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Bevi come un Toro: storia e progetti del birrificio La Buttiga

Il piacentino La Buttiga nasce nel 2008 e proprio nei giorni in cui scrivo si sta organizzando per festeggiare, a settembre, i suoi 10 anni di attività. In realtà per far tornare i conti occorre precisare che fu fondato da Matteo Bocedi ma che la proprietà cambiò nel 2011.

Fu il primo caso eclatante – almeno per quei tempi – di passaggio di proprietà di un birrificio artigianale, qualcosa che non era ancora stato realmente preso in considerazione e che solo un lustro più avanti avrebbe assunto una rilevanza e connotati ben diversi (un caso su tutti: Birra del Borgo). Allora fu un gesto per far sopravvivere una piccola realtà locale e, col tempo, rilanciarla a nuovi e ben più interessanti fasti.

Dunque nel 2011 La Buttiga inizia a prendere forma grazie a Nicola Maggi e Stefano Pozzi. Per quanto in molti ne siano convinti, come si può intuire dai cognomi diversi, i due non sono fratelli né tanto meno gemelli, piuttosto sono amici da una vita e addirittura, nati a pochi giorni di distanza nello stesso ospedale, sono stati vicini di culla. Tornando al tema centrale i due amici avevano maturato da tempo la voglia e l’intenzione di fare qualcosa insieme, mettendosi in proprio, e dopo molte occasioni sfumate non si lasciarono sfuggire quella di subentrare al timone del birrificio La Buttiga. Per farlo coinvolsero altri due soci, di cui oggi è rimasto Luca Basellini che occupa un ruolo cruciale visto che, pur se un po’ defilato e spesso considerato il “socio occulto”, si occupa di amministrazione, contabilità e rapporti con le banche: ruoli operativi e fondamentali per ogni mossa del birrificio. Da clienti del birrificio e appassionati di birra artigianale il passo non era semplice né scontato, e nel pacchetto di acquisto inserirono anche sei mesi di avviamento. La loro esperienza era forte sulla gestione di locali e se vogliamo sulla mescita (anche sul consumo non erano e non sono affatto dei principianti) ma di produzione e di come condurre un birrificio sapevano poco o nulla. Un affiancamento che servì in sostanza a Nicola per iniziare il suo percorso di birraio, mentre Stefano si dedicò alla parte commerciale, da costruire ex novo.

All’epoca però qualche dubbio sul successo dell’iniziativa poteva sorgeva: la nota ritrosia di Matteo a uscire da un concetto di vendita a Km 0, la tipologia di birre proposte e il loro aspetto un po’ cialtrone, parevano una combinazione più implosiva che esplosiva, imprenditorialmente parlando. Ma a distanza di dieci anni possiamo dire che la loro è stata una scelta vincente. Oggi la gestione è solida e salda e la voglia di divertirsi è una parte, che viene mostrata negli eventi, nelle fiere, dove si presentano a mo’ di men in black o con un look da Belle Époque (con tanto di stand a tema), che in realtà funziona. Benché il claim “bevi come un toro” porti a svariate interpretazioni sul nome del birrificio, nell’area semantica del bovino, e possa anche sembrare in antitesi con il modo di presentarsi, di loro e della Buttiga ci si ricorda e li si apprezza che si sia occasionali clienti o appassionati della prima ora. Le birre sono consolidate, per qualità e costanza produttiva, le referenze sono in costante aumento, introdotte senza eccessi, con passi sicuri, quando se ne sente la necessità, spaziando a 360° sulle tradizioni brassicole.

Per arrivare a questo il lavoro è stato piuttosto lungo e complicato, partendo da una situazione ben distante dalle loro corde, da plasmare ma non stravolgere, mentre in contemporanea acquisivano al meglio tecniche, tecnologie e dinamiche del mondo brassicolo. In generale, dopo un primo periodo un po’ confuso, il birrificio ha iniziato a crescere e consolidarsi. La sede è rimasta in un affascinante contesto agreste, in quella che fu una stalla, con soffitti a volta e mattoni a vista, all’interno di una corte del XV secolo. Ma già dopo un anno e mezzo si sente la necessità di cambiare l’impianto di produzione, per aumentare i volumi ma anche e soprattutto per rendere più semplice e continuativo il lavoro. I problemi di spazio, in un contesto simile, dai soffitti bassi, sono evidenti sin da subito, ma i 3 soci si dedicano a ottimizzare ogni angolo a disposizione: nell’aia della fattoria, sfruttando magazzini già esistenti dove creare delle celle per stoccare la birra, o ancora aggiungendo un’area uffici prefabbricata. Non paghi, nel 2014, intraprendono nuove strade, come il progetto della bottaia, che testimonia la ricerca di nuove frontiere e di sperimentazioni controllate. Tutte le birre in quel periodo crescono qualitativamente: le ricette e i protocolli di produzioni sono rivisitati costantemente fino al raggiungimento del risultato voluto.

Oggi le referenze costanti sono una ventina: alle belghe e angloamericane della prima ora se ne sono aggiunte molte altre. Delle birre originali sono rimasti il nome e l’ispirazione, ma Nicola ha decisamente alzato l’asticella e le ha portate a un altro livello. Nel frattempo sono apparse in linea anche birre tedesche come Gose e Kölsch, nate da collaborazioni con altri birrifici, e Berliner Weiss. Una gamma completa ed eclettica, dove le ricette, che siano birre canoniche, con la frutta o con lieviti meno convenzionali, sono decisamente interessanti ed eseguite con precisione e connotate da una firma comune che abbina personalità a facilità di bevuta. Per arrivare a questo Nicola ha iniziato a mettere a frutto quanto imparato da studente, frequentando corsi specifici organizzati da Mr Malt o al CERB di Perugia, “sbattendo la testa contro il muro – racconta lo stesso Nicola – soprattutto sbattendo la testa”, e confrontandosi con alcuni colleghi in un percorso di crescita continuo.

Stefano, che nei primi tempi portava il banco spina del birrificio ovunque ricevesse una richiesta, dai matrimoni ai mercatini, crea e poi consolida una clientela fatta di locali e appassionati, avvia i rapporti con i distributori, fa partire le prime esportazioni e soprattutto torna al primo amore, i locali, il lavoro a diretto contatto con il pubblico, e studia l’apertura di pub di proprietà. Il primo La Buttiga Beer Room apre nel 2016 in via Paolo Sarpi a Milano, la Chinatown più affascinante e conosciuta dello stivale. I sorrisini e l’ironia di chi, molti a dire il vero, pensava che il posto fosse sbagliato, sono stati ben presto travolti dall’entusiasmo con cui i clienti hanno cominciato a frequentare il locale meneghino. Nella prima metà del 2019 apre i battenti il pub sui Navigli. Ancora una volta però non sono i Navigli più noti della movida milanese: il locale è situato in una vecchia cascina, riattata ad appartamenti e uffici, della Martesana, la parte a nord di Melchiorre Gioia, cioè nella direzione opposta rispetto alla zona più conosciuta e frequentata. E anche stavolta qualche dubbio viene sollevato, ma anche in questo caso il successo del locale rende giustizia al lavoro dei nostri. Non sono aperture casuali ma studiate, dalla scelta della posizione e dell’immobile fino all’arredamento, dalla selezione della squadra destinata a gestire il pub fino all’offerta e alla comunicazione. Divertimento e cultura sono alla base del lavoro di ogni giorno all’interno delle due Beer Room, con Martesana aperto anche a pranzo con piatti semplici ma di qualità. Sarpi invece offre solo il bere, appoggiandosi ai locali attorno per la parte cibo. L’atmosfera di entrambi i locali è avvolgente, fa sentire a casa ed è facile trovare persone con cui condividere un tavolo, due chiacchiere e qualche birra, pur se perfetti sconosciuti fino a un minuto prima.

Dunque, tempo di festeggiare i primi 10 anni e godersi un po’ di tranquillità? Nemmeno per sogno! i tre soci hanno deciso di rilanciare e le tappe sono già segnate, gli investimenti pronti, i contratti firmati. Un all in per un progetto che chiamerei Buttiga 3.0 con un nuovo capannone dove insediare un nuovo impianto da 25hl totalmente automatico, per poter aumentare i volumi produttivi – non di molto, con calma ma costantemente, come sempre insomma – e controllare ancora meglio la qualità, con il nuovo laboratorio, più completo. Cantina nuova e nuove linee di imbottigliamento e inlattinamento a corredo del tutto.

Poiché non si vive di sola birra, per completare l’offerta dei pub, i ragazzi stanno preparando, in collaborazione con una distilleria artigianale, il loro Gin, con i luppoli della Psycho, la Double IPA. Dovrebbe essere disponibile per la festa dei 10 anni. Rassicuro i nostalgici, tra cui mi includo: la vecchia cascina non andrà in pensione, ma si trasformerà in un beershop con mescita e molto probabilmente prenderanno in gestione anche il vicino agriturismo con le camere per ampliare ulteriormente l’offerta. Mentre su Milano si sta già lavorando sul progetto di un terzo locale.

Il BIRRIFICIO

Anno fondazione: 2011
Birraio: Nicola Maggi
Impianto: Tecnogen da 10hl (12hl reali). Dal 2022 nuovo impianto del gruppo Padovan a 4 tini da 20hl
Cantina: 8 fermentatori da 25hl, 3 da 12hl, 2 da 50hl e 10 maturatori da 25hl
Produzione hl: 2200
Imbottigliatrice: Gai isobarica semiautomatica
Inlattinatrice: Gai isobarica semiautomatica
Indirizzo: Strada Motta Vecchia, 31 – Piacenza
Tel: 328 3678072
Email: info@labuttiga.it
Web: labuttiga.it