel tempo ancora sotto il dominio austro-ungarico. All’attività birraria vera e propria venne abbinata anche la produzione di ghiaccio, essenziale nelle varie fasi di lavorazione, e fin da subito la Moretti si distinse per la propria sensibilità nei confronti delle innovazioni: nel corso del tempo infatti il lavoro verrà facilitato dalle scoperte che andranno a rivoluzionare la produzione industriale, come l’avvento del motore a scoppio e le prime macchine a vapore. Queste sinergie porteranno a una storia centenaria passata attraverso importanti pagine di attualità, fra guerre e colonie d’oltremare, territori trovati e poi persi, con un filo conduttore che “disseterà” senza distinzione le varie classi sociali, dai soldati ai contadini passando per ceto medio e piccoli padroni. Tutto questo fino al 1966, anno in cui il marchio fu ceduto alla multinazionale Heineken.

La birreria fin da subito comprese l’importanza del messaggio pubblicitario, e dai primi anni del Novecento vennero creati una serie di loghi che resteranno nell’immaginario collettivo fino ai giorni nostri. Particolare quello lanciato nel 1912, quando ancora la boxe era uno sport poco conosciuto e i pugili erano solitamente di colore: da qui l’idea del “logo dei pugili”, con due piccoli mori che si affrontano sul ring e la lettera M scritta in grande a richiamare il nome della birreria. Nelle immagini raccolte in queste pagine se ne possono vedere alcuni utilizzi, con forme e dimensioni diverse restate in circolazione, pur con una breve sospensione nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fino ai primi anni Cinquanta. Durante il conflitto infatti i soldati inglesi trovarono alcune insegne che ritraevano i pugili della Moretti: a seguito di quanto accaduto fra il 1940 ed il 1941, con la città sudanese di Cassala prima persa e poi ristrappata dagli anglosassoni all’esercito italiano, l’utilizzo del logo fu vietato perché lo stesso pareva deridere la popolazione locale. Alla fine degli eventi bellici l’immagine venne ripresa, utilizzata come detto fino agli inizi del decennio successivo per pubblicizzare la birra bruna tipo Monaco.