Sapevate che

Body harvest beer, quando la birra è prodotta con lievito umano

“Charlie, quale sarà il nuovo trend nel mondo della birra?”. Mi viene rivolta spesso questa domanda, con la stessa frequenza con cui mi torna in mente mia madre quando si raccomandava di lavarmi bene le mani. Faccio una pausa e mi bevo una birra, ovviamente dopo essermi sciacquato le mani, e penso divertito: cosa avrò appena lavato via? Direi non solo la minaccia di virus “assassini”, ma anche lieviti “personalizzati”, batteri e organismi viventi che ho ospitato sulla mia pelle in una sorta di relazione simbiotica inconsapevole vissuta proprio sotto ai miei occhi. Immerso in questi pensieri da banco finisco l’ultimo sorso di IPA e ordino una Stout. Dicevo, cosa succederebbe se tamponassi la mia pelle in zone più o meno discrete e provassi a coltivare quanto raccolto? Potrei mai cavarci qualcosa di utile a migliorare il sapore della mia birra? Arriva la Stout. Incoraggiato dall’alcol condivido tali riflessioni con i miei compagni di bevuta. Non mi sembrano molto convinti, ma non importa. La cosa andrebbe introdotta con cautela, essere sperimentata, ma potrebbe funzionare.

Ve lo immaginate? Un bel bicchiere della mia “Body harvest beer”! Ogni corpo potrebbe avere una propria selezione di microorganismi viventi, sempre unici. Ho finito la Stout, credo sia giunto il momento di una Lambic. Una birra “personale” nel vero senso della parola insomma. Magari di un membro della famiglia, di una star del cinema, di un musicista, di una persona che ammiri. Quale ‘Body Harvest’ potrebbe dare una buona birra? E i diritti? Beh, come potrebbe la Anheuser-Busch InBev registrare i lieviti provenienti da 350.000.000 cittadini americani? Buona questa Lambic. Pensieri selvaggi in libertà vagano nell’aria e sulla pelle. Che possa diventare davvero questa la prossima tendenza birraria? Chi può dirlo. Chi sarà il primo a provarci, e chi lo seguirà? Non sarà troppo azzardato? Forse, ma in fondo poi non è così inverosimile. I sapori e le diversità che abbiamo ora non avremmo mai potuto immaginarle venticinque anni fa. Comunque, se desiderate cimentarvi con la vostra Body Harvest iniziate con una campione da un gallone e osservate i risultati. Per la coltura dei microrganismi superficiali del corpo tamponate la pelle con un batuffolo sterile: coltivateli in un composto – circa ¼ di tazza – fatto di estratto di malto e acqua (1.040 OG), sterile e raffreddato dopo un’ebollizione di circa 30 minuti. Se il procedimento funziona continuate con una tazza di mosto aerato e non luppolato: il passo successivo è una fermentazione secondaria della durata di due o tre giorni. Possa il vostro “raccolto” essere buono, e ricordate che non ci sono organismi patogeni conosciuti che possano sopravvivere nella birra.

di Charlie Papazian